Rose.

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Mi ero rintanata nella mia camera per sfuggire ai miei nuovi "fratelli". Ragazzi totalmente diversi e totalmente fuori di testa. Dopo neanche venti minuti che stavo con loro, un mal di testa atroce mi aveva colpito costringendomi a trovare rifugio nel mio dolce silenzio. Troppe chiacchiere inutili mi danno il mal di testa. Vedevo che si sforzavano di parlare in modo normale e vedevo inoltre che non erano a proprio agio con me, come biasimarli ero la sorella acquisita, la ragazza che avrebbero avuto per sempre nelle loro vite, che le avrebbe cambiate. C'era il detto "se non hai niente da dire di buono, allora non dire nulla" e io lo seguì alla lettera, dopo tutto uno di loro mi aveva chiamata bastardella e non mi era andato giù tanto, era rimasto in gola e se avessi anche solo aperto bocca sarebbero scappate parole poco adatte ad una signorina della mia età. Mi limitavo a sbuffare e ad alzare gli occhi al cielo sperando se ne andassero ma fui io ad andarmene; quando mi alzai e uscì dalla sala nessuno mi disse qualcosa, sapevo già che nessuno mi avrebbe regalato delle attenzioni. Sorrisi uscendo e pensando alle scene precedenti, era così strano. Avevo deciso di andarmene un po' per i boschi lontana da quello dei sussurri. Non avevo intenzione di rincontrare quella vecchia signora, ne volevo stare abbastanza lontana. Mi accorsi del tempo che era passato quando guardando da una finestra, vidi il colore del tramonto. Rimasi una manciata di secondi ad contemplarlo e poi scesi le scale, con passo energico. Quando raggiunsi la porta d'uscita una mano mi si appoggiò sul ventre spingendomi poi lontana dalla porta. Alzai lo sguardo e mi ritrovai due occhi color petrolio a fissarmi. - non puoi uscire, il sole sta calando. - la sua voce mi fece contrarre i nervi e a farmi mettere sulla difensiva. - e allora? -
- e allora appena il sole cala, nessuno può più uscire. - mi fece il verso.
- forse i cuccioli ma peccato che io non sia un cucciolo, Natahan. - mi mossi di nuovo per aprire la porta ma mi spinse ancora una volta lontana. - si può sapere che problemi hai? - chiesi con una calma apparente massaggiandomi le tempie. - non puoi uscire, te l'ho appena detto. Nessuna lupa o cucciolo può uscire di sera; mi dispiace - fece spallucce e la cosa non fece altro che farmi arrabbiare. - e allora perché voi potete uscire? - incalzai aggrottando le sopracciglia. - perché noi essendo maschi, sappiamo cavarcela meglio fuori di qui. - avrei voluto toglierli quel sorriso sghembo con un pugno in pieno naso. - è una cosa un po' sessista, te ne rendi conto vero? - sbottai acida.
- perché? Cerchiamo solo di proteggervi. - alzò di nuovo le spalle. - perché possiamo benissimo cavarcela da sole, non abbiamo bisogno del principe azzurro e se adesso vuoi scusarmi, avrei voglia di sgranchirmi le gambe. - mi buttai sulla porta ma il suo braccio mi bloccò, mi circondò il ventre e mi portò lontano dalla porta; sopra il primo gradino. - adesso fai la brava e tornatene in camera. - il mio lupo ringhiò. - ma sai col cavolo? - feci un passo avanti ma mi bloccò la strada, di nuovo. - senti hai rotto, voglio uscire e uscirò. Non mi fermerai. - gli puntai il dito contro rivolgendoli uno dei miei più taglienti sguardi. - sentì, ragazzina, abbassa le penne. Qui comando io, sono io l'Alpha e se dic... Dove cazzo stai andando?! - prima che potesse finire ero già dalla porta, l'avevo schivato e sorpassato senza dire una parola. Ero arrivata alla porta e afferrata la maniglia, spalancai essa sorridendo trionfante. - non sei il mio alpha e mai lo sarai, io sono alpha di me stessa; idiota. - mi voltai velocemente dirigendomi verso i gradini. Ero felice, avevo vinto a testa alta. Purtroppo la mia felicità non durò molto, mi sentì sollevare e trasportare dentro le mura della casa. Un senso di rabbia si impossessò di me, facendomi urlare con tutto il fiato che avevo nei polmoni. - brutto stronzo, mollami! Mettimi giù! Chi ti credi di essere? Eh? Lasciami, scimmione senza cervello! - strillai. Appena chiuse la porta, mi buttò sul pavimento come un sacco di patate. - senti bisbetica, smettila; qui decidiamo io e tuo padre. se diciamo che voi femmine e cuccioli non potete uscire, voi non lo fate. Hai capito? - mi strattonò il braccio attirando la mia attenzione. - fottiti. - sibilai trai