Capitolo 20 Si inizia la vacanza

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<<Tutto ok?>> mi chiede Cassiel che si trova ai piedi dell'albero sul quale sono appollaiata

Quando sono sparita dalla palestra, non so come, ma mi sono ritrovata nella foresta, in una zona che non avevo ancora esplorato, e ho trovato un magnifico albero di ciliegio in fiore sul quale mi sono rifugiata a pensare a tutto quello che avevo combinato. Dio che casino. Perché la mia vita deve essere così complicata?

<<Non so>> dico con la testa bassa, poiché non ho il coraggio di guardarlo dopo tutto quello che gli ho fatto, e stropicciandomi così tanto le mani che mi diventano tutte rosse.

Questa è una mia brutta abitudine. Ogni volta che sono agitata, o penso, o sono in imbarazzo, mi stropiccio le mani fino a quando sono tutte rosse e non sento più niente, ma in questo modo me le rovino solo. Devo smetterla.

Lascio ricadere le braccia lungo il mio corpo e faccio oscillare le mie gambe avanti e indietro, fendendo l'aria

<<Fammi posto>> mi dice alla fine

Mi sposto di lato senza protestare e gli lascio lo spazio necessario per sedersi accanto a me, anche se vorrei che mi stesse lontano solo per il suo bene. Io sono una bomba, se scoppio distruggo tutto quello che mi sta attorno

Cassiel mi raggiunge sul ramo e si mette comodo

<<Che bella vista che c'è da qua su. Hai trovato un bel posticino>> dice guardando il panorama di cui si gode da questa postazione cercando di farmi pensare a qualcos'altro che non sia quello che è successo circa dieci minuti fa in palestra.

È vero, è bellissima. Da qui si gode della vista di tutta la terra della scuola e devo dire che è veramente tanta, oserei dire troppa.

Ma come fa ad essere così tranquillo dopo che l'ho quasi ridotto in fin di vita? E sopratutto, come ha fatto a trovarmi? Questo posto è immenso

<<Come ci riesci?>> gli chiedo tenendo sempre la testa la bassa per evitare di guardare i suoi occhi di ghiaccio, per evitare di scorgervi qualche sentimento che non vorrei vedere, come la paura o la rabbia. Quest'ultima mi terrorizza particolarmente.

A questo pensiero mi vengono i brividi lungo le braccia.

<<A fare cosa?>> mi chiede osservandomi insistentemente, come se sperasse di poter vedere il mio viso

<<A comportarti come se nulla fosse e a trovarmi, sempre?>>

<<Semplice. Mi comporto come se nulla fosse perché non è successo nulla>>

Non è successo nulla? Mi prende in giro?

<<Come fai a dire una cosa del genere? Quello che ho combinato, non era nulla!>> gli rispondo guardandolo finalmente negli occhi e notando, con mio grande sollievo, che per il suo volto non passa nessuna delle emozioni che mi aspettavo di scorgervi.

Un piccolo sorriso si fa largo sul suo volto perfetto. Quanto amo il suo sorriso, vorrei incornicialo per poterlo fissare sempre, a tutte le ore del giorno e della notte.

<<Lilith, non è nulla. A tutti è capitato. Pensa che io, quando avevo diciassette anni, sono uscito di nascosto di casa per vedere una bellissima ragazza che mi odiava in quel periodo, ma di cui io ero follemente innamorato>> mi dice guardandomi

<<Io non ti odiavo, non mi andavi molto a genio, avevi rovinato il mio libro preferito>> ammetto capendo di essere la ragazza di cui sta parlando

<<Lo so, ma questo l'ho scoperto più avanti>> continua <<Comunque, quando sono tornato a casa ho trovato mio padre infuriato. Abbiamo avuto una di quelle litigate pazzesche ed è finita con il mio salotto distrutto e mia madre sanguinante a terra. Ha ancora le cicatrici di quella notte>> dice abbassando lo sguardo e la voce quando dice questa parte finale

Helven: tra inferno e paradisoWhere stories live. Discover now