Julia&Harry.

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"otto anni prima"
Nate mi aveva portata in questa specie di villa dopo avermi morsa. Provavo un dolore terribile, come se mille fiamme infuriassero dentro di me; non riuscivo a far altro che urlare e piangere. Avevo solo dieci anni.
- Nathan - una voce femminile irruppe nella stanza dove il mio aggressore si era fermato.
- lei..lei stava morendo..ho dovuto farlo..- balbettava il ragazzo dai capelli color notte, stringendo il mio corpo dolorante con una forza mai vista:- non potevo averla sulla coscienza, lei è...è la mia unica amica. - strinsi i denti con forza, il bruciore stava salendo fino al cervello; stavo impazzendo:- Helen cosa faccio? Aiutami ti prego. - piagnucolò.
- Nathan dammela. - si avvicinò con cautela facendo delle smorfie, ogni volta che mi sentiva piangere e urlare:- non morirà, vai da George; sbrigati! - il ragazzo si mosse prima lentamente poi corse verso l'Alpha;- oh piccolo tesoro, cosa ti ha fatto? - mi posò sul marmo freddo, almeno mi dava un po' di pace. Mi accarezzava i capelli, voltai la testa verso di lei e vidi che era incinta. Mi ricordò così tanto mia madre e mia sorella, Jenna. Strinsi di nuovo i denti e chiusi con forza gli occhi, avevo perso tutto. Loro odiavano i licantropi ma cocciuta com'ero, il mio migliore amico era un lupo. Ecco dove mi aveva portato la mia amicizia con lui, alla quasi morte e poi alla rinascita da lupo.
- mamma! Cosa succede? - un ragazzo della mia età entrò nella stanza, tenendo per mano un'altro bambino, da quanto si somigliavano intuì che fossero fratelli.
- Harry stai con lei! Mi hai capito? Non lasciarla sola, io vado a prendere delle cose! - gli baciò la testa, correndo successivamente fuori dalla stanza.
- Dimitri stai qui, okay? - si rivolse al bambino con una copertina lilla tenuta tra le paffute mani. Il piccolo annuì senza distogliere lo sguardo da lui:- Ehi, come ti chiami? - mi parlò scuotendomi un poco.
- J..Julia! - dopo aver detto il mio nome, urlai di nuovo spaventandoli:- ti prego, ferma questo dolore. Uccidimi! - lo pregai girandomi su un lato.
- Julia non posso, ti stai trasformando. Durerà poco, te lo prometto ma devi smetterla di piangere e di urlare; non risolverà nulla. - la calma nella sua voce mi sorprese, possibile che un bambino di appena dieci anni, parlasse già come un'adulto?
- fa male..fa male..- continuai a ripetere finché l'oscurità non mi avvolse, trascinandomi con se.
Poco a poco, tornai verso la luce, uscì dal buio ritrovandomi in una stanza color panna. Mi resi immediatamente conto che il calore era sparito dal mio corpo e che mi sentivo più riposata, come se nulla fosse successo. Per prima cosa misi a posto i pensieri e feci un elenco di quello che era successo.
Nate ed io avevamo litigato.
Lui aveva perso il controllo.
Avevo cercato di calmarlo invece di scappare, non potevo lasciarlo così.
Mi aveva attaccata, sbranata con i suoi maledetti denti.
Avevo sentito nate piangere e chiamarmi.
Poi il morso, il dolore, il bruciore e la confusione.
Il pianto.
La corsa.
La villa.
Quella donna dai capelli rossi.
I due bambini.
Poi niente.
Mentre pensavo con lo sguardo vagavo per la stanza, si vedeva che era per una bambina. Quando presi coraggio mi misi sui gomiti, osservando ancora il posto dove mi trovavo. Su un divano poco distante, vidi un bambino dai capelli rossi sdraiato a pancia in giù, ancora addormentato. Afferrai un cuscino tirandoglielo in testa. Lui si alzò di scatto emettendo un brontolio confuso.
- dove sono? Chi sei? Cos'è questo posto? Dov'è nate?- chiesi senza tanti giri di parole.
- fai troppe domande, bambina. - parlò grattandosi dietro la testa con aria assonnata, sbadigliò rivolgendomi poi un sorriso sornione.
- rispondimi o ti stacco la testa. - non ero mai stata una bimba paziente ma quelle parole uscirono senza il mio consenso; ma non lo feci notare continuando ad osservarlo.
