IL CONTRATTO

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Milano. Due settimane dopo...

Tutto procede nel migliore dei modi, anche se Brando tornato al lavoro ha trovato la sua postazione occupata. In questi anni ha spesso svolto i compiti di Andrea, ma non ha preso il suo ufficio, quello è rimasto sempre vuoto. Preoccupato si è rivolto a Lara, la segretaria personale di Liam.

"Mi scusi, ci dev'essere un malinteso. Alla mia postazione c'è un certo Cremonesi mai visto prima..."

Lara lo ha bloccato agitando un dito, alzando la cornetta del telefono. Era agitato, il ritorno di Andrea aveva sicuramente, come pensava, reso la sua presenza indiscutibilmente meno indispensabile ed ha temuto di essere spostato dal sesto piano. Non che volesse un trattamento speciale, era già stato fortunato iniziando senza passare dal quarto, ma tornarci adesso dopo quasi due anni sarebbe per lui una sconfitta.

Si guardava attorno nervoso, ritrovandosi a fissare fuori dalla finestra senza necessariamente ammirare lo skyline di Milano, e se non fosse stato in un luogo chiuso, avrebbe alleggerito la tensione con una buona dose di nicotina. La sua inquietudine traspariva chiaramente dalla ricerca di uno sfogo che, al momento, gli era precluso.

"Signor Ghezzi..." lo ha richiamato Lara, liberata dalla conversazione.
"... il signor Scott la sta aspettando nel suo ufficio."

"Ci siamo!" Ha borbottato avvicinandosi, pensando al suo prossimo incarico. Comunque consapevole che non lo avrebbe licenziato.

"Grazie!"
Ha risposto con tono amareggiato ma riconoscente guardandola. Lara è una di quelle donne che mettono tranquillità solo con un sorriso. Tutti lì si chiedono come possa essere tanto felice a lavorare a stretto contatto col capo, così temuto per il suo modo severo e autoritario di approcciarsi a tutti, pensiero che lui non ha, conoscendolo in privato, tanto diverso da come si mostra sul lavoro.

Ha appoggiato la mano alla maniglia della porta e prima di aprirla ha fatto un gran respiro, con la mente piena di pensieri assurdi, dicendosi di accettare il suo destino, qualunque fosse stato, certo che prima o poi il sesto piano tornerà ad essere il suo posto.

"Brando, accomodati!"
"Liam..."

Lo ha salutato nascondendo il nervosismo pur rimanendo sulle sue. Ha spostato la poltrona in pelle nera sulla quale si è seduto molte volte per discutere progetti e impegni lavorativi. Le sue mani, visibilmente nervose, si aggrappano al bracciolo, cercando stabilità. Lo sguardo, sulle sue, nasconde l'agitazione dietro un velo di preoccupazione. Con gesti misurati, la poltrona si sposta, un rituale che precede discussioni e decisioni lavorative.

Lo sguardo serio di Liam è un enigma, nulla di buono traspare dalla sua espressione. Il cassetto sotto la scrivania di vetro si apre, rivelando un plico di documenti. Senza proferire parola, sfoglia i fogli con attenzione, poi alza lo sguardo, mantenendo il viso basso, annunciando un momento di rivelazione imminente.

"Che succede? Sei ancora nel mood vacanze? Ti avverto che non accetto lavativi, e anche se te la fai con mia figlia, non credere che ti tratti con un occhio di riguardo. Qui si lavora sodo, o quella è la porta!"

"No capo. Vorrei solo sapere dove appoggiare il mio culo, per poter lavorare. Non facciamola lunga, è già passata mezz'ora dall'orario di inizio, se mi dice a chi devo rivolgermi scendo da solo. Non mi serve una baby sitter !"

Liam, colpito positivamente dalla schiettezza, risponde con una risata, apprezzando la franchezza della dichiarazione.

"Bene, è esattamente la risposta che mi aspettavo. Allora..." ha riportato lo sguardo sui fogli.

"Mi servono due firme e poi Lara ti dirà dove andare. Come sai Andrea è tornato e riprende il suo incarico."  

Ha alzato ancora lo sguardo non sentendo commenti fiero di vederlo impassibile, non impostato, abbandonato sullo schienale a gambe divaricate come se stesse dialogando del più e del meno.

SHE ALWAYS  WANTS ... THE STRANGERWhere stories live. Discover now