Rose.

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Qualcosa di caldo mi stringeva a se, qualcosa di tremendamente caldo. Che non trovavo confortevole anzi era qualcosa da cui volevo scappare il più lontano possibile, il quale non volevo neanche toccare o sentire l'odore acre che emanava. Mi girai piano a guardare il ragazzo biondo che mi teneva a lui, dormiva tranquillo, da quella prospettiva sembrava un angelo anche se in lui non era così, potevo sentirlo. Ogni lupo sente un'altro, in maniera psichica. Sentivo il suo corpo premere con troppa insistenza al mio così da costringermi ad allontanarmi, per fortuna c'era ancora dello spazio. Misi un braccio sotto il cuscino e l'altro appoggiato davanti a me, la mano mi stava proprio davanti alla faccia mentre osservavo la luna, con la testa appoggiata al cuscino. Così bella ma così fredda. Lontana ma così vicina a me. Uguali ma diverse. Minuscole ma in realtà grandissime che sembrano fragili ma che in realtà sono forti. Mi sono sempre ritenuta una ragazza forte e incontestabile ma in quel momento mi sentivo più fragile di una farfalla, forse così tanto da spezzarsi in qualunque momento. Le immagini della mia fuga mi passavano davanti agli occhi, gli occhi di tutti, le lacrime di Hel; l'odio dei miei fratelli e di Nate. Il viso colpito di mio padre. Nel suo sguardo avevo visto risentimento, avevo visto la consapevolezza che la scelta di andarmene era colpa sua e di nessun'altro. Una lacrima silenziosa mi scese lungo il contorno del viso, cadendo sul telo celeste del letto di Lakus. Una stanza troppo grande per una persona. Sentì la sua mano cercarmi e appena mi trovò, non mi strinse di nuovo a lui ma si prese una lembo della maglia che indossavo. Cercai di non farci caso, feci finta di dormire quando si alzò sul gomito per accertarsi che dormissi beata. Mi scostò una ciocca mettendomela dietro l'orecchio e fu un tocco che non mi piacque molto. Era amorevole ma io non desideravo il suo tocco, mi resi conto di desiderarne solo uno. - ora sei al sicuro, piccola Rose. - sussurrò dandomi un bacio sulla guancia. Sospirai come se stessi dormendo e lui si allontanò tornando a stendersi. Mi scese un'altra lacrima poi sprofondai in un sonno irrequieto.
La mattina seguente aprì gli occhi lentamente abituandoli alla dolce luce del sole, che filtrava dalla finestra. Mi stirai rendendomi di nuovo conto che non ero più da mio padre ma da Lakus. Il mio pretendente. Allungai il braccio ma mi accorsi con enorme gioia che non c'era; mi era stato attaccato quasi tutto il tragitto fino a qui e anche durante la notte. Mi alzai sui gomiti sbadigliando e successivamente mettendomi a sedere mi grattai gli occhi ancora assonnata. - buongiorno Fiorellino. - guardai il biondo che era appena uscito dalla doccia e mi guardava malizioso. Sbuffai e sorrisi falsamente. - buongiorno. - mi ributtai sul materasso, abbracciando il cuscino. Era ancora qui. - dai vatti a fare una doccia e poi scendi, abbiamo delle cose da fare. Mia Lyn. - scostai le coperte e misi le gambe sul parquet caldo, per via del riscaldamento accesso. Appena in piedi mi stiracchiai di nuovo attirando l'attenzione del maschio, che soffermo lo sguardo per troppo tempo sulle mie curve. Lo guardai alzando un sopracciglio ma fu una brutta mossa, subito dopo essermi resa conto di cosa avevo fatto lui si avvicinò pericolosamente. - stai tranquilla, non ti farò niente finché non me lo chiederai oppure quando non avrò più voglia di fare il gentile. - mi diede un buffetto sotto il mento e si andò a vestire. Deglutii andando in bagno a passo leggero, senza farli capire del mio disagio. Per sicurezza chiusi la porta a chiave e appena sentì la serratura scattare mi rilassai all'istante. Iniziai a togliermi i vestiti, sempre con molta lentezza un po' perché mi ero appena svegliata un po' perché volevo che passasse molto tempo, così se ne sarebbe andato senza di me. Aprì l'acqua ancora in biancheria intima. Andai davanti al lavandino per togliermi tutto, dopo qualche secondo notai le mie occhiaie e i miei occhi spenti. I miei capelli necessitavano di essere lavati, ormai rilasciavano olio e questa cosa l'odiavo. Finalmente entrai nella doccia e il getto d'acqua calda mi riscaldò non solo il corpo ma anche l'anima, rendendola un po' più leggera. Misi anche la testa sotto e fu come rifiorire in tutto e per tutto. Tolsi i segni delle lacrime e lo sporco accumulato durante la fuga. Mi tolsi i pensieri, le facce dei miei parenti e piansi le ultime lacrime che avevo. Misi lo shampoo hai fiori di campo sui capelli che ormai erano diventati estremamente lunghi anche per me, li guardai e non so perché ma mi ricordarono gli occhi di Nate. Scossi la testa dicendomi che forse ero diventata pazza. Gli lavai un'altra volta con lo stesso prodotto e rimasi altri minuti sotto il getto a respirare e pensare a cosa avrei fatto della mia vita. Magari non sarei rimasta lì, me se sarei andata; sarei diventata una nomade. Bussarono alla porta con una cattiverai tale che la porta per un secondo sembrasse cedere. - Rosalin io vado, tu fai quello che vuoi. - mi ringhio Lakus sbattendo poi l'uscio esterno della camera ; alzai le spalle e sorvolai dopo tutto non mi importava cosa provasse. Stavo diventando mia madre. Quando me ne resi conto mi bloccai e respirai a fatica. Non potevo farlo, non ero io. Finì di lavarmi e avvolsi il mio corpo ormai dimagrito con un asciugamano nero che mi arrivava alle ginocchia. Strizzai con vigore i  capelli facendo uscire tutta l'acqua in eccesso e alla fine mi guardai ci nuovo allo specchio. Ora ero solo un quarto di quello che ero prima; troppo pallida, troppo magra e troppo spenta. Provai a fare un sorriso ma diede fastidio a me vederlo. Feci un sospiro rumoroso e uscì dal bagno stringendo l'asciugamano con una mano. Una donna era intenta a rifare il letto e un'altra donna appoggiava dei vestiti femminili su una sedia; chiacchieravano divertite  ma appena si accorsero della mia presenza si zittirono e guardarono in basso. - scusate, non volevo disturbarvi. - mi feci piccola piccola. - dovevi pensarci prima. - disse la più giovane delle due.
- Alexa smettila, è solo una bambina non la vedi? - l'altra dai capelli marroni chiari raccolti con un ferma capelli color oro, mi si avvicinò amorevolmente. - è pure spaventata. Una ragazza come te non dovrebbe stare qui. Non con un lupo come lui. - mi toccò la spalla e mi sorrise. - perché? - chiesi titubante. La più giovane mi fissò divertita.
- le ultime che ha considerato sue Lyn, sono morte dopo tre giorni. Buona fortuna, piccola bastarda. -

Dynasty. (revisione) Where stories live. Discover now