- vedo che la trasformazione è andata bene. Stai zitta e non farmi arrabbiare, stupida bastardella. - la sua voce stridula mi fece saltare i nervi.
- come mi hai chiamata? - chiesi ringhiando.
- cos'è oltre che stupida sei pure sorda? - prima che potessi fargli ingoiare quella lingua biforcuta che aveva, la donna dai capelli rossi entrò sorridendomi gentile.
- vedo che ti sei svegliata, ne sono felice. Per un momento ho creduto che fossi morta.- portò una mano al petto ed emise un sospiro di sollievo:- ah, Harry, ci sei pure tu qui. Hai per caso dormito in questa stanza? - alzò un sopracciglio e mi parve che avessi più un'aria divertita che da rimprovero.
- cosa? No! Sono capitato qua. - rispose il rosso incrociando le fragili braccia al petto. Era alto per la nostra età e sembrava più grande di quello che fosse anche se un po' magrolino.
- va bene ma ora esci, la nostra ospite deve andare al ristoro. - lo spinse gentilmente fuori dalla porta e una volta lasciate sole, mi aiuto a svestirmi e mi giudò al ristoro.
In quella vasca enorme ci rimasi più o meno un'ora, tutti gli occhi fissi su i miei capelli e su di me ma soprattuto sull'enorme morso che avevo sulla spalla nuda. L'unico ricordo permanente che avevo in quel momento. Mi strinsi le mie esili gambe al petto, sospirando e cercando di calmare tutti i sentimenti che avevo dentro di me. Non c'è l'avevo con Nate, stranamente. Anzi ero preoccupata, volevo sapere come stesse. Come se mi avesse letto nel pensiero, il lupo entrò a testa bassa, diretto proprio verso di me.
- Julia mi dispiace. - ammise quando fu davanti a me. Lo guardai per alcuni secondi prima di sorridere.
- ah non ti preoccupare, idiota. - lo schizzai.
"Otto anni dopo"
E così dall'età di dieci anni, iniziai a vivere con i lupi. Non era così male dopo tutto. Imparai presto a contenere il mio lupo, ad andarci d'accordo. Imparai la loro vita, le loro leggi e imparai con molta fatica a rispettare i codici più importanti. Man mano che crescevo, crescevano anche i miei sentimenti e ciò che mi circondava. Mi stupì quando un giorno Harry, il mio bulletto ormai da quella mattina. Mi prese da parte dicendomi che ero la sua Lyn. Il mio cuore aveva preso a battere con una potenza mai sentita e anche per me lui era il mio lyn ma non gliel'ho dissi mai.
Ora avevo diciotto anni, ero grande; quasi una donna ma ancora non avevo chiarito quel fatidico punto. Tra me e nate c'era sempre il solito rapporto tra fratello e sorella, adottivi. Anche perché lui aveva già una sorella, Lycia. Una ragazza alta, dai capelli scuri e occhi chiari.
- Julia a cosa stai pensando? - mi richiamò Rose appena uscita dalla doccia.
- ad un vecchio ricordo. - le sorrisi rassicurante.
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- Harry! Harry! - mio fratello Nicholas mi stava chiamando dalla sua stanza, all'ultimo piano della villa. Alzai lo sguardo verso quella piccola testa nera che sbucava dalla finestra, osservando quanto negli anni si fosse fatto grande. Non più quel cucciolo scalmanato che si picchiava, ogni volta che si vedevano, con Josef; il fratellino minore di Nate.
- che vuoi peste? - tuonai attirando i suoi occhi chiari verso di me. Ogni volta che mi rivolgeva attenzione, sentivo l'ammirazione e l'amore che provava per me. Ero il suo eroe e non sapevo neanche il motivo di questa sua scelta. Mi limitavo ad annuire ogni volta che ne parlava.
- Julia sta scendendo le scale, vai a salutarla! - urlò sporgendosi in avanti. ebbi il terrore di vederlo cadere per questo ringhiai, facendolo ritornare al sicuro. Annuì sorridendogli e come se qualcosa mi tirasse, corsi verso le scale a per di fiato. Vedendo in tempo la mia bellissima Lyn, la mia lupa dalla folta chioma rossa. Con i suoi occhi scuri poteva far tremare un interno esercito e con la sua lingua, avrebbe zittito per sino il più intelligente del mondo. Stava al fianco di Rose, la mia sorellastra. Diverse in tutto per tutto ma legate da qualcosa di invisibile.
