Rose&Nate

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Mi avviai da sola alla sala della cena, partì qualche minuto prima, contando il fatto che mi sarei persa; visto che non volevo fare figuracce come al mio solito. Uscì dalla mia stanza, indossando il maglione con dei jeans sotto e le scarpe. Avevo legato i capelli in una coda alta lasciando alcuni ciuffi liberi, quelli più corti, svolazzava ad ogni mio passo facendomi sembrare una scolaretta. Quando fui al piano terra una donna mi indicò la sala vedendomi sperduta. Così mi ritrovai davanti ad una porta di legno alta quasi fino al soffitto, feci alcuni respiri prima di entrare, mi chiedevo chi ci fosse dall'altra parte dell'enorme porta. Forse mio padre con Helen e il mio fratellastro. Non avevo voglia di vederli, non dopo il nostro ultimo incontro. Dopo che mi sono resa conto della realtà, dopo tutti quegli anni che inconsciamente speravo che lui si rendesse conto che mia madre era l'unica, che sarebbe tornato e si sarebbe scusato; anche quando mi avevano detto la verità, sotto sotto speravo che l'avrebbe lasciata per mia madre, per me. Inspirai ed espirai trovando quel poco di coraggio che mi fece aprire la porta. Alzai gli occhi da terra, ritrovandomi in una stanza non tanto piccola; un camino dalla parte opposta dove mi trovavo, una tavola che poteva ospitare una decina di persona, forse anche di più, di mogano levigato. Apparecchiata con una tovaglia color rubino, con il servizio da tavola in porcellana decorata con fiori. Mi chiesi il motivo di tutto quel lusso e mi venne quasi da ridere, forse era per far bella figura? All'inizio e alla fine del tavolo erano stati messi dei candelabri. Finito di guardare la tavola, notai la presenza di persone. Alcuni uomini parlavano di politica e delle loro compagne, tenendo un bicchiere di scotch in mano, stando davanti al camino acceso. Guardai Helen, seduta alla tavola verso il camino, che stava facendo fare dei giri al vino rosso che aveva nei bicchieri con aria annoiata. Il suo sguardo incontrò il mio e si alzò di scatto sorridendomi. Non ricambiai il sorriso, solo rimasi ferma affianco alla porta, aspettando che qualcuno mi invitasse alla tavola e quel invito non tardò molto. - Rosalin, cara, vieni qui a tenermi compagnia - Helen parlò con voce allegra picchiettando la mano smaltata, sul posto affianco a lei. Annuì e silenziosamente sgusciai al posto indicatomi, sedendomi delicatamente. - allora come stai? So che sei stata attaccata. - sorseggiò il suo vino guardandomi da sopra il bicchiere. - sto meglio, grazie. - accennai un piccolo sorriso di cortesia, non mi andava a genio ma mi avevano insegnato ad essere cortese. - e lei come sta? - osservai il bicchiere che rifletteva il colore della tovaglia, assumendo un colore rossastro. - oh io? bene, grazie per avermelo chiesto ma starei meglio se mio marito, mi considerasse! - calcò il " mi considerasse" alzando di un'ottica la voce stridula, facendo girare molti uomini presenti. Assunsi una finta aria divertita, osservandola. I capelli le cadevano a boccoli ,Rossi, soffici sulle spalle, le labbra carnose di un color bordeaux e gli occhi resi luminosi dal trucco non molto pesante. Indossava un maglione verde e dei jeans chiari, abbinati a degli stivaletti. Le stavano bene, odiavo ammetterlo. - uomini. Appena sono insieme sono come i bambini, nei loro fortini. Le ragazze non sono ammesse. - mi fece l'occhiolino portandosi il bicchiere alla bocca. Rose.. Sentì il mio lupo piagnucolare. Che vuoi?
Mi dispiace..rose.. Sospirai lisciandomi il migliore e chiudendo gli occhi per un secondo, non fa nulla, non potevi saperlo. Il mio lupo gioì iniziando a scodinzolare. Sentì la grande porta aprirsi e Helen sobbalzare sulla sedia, per poi posarmi una mano sulla spalla. - oh ciao Nate -

