Capitolo 11 Ricordi

8.2K 363 15
                                    

Sbatto la schiena contro qualcosa di duro. Che male che fa. Sento la colonna vertebrale pulsare. Il dolore attraversa tutti i nervi del mio corpo, impedendomi di fare grossi movimenti. Mi guardo intorno, per capire dove diavolo sono andata a finire, ma è troppo buio. Attendo che i miei occhi si abituino all'oscurità che mi circonda e aspetto che il dolore alla schiena diminuisca. Passano i secondi, i minuti e pian piano riesco a vedere dove sono: in un bosco. Cerco di alzarmi, ma il vestito è così ingombrante che mi fa ricadere con il sedere sul freddo terreno. Come mai è così freddo? Siamo oramai a giugno, dovrebbe essere più caldo. Prima quando io ed Allyson siamo uscite sul tetto per vedere il tramonto faceva molto caldo, tanto che a tutte e due era venuto il magone all'idea di rinchiuderci in un vestito così grande e pesante per tutto il resto della serata. Ora che ci faccio caso sento un vento gelido sferzarmi i capelli che oramai sono tutti scompigliati e pieni di foglie cadute dall'albero contro il quale ho sbattuto violentemente poco fa. Mi tolgo dalla testa le foglie e cerco di sistemarmi al meglio possibile i miei capelli oramai indomabili.

Dopo svariati tentativi e numerose botte al fondo schiena riesco, finalmente, ad alzarmi. Ma ora dove vado? Mi giro a destra: niente. Mi volto a sinistra: niente. Mi guardo alle spalle: solo l'albero contro il quale sono andata a sbattere prima. Opto così per andare dritta, anche perché mi sembra la strada meno accidentata. Passano i minuti e ancora niente all'orizzonte

<<Cavolo! Ci sarà pure qualcosa qua intorno, dovrei sentire qualche rumore>> dico al nulla girando su me stessa e guardandomi intorno in cerca di non so neanche io che cosa. "Per sentire i rumori distanti da te devi concentrati, isolare i suoni e il gioco è fatto". Le parole che Katy mi ha detto lunedì mi saltano in testa, come se fossero sempre state lì, ma avessero bisogno di una spinta per uscire.

<<Facciamolo, anche se mi sembra una cosa un po' impossibile>> dico, ma d'altronde in questo periodo mi succedo molte cose strane e provare non costa nulla

Arresto la mia camminata, mi sistemo i capelli, mi schiarisco la voce, chiudo gli occhi, mi concentro e cerco di isolare i suoni che sento. Un gufo, il fruscio delle foglie, un ramo che si spezza sotto a un peso che gli è stato applicato, un cancello che si apre, della musica e delle voci. Riapro gli occhi di scatto. Ha funzionato, non posso crederci. Riprendo a camminare, è la direzione giusta.

Dopo quella che mi sembra un'eternità vedo in lontananza un cancello: quello della Nox Academy.

<<Non avrei mai pensato di dirlo, ma sono felice di essere qui>> dico ad alta voce.

Presa dalla contentezza di essere riuscita ad arrivare a scuola, non mi ero accorta che c'era qualcosa di diverso. L'imponente edificio che ospita la mia scuola non è illuminato dalle migliaia di lampadine con cui è illuminato di solito e verso il portone d'ingresso si sta dirigendo una moltitudine di persone mai viste. C'è chi è in CARROZZA e chi a piedi, ma sono tutti rigorosamente vestiti come me: stile ottocento.

Mi dirigo verso la Nox Academy con passo deciso. Voglio capire cosa sta succedendo. Quando arrivo davanti all'imponente portone vedo due uomini vestiti in modo impeccabile che mi osservano insistentemente. Ho qualcosa che non va?

<<Signorina, non dovrebbe essere qui fuori>> mi dice uno dei due uomini

<<Non preoccuparti Gabriel. Ero andata a fare una passeggiata>> dico sorridendo, ma non sono veramente io a dirlo. E' come se dentro di me ci fosse un'altra persona che sa cosa dire e poi ci sono io che non so neanche cosa sta succedendo. Facciamoci guidare dall'altra me allora.

<<lo so che lei sa badare a se stessa ora, ma non posso smettere di preoccuparmi, è la mia natura>> mi dice Gabriel

<<Lo so Gab, lo so>> gli dico mettendogli la mano sulla spalla.

Helven: tra inferno e paradisoNơi câu chuyện tồn tại. Hãy khám phá bây giờ