- Ehi belle, come va? - esordì facendole girare verso di me. Rose mi sorrise gentile mentre Julia alzò un sopracciglio sbuffando.
- da quando hai parlato, male. - rispose la rossa guardandomi. Sapevo che dietro quella maschera da dura, c'era qualcosa di fragile e inestimabile.
- oh tesoruccio, perché mi parli così? - avanzai verso di lei, fissandola con il mio miglior sguardo ammaliatore. Per alcuni secondi mi parve che Julia si perdesse in esso ma poi tornava sempre quella sua smorfia, di superiorità.
- tesoruccio ci chiami poi le tue puttane. - sibilò fredda, incrociando le braccia al petto.
- ohw, qualcosa mi dice che sei gelosa? - ridacchiai chinandomi verso di lei.
- certo, l'importante è crederci. Ora levati, il tuo fiato appesta l'aria. - mi sorrise accattivante per poi spingermi leggermente indietro, afferrò Rose che stava trattenendo una risata, iniziando a camminare per il corridoio.
Ci vediamo sta sera, pensai guardandola.
Non fare tardi, come al solito. Mi rispose la mia Lyn dopo neanche un minuto. Infilai le mani nella tasche dei pantaloni per poi andarmene con un sorriso a trentadue denti, stampato in faccia.
La giornata era passata veloce, visto tutti gli impegni che avevo. Mi intrufolai nella stanza di Julia, vedendola stesa a pancia in su che fissava il soffitto, com'era solita fare quando era soprappensiero.
- dai dimmi, a cosa stai pensando? - chiesi mettendomi sotto le coperte con lei.
- a Rose. - si mise su un fianco, osservandomi:-  da quando Helen ha ucciso sua madre, non è più la stessa. - sospirò chiudendo i suoi bellissimi occhi.
- che intendi? Oggi mi sembrava normale. - le accarezzai la guancia contemplandola.
- perché davanti a te e agli altri finge. Io sto con lei ventiquattr'ore su ventiquattro, quasi. Molto spesso guarda il vuoto o rompe cose senza un senso logico. Si allena con Athos, Zero o Nate tutt'e le volte che ha del tempo libero. Oppure sta seduta sul letto a guardare il vuoto e a borbottare. Sta impazzendo. - strinse la mia mano tra le sue, così piccole ma morbide come seta.
- ha visto sua madre morire, anzi gli è morta tra le braccia. Puoi biasimarla? Anche se cerca di non pensare qualche volta non può farne a meno. Poi da quello che so, sta progettando di uccidere Lakus. - parlai velocemente e notando che ad ogni mia parola, lo sguardo della mia Lyn diventava sempre più cupo.
- questo mi preoccupa, non è pronta. Lei non capisce quanto possa essere pericoloso; quel lupo è pazzo, sociopatico. Oltre tutto vuole lei come sua Lyn, non si fermerà. - sospirò guardandomi e dopo un momento di silenzio parlò:- Harry, io andrò con lei.- il mio cuore si fermò per qualche secondo prima di tornare a pompare più forte il sangue attraverso ogni mia vena. La rabbia cieca mi stava assalendo ma dovevo controllarmi:- Harry, ascoltami. Ormai ho diciotto anni, sono grande posso prendere le mie decisioni e lei ha bisogno di me. Nate verrà con noi, saremo al sicuro. - cercò di accarezzarmi ma mi scansai, sedendomi successivamente sul bordo del letto.
- e io? Julia io valgo qualcosa? Non pensi a come potrei sentirmi? July...tu sei..tu sei la mia Lyn, se tu morissi io non potrei continuare a..- prima di finire la frase, il rossa si mise in ginocchio sul letto e mi baciò con tenerezza. Non era il nostro primo bacio, ero stato io qualche anno prima a prendermi il suo primo bacio e dopo sono stato l'unico a ricevere gli altri.
- anche tu sei il mio Lyn ma è una cosa più grande di noi, puoi capire? - mi implorò con lo sguardo ma io ero fermo sulle due parole "mio Lyn" non me l'aveva mai detto, rimasi stupito del fatto e come se nient'altro importasse, mi buttai su di lei deciso nel farla mia, in tutti i sensi.
- io verrò con te, noi vivremo insieme e moriremo insieme. - dopo aver parlato la baciai e quella notte, fu la notte più bella della mia vita.
Lei era mia e io ero suo. Nient'altro importava.

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