6¤KEVAN¤

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Questa Dorothy si comporta da fata, anche so benissimo che non lo è. Sento il suo odore acre mescolato a qualcos'altro, qualcosa di più dolce, che si intensifica ogni volta che mi guarda. Funziona così, gli umani sono sempre attratti da noi e la cosa, beh, ci piace. Ci lusinga. Li usiamo per divertirci, grazie ai nostri poteri potremmo fare loro di tutto, anche ucciderli. Non è vietato, anzi, è piuttosto normale che succeda. Tutte le fate lo fanno, se non hanno i Blocchi che ho io. Grazie a Nisa, adesso ho la capacità di usare solo la metà dei miei poteri, che non sono nemmeno pochi, ora che ci penso. Ma è comunque limitante. Più guardo Dorothy, più avverto i Blocchi: gli artigli della Fenice mi si piantano nella schiena, il Serpente striscia irrequieto sul mio braccio, uno dei sette orecchini sparsi per il mio corpo comincia a pizzicare, alcuni si spostano... cercano di tenere i miei poteri a bada e nel contempo di allontanarmi dalla preda. Lo fanno anche con Blue, se mi avvicino troppo. Li odio, ma li sopporto. Sono il prezzo che devo pagare per stare tra la gente senza causare vittime.

-Questa è l'aula di musica.

-È vuota?- chiedo, avvicinandomi. Lo faccio apposta, mi piacciono le sue reazioni, il suo odore.

-Sì,- risponde, guardandomi maliziosa, -perché?

-Mi ispira- dico, ed è vero, solo che lei non sa perché. Tra poco lo scoprirà. Un Blocco mi pizzica la lingua talmente forte che sento il sapore del sangue, ma questo non mi ferma.

L'aula è spaziosa e luminosa: da un lato una serie di finestre lasciano entrare i raggi solari, che si disperdono sui banchi e sui leggii. È un ambiente pacifico, piacevole.

Chiudo la porta.

-Perché hai voluto che...- La ragazza non fa in tempo a finire la frase che subito la afferro per il polso e la sbatto contro il muro, intrappolandola con il mio corpo. I Blocchi fanno sempre più male, ma io ringhio e stringo i fianchi di Dorothy, premendoli ai miei; lei si avvinghia a me e sembra una strana scimmietta che tenta di arrampicarsi. Mi sto divertendo tantissimo: la sposto dal muro, facendola scivolare su un grande banco posto al centro della sala. Ridendo ci salgo sopra anche io, infilandomi nello spazio tra le sue gambe ed aprendole la giacca bianchissima, strappandole quello che ha sotto. Il suo petto si alza e si abbassa velocemente, stretto in un reggiseno viola, ha il respiro affannoso, aspetta solo che continui, ma io... adesso non provo nulla. Perfino i Blocchi smettono di intervenire.

Non è Dorothy la ragazza che desidero.

Con un balzo scendo dalla scrivania. La ragazza mi guarda, confusa ed infastidita per l'interruzione. -Beh?- esclama.

-Non mi interessi.- Che rabbia. Non pensavo che il mio interesse per Blue fosse così... violento da impedirmi di stare con altre ragazze. Quasi la maledico. Quasi.

-Che significa che non ti interesso?- insiste Dorothy. Mi piace la sua espressione ferita, quindi decido di rincarare la dose: -Sì, non mi interessi. Sei un inutile ammasso di ossa e di carne, esattamente come tutti gli altri. Spero tu capisca che è meglio se ti nascondi, insulsa creatura senza scopo esistenziale.

La sua espressione è incomparabile e non mi dispiace per niente. Quando mi chiudo la porta alle spalle, avverto subito il bisogno impellente di uscire dall'edificio e di cercare un po' di natura. So che non ce n'è molta qui, però ne ho bisogno. Ho bisogno di correre a piedi nudi su tappeti di foglie secche, di sentire rami e piante accarezzarmi il corpo, ne ho bisogno. Qui è tutto così finto, così chimico. Nisa, ma dove mi hai mandato? Penso tristemente, scendendo la rampa di scale. Di fronte a me c'è la strada, poi oltre essa altre case dal giardino orribile, disseminato da quelle che sembrano piccole personcine barbute. Indossano un cappello a punta e se ne stanno immobili a guardare dritto davanti a loro con occhi spenti. Le trovo creature simpatiche, quindi supero la strada e mi avvicino ad una delle case, superando la staccionata. Continuano a starsene immobili e non capisco come facciano. Non hanno nemmeno un odore. Entro nel giardino camminando in modo guardingo, girando intorno agli omini panciuti, tentando di capire cosa siano. Allungo una mano per toccarne uno e mi accorgo che sono finti. Inanimati.

Ma non per molto.

Anche se sono preso dal mio nuovo gioco, penso comunque alle conseguenze dell'usare i poteri in un luogo pubblico: con un movimento della mano, rendo invisibile gli oggetti. Per me non posso fare niente... se la gente passasse vedrebbe un ragazzo che fa movimenti strani, ma la cosa non mi preoccupa più di tanto.

Mi tolgo le scarpe, camminando a piedi nudi tra i miei piccoli amici. Sento l'energia della terra sotto le piante dei piedi, altra cosa che mi manca da tempo. Sento gli elementi che mi accolgono di nuovo, i miei polmoni si riempiono di aria, la mia pelle si riscalda a contatto con i raggi solari... chiudo gli occhi... mi muovo, ispirato da una musica che sento solo io. Volteggio, volteggio, volteggio ed accarezzo ad una ad una le piccole creature, che da inanimate prendono vita. Mi sento come una madre che da alla luce i propri figli, provo gioia, una gioia che mi fa ridere e piangere allo stesso tempo. Mi viene voglia di cantare: spalanco le braccia e l'aria mi gonfia la camicia. Anche le piccole creature mi seguono, imitando goffamente i miei movimenti, cadendo di sedere a terra, urtandosi tra loro e producendo simpatici tintinnii.

-I miei gnomi da giardino!- urla qualcuno. Subito mi fermo, guardandomi intorno ad occhi sgranati.

E la vedo.

Una signora con la scopa in mano.

Enchanted ||VINCITRICE WATTYS2017||Where stories live. Discover now