Capitolo 21 Finalmente si vola

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Apro gli occhi e guardo l'ora. Sono le sette. Direi che posso andare a correre.

Mi alzo molto lentamente dal letto, in modo da non svegliare il bellissimo ragazzo che per tutta la notte mi ha tenuta stretta a lui, prendo i miei vestiti, il cellulare, le auricolari e corro in bagno per buttarmi sotto l'acqua della doccia.

L'acqua scorre delicata sulla mia pelle, riempiendola di piccole goccioline. Sotto questo getto la mia mente riesce solo ad elaborare una cosa: musica. Comincio a canticchiare, ma non una canzone con parole da poter pronunciare, ma una semplice e dolce sinfonia per pianoforte.

Finita la doccia mi asciugo, mi lavo i denti e mi vesto. Quando sto per uscire dal bagno sento dei passi in corridoio e delle voci, quelle di John e Kaila. Decido di restare dove sono. Non ho per niente voglia di vedere John a quest'ora della mattina.

<<Caro sai che non potrai fare così in eterno, vero?>> dice la madre di Cassiel

<<E invece posso. Kaila, non voglio che lei si avvicini a nostro figlio. E' pericolosa. L'ultima volta l'ha ridotto così male che è dovuto restare a letto per mesi interi prima di riprendersi>> dice John con voce severa

Ma di cosa sta parlando?

<<Sai che non è stata colpa sua. Lei non voleva fargli niente. Non ne è capace. Lo ama>>

<<Non è stata colpa sua? E di chi allora? E' stata quella ragazza, se così può essere definita, che ci porterà tutti alla morte, a ridurre Cassiel in fin di vita! Sono stati i suoi poteri! Questione chiusa!>>

A queste parole le mie gambe cedono e crollo in ginocchio sul pavimento. Io avrei fatto del male a Cassiel? Quando? Non sarei mai riuscita a fare del male al ragazzo che amo. Si, perché Kaila ha ragione, io lo amo, più di me stessa, più dell'aria che mi circonda e che mi tiene in vita. Perché a tenermi a galla è lui, è lui che evita che io ceda e che mi arrenda, è lui che mi fa sentire bene ed è sempre lui che è sempre lì ad asciugare le mie lacrime, anche quelle silenziose e che nessuno nota.

Mi lascio andare ad un pianto liberatorio.

John non mi accetterà mai, io sono un mostro e me lo hanno sempre detto tutti e così sarà per sempre. Forse dovrei lasciare andare tutti, ma so che se lo facessi ci starei così male che potrei combinare qualcosa di cui sicuramente mi pentirei.

Dopo una buona mezz'ora mi alzo dal pavimento ed esco in corridoio, diretta versa le scale per poi poter uscire a correre.

Una volta all'aria aperta mi metto le cuffie nelle orecchie e accendo la musica, ma quello che mi viene fuori dalla riproduzione casuale di Spotify è Nuvole Bianche di Ludovico Einaudi.

Quanto amo questa sinfonia. Mi ricordo che quando ero piccola, quando ero in affidamento presso la famiglia Evans, suonavo in continuazione questa canzone. Mi rilassava.

Dopo questo piccolo ritorno al mio passato inizio a correre e mi sento veramente libera e felice.

Dopo circa due ore sono di ritorno e quando entro in casa trovo già tutti alzati e intenti a fare colazione.

<<Ecco dove eri>> mi dice Allyson addentando la sua fetta di pane tostato con il burro.

<<Avevo bisogno di una corsetta>> dico sedendomi al tavolo accanto alla mia amica e versandomi una tazza di caffè

<<Allora, come hai dormito?>> mi chiede Allyson con uno sguardo malizioso mentre sto bevendo il mio caffè, come se sapesse cosa abbiamo fatto stanotte io e Cassiel.

Helven: tra inferno e paradisoOnde histórias criam vida. Descubra agora