08. Colors

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«Occhi Blu.» mormorò Harry, senza accorgersi di averlo detto con un tono di voce troppo alto, e che Louis lo avesse sentito. Il ragazzo, infatti, alzò un soppracciglio, e proprio mentre stava per rispondere si morse la lingua, certo che sarebbe scattato sulla difensiva chidendogli il perchè di quel nome. Mise una mano in tasca e «Già, i tuoi sono verdi.» esordì, sentendosi un completo idiota non appena la frase uscì dalla sua bocca. Harry ridacchiò e annuì, imbarazzato, «Jenette ha gli occhi simili ai tuoi, sono davvro belli.» disse poi, e quando notò la perplessità dell'altro, indicò la sua gatta, che continuava a dormire beata.

«Oh, la gatta. Si chiama Jenette? Bel nome.» gli sorrise e per un momento si chiese perchè stesse intrattenendo una conversazione sui colori degli occhi con un barbone, ma non trovando risposta, non si curò più di tanto delle sue azioni.

«Già, la mia piccolina.»

«E tu?»

Harry aggrottò le soppracciglia non capendo, «Io cosa?»

«Il tuo nome, come ti chiami?»

Il riccio esitò, perchè rivelare il proprio nome ad un compoleto sconosciuto, o quasi, gli sembrava una cosa abbastanza stupida, ma pazienza, quello era lo sconosciuto, non uno sconosciuto.

«Harry.»

«Sono Louis.»

Louis. Dunque era quello il nome di Occhi Blu? Beh, complimenti ai genitori per l'opera d'arte creata. Il riccio arrossì davanti ai pensieri poco casti che cominciarono ad invadergli la mente non appena fece scorrere lo sguardo su tutto il corpo del ragazzo, come pochi minuti prima, fino a quando fu proprio la voce fine di questi a risvegliarlo.

«Posso chiderti quanti anni hai, Harry? Sembri...piccolo.»

«Ne ho diciannove, compio venti fra due mesi, o almeno così dice il libretto che mi ha dato la Signora Wellington.»

Louis si fece pensieroso; aveva già sentito quel nome. Wellington, sì, era decisamente familiare, ma al momento non ricordava prorpio a cosa potesse riferirsi, così si concentrò nuovamente sulla conversazione col ragazzo riccio.

«Io ne ho venticinque.» lo informò, sedendosi a terra accanto a lui come se fosse una cosa di tutti i giorni e osservando le persone che passavano, che ricambiavano il suo sguardo con una faccia stupita. Beh, non era di certo una cosa di tutti i giorni vedere un miliardario seduto a terra accanto ad un barbone, ma a Louis non importava più di tanto di ciò che pensavano gli altri; aveva imparato a sue spese che preoccuparsi del giudizio altrui faceva solo del male a sè stesso.

«Okay? Perchè ti sei seduto? E perchè mi stai parlando? Vuoi soldi? Ne ho pochi ma posso d-»

Louis scoppiò a ridere e alzò una mano come per bloccare il flusso di parole che l'altro pronunciava, «Calma, calma. Sono solo curioso, è strano trovare un barbone della tua età, insomma, la maggior parte dei ragazzi come te solitamente vanno nei locali a fare le puttane, mentre tu sei qui che elemosini per dare da mangiare cibo a te e la tua gatta, è una cosa veramente ammirevole il fatto che nonostante tutto conservi la tua dignità.»

Harry non potè che annuire, tristemente.

Se solo sapessi, Louis.





The begging 》L.S.Where stories live. Discover now