21. Baby

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Dire che Harry fosse scioccato, sarebbe un eufemismo. Era un misto di emozioni: paura, ansia, sconcerto, rabbia, ribrezzo, perplessità e anche felicità. Sì, perchè come poteva odiare un bambino, se proprio per i bambini aveva passato mesi e mesi nella merda più totale? Stette in silenzio seduto sul sedile accanto a quello di Louis, che dal momento in cui erano usciti dall'ospedale non aveva detto una parola, se non per ringraziare il dottore, e salutarlo successivamente. Quella situazione non prometteva nulla di buono, e quando superarono il supermercato, Harry tirò un sospiro di sollievo per il fatto che Louis non si fosse fermato e appena intravide la villa Tomlinson si sentì un po' più tranquillo, ma continuò comunque a tastarsi la pancia, cercando di capire se in realtà ci fosse veramente qualcosa dentro o se fosse solo uno scherzo.

«Scendi, forza.» lo incintò Louis dopo aver spento il motore, scendendo dall'auto e richiudendo lo sportello. Harry non rispose e obbedì al comando, facendo attenzione a non sbattere lo sportello rovinandolo, appena scese. Aspettò che il ragazzo chiudesse la macchina, e poi lo seguì dentro casa, osservando il grande cancello nero che si chiudeva alle loro spalle. Gonfiò le guance e lasciò un sospiro che attirò l'attenzione di Louis, che gli diede uno sguardo con la coda dell'occhio per poi dirigersi verso la cucina, seguito ancora una volta dal riccio, che avrebbe voluto dire qualcosa, ma non trovava le parole. Inoltre, dato il silenzio del maggiore, Harry riteneva opportuno sparire. Non solo aveva usufruito gratuitamente dell'ospitalità di Louis, ma aveva persino portato la sua gatta con sè. Ed ora un bambino nato da chissà quale rapporto. Da un cinquantenne in astinenza? Da un diciotenne con gli ormoni a palla?

«Sparisco immediatamente, Louis. Grazie di tutto, s-sul serio. Sono stato bene e g-grazie-» si fermò, incapace di continuare e guardò ovunque tranne che verso il maggiore, che richiuse il frigo e si avvicinò a lui asciugandogli una lacrima sfuggita al suo controllo.

«Harry che stai dicendo?» chiese poi, guardando stranito il riccio, che alzò le spalle e «Non mi parlavi, credevo di darti fastidio.» sussurrò, provocando l'immediato senso di colpa su Louis, che scosse la testa e gli prese il viso fra le mani, posando la fronte contro la sua, alzandosi un poco sulle punte per riuscire ad arrivare alla sua altezza da giraffa.

«Avevo bisogno di riflettere, mh? Sta di fatto che non uscirai da questa casa, Harry Styles, incinto o meno.»

«Non voglio un bambino, Louis, ho paura.»

Louis annuì consapevole. Era spaventato quanto lui, nonostante il figlio non fosse suo.

«Ma d'altra parte non voglio perderlo, ucciderlo, insomma. Cosa faccio, Lou?» chiese Harry, sentendo le lacrime premere per uscire. Louis ci pensò su qualche secondo, arrivando alla conclusione che sì, non potevano tenere un bambino, non erano pronti.

«Potresti darlo in adozione? O potremmo portarlo dalla Signora Wellington appena sistemeremo il posto, che ne dici?» propose, sfiorando il naso del minore col suo teneramente. Quest'ultimo annuì, e poggiò poi le labbra sulle sue, ora più tranquillo, sicuro del fatto che Louis non lo avrebbe abbandonato.

The begging 》L.S.Donde viven las historias. Descúbrelo ahora