denti fissandolo a mia volta. - come hai detto? - ora i suoi occhi avevano assunto una sfumatura blu, i suoi muscoli si erano gonfiati come le sue vene ma non mi lasciai intimidire. - fottiti. - ripetei più lentamente facendoli perdere il senno. Prima che mi arrivasse addosso come una furia; Harry, Aron e mio padre l'avevano afferrato, tirato indietro e messo per terra. Quando lo guardai bene vidi che era mezzo trasformato; i suoi occhi erano azzurri brillanti, i canini in bella vista, le unghie erano degli artigli pronti a sgozzare qualcuno e peli ovunque. Anche le gambe avevano assunto una caratteristica quasi canina. Mi si bloccò il respiro e indietreggiai il più possibile. Due grosse mani calde mi alzarono, tenendomi intrappolata in una specie di abbraccio. Il braccio sinistro mi passava davanti al petto e il braccio destro mi teneva il fianco sinistro e la mia schiena era appoggiata ad un petto fatto di marmo. Guardavo Nate con occhi spiritati e il respiro affannoso per la paura. - mi spiegate che sta succedendo? - chiese furioso mio padre; staccai lentamente lo sguardo da Nate per concentrarmi su mio padre. Deglutii ma non riuscì a rispondere. - stavano litigando. - sentì dire a Dimitri, che evidentemente aveva assistito alla scena. - perché, avete litigato, Rosalin? - mi chiamò ma non riuscì altro che abbassare lo sguardo. - parla dannazione! - sbraitò e così facendo voltai la testa dalla parte opposto a loro. - volevo solo uscire.. - sussurrai.
- cosa? - sbraitò di nuovo George. - volevo solo uscire! Non ne posso più di stare qui dentro. - dissi con maggior voce e durezza. - non sopporto di stare rinchiusa. - ammisi stringendo i palmi. - e hai così deciso di tenere la testa ad un alpha, non solo tuo superiore ma lupo più esperto e più forte di te; non è così? - il suo disprezzo si sentiva chiaramente.
- Rose stai bene? - la dolce di Helen mi fece girare nella sua direzione, aveva un sorriso gentile stampato in faccia e indossava ancora i vestiti della giornata. - ti ha fatto male? - chiese di nuovo non sentendo la mia voce.
- no, non mi ha fatto nulla - annuì cercando di nascondere il sollievo che provavo nel vederla. - ottimo; ti riporto in stanza, andiamo - mi prese dalle braccia di quello che scoprì fosse Athos. - buonanotte signori, Athos accompagnaci. Per favore. - l'omone non se lo fece ripetere due volte mettendosi subito dietro di noi. quando fummo abbastanza lontane sospirai, ero felice di essere uscita da quella situazione. - devi stare più attenta, i lupi maschi tengono molto al loro orgoglio. Non è bello per loro, essere sfidati da una femmina. - mi disse appena superato il primo corridoio. Prima che potessi dire qualcosa un latrato raggiunse le nostre orecchie facendoci girare all'unisono verso il verso. - è scappato! - urlò qualcuno ed ebbi paura. Una paura folle che potesse essere Nate. Non riuscivo a muovermi, a respirare e a concentrarmi su quello che stava accadendo. Helen mi diceva qualcosa ma non riuscivo a capirla, tutto intorno a me era sfocato, ottavato; impiegai pochi secondi a capire che mi stava dicendo di andare con Athos. Lui mi afferrò il braccio trascinandomi per il corridoio. Lui camminava e io guardavo Helen, maestosa mentre mi sorrideva con gentilezza. Vidi un lupo nero come la notte emergere dalle scale, i suoi occhi erano spiritati, come coperti da una lastra di vetro che però non li permetteva di vedere. Mi bloccai vedendo Helen trasformarsi pure lei, in un lupo rossiccio ma minaccioso. Anche se era più piccola di lui, ringhiava senza timore. Il lupo nero avanzava senza degnarle di uno sguardo, aveva puntato la sua preda. Aveva puntato me. Athos mi spinse dietro di se, le braccia conserte e lo sguardo fermo avevano un linguaggio silenzioso. L'Alpha ringhiò e fu come se la terra sotto di esso, tremasse; avesse anche lui in qualche modo paura di quel lupi color pece. Athos, Helen spostatevi..Sentì d'improvviso nella mia mente, era la voce di un demone ma mi resi conto neanche dopo un secondo, che la voce demoniaca era di Nate. Athos di tutta risposta scosse la testa e mi nascose ancora di più. Percepì il momento esatto di rottura dei nervi di Nate, fu come un crack di bastoncini e mi diedero i brividi.
Sarei sicuramente morta e con ne altre persone, avevo combinato un casino.
Dovevo risolverlo.

Dynasty. (revisione) Where stories live. Discover now