12. Night

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«Ora devo proprio andare, Louis. Grazie di tutto, davvero. I-io non so come ringraziarti. È stato bellissimo.» disse Harry dando un'occhiatta fugace all'orologio che segnava le dieci. Era in ritardo di mezz'ora. Sarebbe dovuto correre fino al bordello; fantastico. Maledetto il sabato.

«Vai già via?» chiese Louis, afferrando la manica della camicia (appartenente ad Allison) che Harry indossava, senza neanche accorgersi del suo gesto.

«Beh sì, è tardi, vorrai andare a letto, no?» constatò Harry, indicando l'orologio e puntando poi lo sguardo sul suo piatto ormai vuoto.

«No! Cioè, sì, ma più tardi. E poi, dove andrai a dormire ora?»

E Harry voleva dirglielo, sul serio, voleva sputargli in faccia la verità, dirgli che lui era una delle tante "puttane" (come le chiamava Louis) che lavoravano al locale affianco al "The Wings", ma semplicemente non poteva. Non poteva perchè l'avrebbe deluso, e non voleva deludere l'ennesima persona durante la sua inutile vita, quindi «Ho un posto prenotato nel retro del supermarket! È riparato dal vento, e se piove posso coprirmi col telo che stendono a terra di solito dopo che il camion scarica le casse di frutta.»

Il liscio spalancò la bocca. Le condizioni di Harry lo stupivano ogni secondo di più; lui, che aveva tutto, si sentiva improvvisamente una merda umana.

«Ti prego, rimani qui.»

«Cosa? No, mai Louis. Oddio sarebbe troppo. Approfittare così della tua ospitalità in questo modo. Non se ne parla.»

«Insisto. Vedi? Sta cominciando a piovere, e non uscirai con questo tempaccio.» esclamò il maggiore,  indicando la finestra.

«Non per contraddirti, ma ho vissuto più di un anno in questo modo.»

Louis scosse la testa e puntò gli occhi chiari e glaciali su Harry, incrociando le braccia al petto e assumendo un'espressione decisa, «Ho detto che rimani qui. Fine della storia.»

«Ma Lou-»

«Ho detto, fine della storia.» ribattè Louis, afferrando il suo polso e trascinandolo in salotto, spingendolo sul divano e sedendosi accanto a lui. Harry sospirò e diede un'altra occhiata all'orologio: le dieci e un quarto. No, non ce l'avrebbe fatta in ogni caso, ma il giorno dopo si sarebbe dovuto scusare mille volte con Michael, ne era sicuro.

«Va bene, resto.»

«Saresti rimasto in ogni caso.»

Il riccio ridacchiò e annuì, guardando poi la tv enorme che Louis aveva appena acceso, che trasmetteva un programma di cucina. Il maggiore stava per cambiare, ma Harry lo pregò di non farlo, quindi, davanti a quegli occhi troppo verdi, troppo grandi e troppo..troppo tutto, non riuscì a dire di no.

Quaranta minuti dopo, Harry dormiva con la testa piegata in avanti, il mento poggiato sul petto, in una posizione scomodissima. Louis spostò lentamente il suo corpo in modo da potersi muovere più agilmente, e appena si liberò dalla presa della gambe lunghe del ragazzo prese una coperta dal bracciolo del divano e la poggiò sopra il riccio, che brontolò e si strinse a questa, arrotolandosi su sè stesso, come se volesse proteggersi. Louis sorrise e non si accorse di essere rimasto per due minuti buoni immobile a fissarlo come un deficiente. Scosse la testa e si diresse al piano superiore, entrando nella sua camera e cambiandosi velocemente, indossando il pigiama e infilandosi sotto le coperte. Spense la luce e strinse il cuscino accanto a lui, come ormai faceva ogni notte. Era l'unica cosa a cui poteva aggrapparsi, dal momento che non aveva mai avuto nessuno da stringere la notte. Solo scopate occasionali, niente di serio, perchè non poteva innamorarsi, pensare ad un'altra persona quando non riusciva a prensersi cura neanche di sè.

Poi la maniglia venne abbassata, tre tocchi delicati contro il legno, un leggero bussare.

«L-Louis?»

«Harry?»

«I-io mi sono svegliato ed era tutto...t-tutto buio.»

«Oh, scusa, non sapevo che-»

«Posso stare qui con te?»

The begging 》L.S.Where stories live. Discover now