- Athos, è il momento di andare - lo guardai stando seduto dal ramo. Com'era sua abitudine, leggeva silenziosamente e aspettando ordini. Un uomo enorme anche più di me, dai capelli corti a militare e con una spalla tatuata. - Athos, mi hai sentito? - ripetei attirando i suoi occhi color rame su di me. Lui annuì alzandosi e aspettando un mio movimento. Scesi in modo fluido e silenzioso, come mi era stato insegnato. Incamminandomi da seguito da Athos, il guerriero silenzioso. Nessuno l'aveva mai sentito parlare, neanche io. Molti raccontavano che il suo non parlare provenire dalla morte della sua compagna; anche se lui glielo aveva chiesto molte volte. Athos era un lupo nomade prima di unirsi al mio branco, sperduto e solo. Si era unito a noi perché riuscì ad ottenere la sua fiducia, mi costò grande fatica e grandi sacrifici. Non voleva mai stare in compagnia, eccezione di me e della cuoca sua amica da tempo, leggeva da solo in biblioteca oppure a l'ombra degli alberi della foresta dei sussurri. Era una visuale comica, un uomo della sua stazza che legge. Entrammo nella sala attirando l'attenzione dei presenti, i primi occhi che noto sono quelli di Roxy. Così intensi e così belli da mozzarmi il fiato. Cercai di rilassare la postura per non far notare a nessuno il mio comportamento nervoso e impetuoso nei confronti della giovane lupa. Athos mi stava dietro e nell'aria sentivo odore di attesa e di stress. - buonasera - tuonai rispondendo a Helen che era stata la prima a salutarmi. Teneva la mano sulla piccola spalla della mia lupa, facendomi notare i suoi occhi che mi chiedevano di salvarla. Sorrisi amabilmente sorpassandole ignorandola completamente, avrebbe presto imparato la stronzetta. Si misero tutti a tavola mi accomodai, al capo tavola opposto a George, con mia grande sorpresa Athos si mise seduta affianco a Rose che pareva aver voglia di urlare o di scappare. Potevo capirla, neanche a me piaceva molto appartenere alla mia famiglia, non mi piaceva il mio compito. Appoggiai i gomiti sulla tavola, intrecciai le mani e ci poggiai il mento sopra, perdendomi nei miei pensieri. Avevo fatto il bagno con Rose, ed era stato difficile contenermi, difficile non saltarle addosso e farla mia in tutti sensi. Mi fermò il suo sguardo imbarazzato e il modo timido in cui si nascondeva, il suo corpo non visibile mi diceva che era una ragazza pudica. Sospirai, era una bella gatta da pelare. Alzai lo sguardo su di lei, teneva la testa bassa e le labbra serrate mentre Helen le parlava troppo veloce e non rispettava il limite della giovane. Athos mi guardò e capì da quello sguardo che avrei dovuto fare qualcosa, per Roxy. Mi appoggiai allo schienale incrociando le braccia al petto. - Roxy le tue ferite sono sparite? - alzai un sopracciglio e trattieni una risata, quando la ragazza mi guardò torva. - Rosalin.. - la chiamò il padre, privandomi della sua attenzione. Maledetto. Ringhiò il mio lupo interiore. Feci volare il mio sguardo per la stanza, ricordando tutte le volte che io e George avevano minacciato di ucciderci a vicenda. Che strana la vita. Prima nemici e adesso alleati. - Rosalin hai qualcosa da dirci? - la voce dell'alpha mi arrivò alle orecchie, era furioso lo sentivo nell'aria. - io? No. Cosa dovrei dire? - rispose con calma assassina, Rosalin mentre metteva dritte le posate. - ah se non lo sai te. -
- eddai Roxy diglielo, tanto prima o poi si scoprirà tutto. - la incalzai allusivo. - taci! - strillò battendo il piccolo pugno sul tavolo. Poi dun tratto si voltò verso Athos, le aveva posato una mano sul braccio rendendola calma. Dovetti soffocare un ringhio e trasformare la mia faccia in una maschera di marmo.
Athos me l'avrebbe pagata.

Dynasty. (revisione) Where stories live. Discover now