Rose.

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Ero talmente infuriata che sarei salata sul tavolo, l'avrei percorso fino a raggiungere Nate e gli avrei staccato la testa con un colpo netto. Eppure prima di poter reagire una mano calda mi bloccò, lasciandomi confusa e stupita. Guardai per alcuni istanti la persona che mi aveva toccato, non mi stava neppure guardando; si limitava a tenere la mano appoggiata al mio gomito, così calda e rassicurante. Decisi così di sedermi, appoggiai entrambe le mani sul grembo abbassando la testa, chiudendomi a riccio come mio solito. Eppure provavo una rabbia cieca, come lava nelle vene che lentamente mi logorava. Il fiume di parole continuava a salire per la gola ma poi si bloccava creando un gorgo rumoroso, che voleva uscire. Strinsi pugni serrando le labbro e guardandomi le mani. Sapevo benissimo che parole usare e sapevo benissimo armarmi ma non mi era permesso, non dal mio lupo ma da me stessa. Le lacrime di rabbia bruciavano così tanto che dovetti chiudere gli occhi e mandare giù il magone cercando di sembrare calma. Intanto il vociare della tavola aveva preso ad alzarsi sempre di più e la trovavo una cosa fastidiosa. Solo dopo scoppiai in un urlo barra latrato, quando il mio lupo aveva notato la mia difficoltà nel parlare. Uscì quando Helen aveva iniziato a parlarmi di mio padre e lodarlo, a dire quanto fosse bravo con i figli e con lei, quanto ti amassero e quanto desiderava passare la sua vita con lui. Quindi aprì gli occhi di scatto e aprì bocca facendo tacere l'intera stanza esordendo un "non mi importa, taci." Fu in quel momento che sentì il calore di mio padre ma non fu piacevole; non l'avevo sentito arrivare e per questo non mi ero avrei mai immaginato quello che accadde dopo. Fece ribaltare la sedia all'indietro, in modo da farmi battere sia la schiena che la testa provocandomi vertigini e dolori. Mi misi di fianco tenendomi la testa e cercando di non emettere suoni. Sentì quei piedi avvicinarsi, iniziai a tremare, iniziai a odiarlo; odiavo lui, odiavo lei, odiavo quel suo branco, odiavo Nate. Mi fermai, stavo per vomitare anche se non avevo mangiato nulla. Alzai lo sguardo su di lui e vidi le sue iridi cobalto diventare ancora più brillanti. Tutti erano fermi, nessuno si muoveva. - devi imparare la legge, ragazza. - "ragazza"? Quel nome mi fece male per davvero, sentì come se il cuore cadesse nel vuoto e trattenni il fiato. - mai e poi mai, mancare di rispetto alla Lyn del branco. - disse piano Helen. Ormai mi ero preparata ad un altro colpo e mi ero messo in una posizione da attutire il dolore ma invece mi sentì sollevare dolcemente, essere stretta a un petto vigoroso che profumava di montagna. Ora potevo stare all'altezza di mio padre e guardarlo. Nei suoi occhi era incisa la parola "odio" a caratteri cubitali. Distolsi lo sguardo, era troppo per me. - Nathan lasciala. - ringhiò George al mio salvatore. - no. Non lo farò. -
- togliti ti ho detto! - incalzò ancora più arrabbiato. - no. - la risposta fece iniziare alcuni sussurri da parte dei lupi presenti. Strinsi la maglia di Nate, come se fosse l'unica cosa che avrebbe potuto salvarmi in quel momento sentendo, di conseguenza la stretta sulle spalle e sulle cosce, inoltre il muscolo tirarsi che era posto sotto le mie ginocchia. - da adesso è sotto la protezione mia e di Athos. - dichiarò gonfiando il petto. - Natahan! Non puoi! È sua figlia! - strillò la donna rossa. - posso invece e chiunque mi si metta contro, ne pagherà le conseguenze.. - si avvicinò minaccioso a mio padre, ringhiando. - chiunque. - calcò sulla parola e prima che qualcuno potesse contestarlo, lasciammo la stanza seguiti da Athos che aveva iniziato a leggere. Fu un viaggio silenzioso, sentivo il nervosismo diffondersi nei corridoi dove passavamo. Fummo soggetti a occhiate preoccupate, accusatorie e dispiaciute; mi coprivo sempre di più con il braccio cercando di aggrapparmi a quel minuscolo granello di forza che avevo. - Roxy - alzai lentamente la testa, non mi guardava e continuava a camminare con passo spedito:- stai..stai bene? - si guardò attorno impacciato. Non me la sentivo di rispondere così battei, piano, due volte la mano sul suo petto cercando di rassicurarlo.
Athos ci aprì la porta, erano all'interno della mia stanza disordinata. Sospirai cercando di non pensarci. La testa mi doleva davvero tantissimo e me lo ricordava, facendomi provare delle fitte forti, togliendomi il respiro e facendomi chiudere gli occhi. Fui appoggiata delicatamente sul letto e coperta fino alla bocca, mi misi sul di un lato guardando il materasso bianco. - perché non ti sei difesa? - sentì d'un tratto. Mi strinsi le gambe al petto decidendo di rimanere in silenzio. - insomma...Roxy ti ha aggredita e non sapevi neanche il motivo. Una lupa normale l'avrebbe fatto. Perché tu no? Eppure sei combattiva come pochi. L'ho visto, non puoi negarlo. - incalzava. Non potevo, era un lupo più grosso di me. Non potevo combattere. Non mi era permesso. - Roxy! Maledizione - poi si zittì e calò il silenzio per alcuni secondi, credetti che se ne fossero andati ma prima che potessi costatarlo la voce calda di Nate mi colpì in pieno:- non puoi rimanere per sempre una debole. Prima o poi dovrai reagire o subirai per sempre. - strinsi il cuscino chiudendo con forza gli occhi, bloccando le lacrime. - non mi piacciono quelli come te..- se ne andò, seguito da Athos, sbattendo la porta. Mi sdraiai sulla schiena lasciando che le lacrime scivolassero sulle mie guance.
Potevi difenderti. Sbuffai ridacchiando nervosa. Come l'ultima volta, te la ricordi no? Non eravamo messe benissimo. Non ti ricordi il dolore e il sangue? Beh io si. La freddezza che usai spiazzò il mio lupo, facendolo cadere in un silenzio tombale. Sospirai tremante coprendomi gli occhi e cercando di trattenere i singulti che mi scuotevano. Ero una debole ma come potevo?
Ero una bambina quando iniziai a ricevere i primi colpi, a vedere il mio sangue sul pavimento e sulle mie mani; ero solo una bambina quando mi segnò nel profondo, quando bloccò la mia voglia di combattere o almeno la represse. Un lamento mi uscì dalla bocca quando mossì troppo velocemente la schiena, tornai a rimettermi come prima evitando di muovermi, non mi piaceva il dolore; non volevo più sentirlo. Dormire era fuori discussione, non potevo riuscirci dopo quello che era successo; non dopo aver visto gli occhi di mio "padre". Gli avrei ricordati per tutta la mia vita. Pur sapendo che non conoscevo la legge lui ha agito, come avrebbe fatto un alpha. Guardai il soffitto e pensai solo ad una cosa. Una cosa che pensavo già da tempo e che avrei fatto, non mi restava più niente.
Sarei scappata.

SPAZIO AUTRICE
buona Natale e buon anno nuovo!
Grazie di tutto e aggiornerò di nuovo presto!

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