8 ¤KEVAN¤

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È da quattro maledettissimi giorni che Blue non esce dalla sua stanza. O meglio: esce, ma solo per andare in bagno e portarsi del cibo in camera. Per la prima volta in tutta la mia vita mi sento una creatura inutile e non è per niente piacevole. Cassie mi ha tenuto il broncio per qualche ora, ma poi evidentemente ha capito che non è colpa di nessuno ed è tornata normale, anche se comunque nervosa. Dice che dobbiamo dare spazio a Blue, spazio per elaborare, spazio per digerire la notizia. Certe volte mi accosto alla porta della sua camera, poggiando l'orecchio contro il legno della porta e chiudendo gli occhi, ma non sento niente, nemmeno la musica. A volte mi pare di sentire respirare forte Blue: in quei momenti vorrei entrare nella stanza e rassicurarla, eppure non lo faccio. Non lo faccio perché la sua stanza è il suo tempio e io non posso entrare semplicemente perché mi va. Però vorrei... vorrei rassicurarla, dirle che con qualche aiuto la sua vita potrebbe essere simile a quella che aveva prima di sapere tutto. Cassie potrebbe farle dei Blocchi e io potrei istruirla.

Potrei farlo, se solo uscisse di lì.

Ed è proprio quando sto smettendo di sperarci che, una mattina, sento i tacchi degli anfibi di Blue sulle scale. Sua madre è da poco uscita, guardandomi tristemente e pregandomi in silenzio di sorvegliare sua figlia. Non pensavo che oggi sarebbe stato il giorno fortunato.

Indossa una camicia di flanella che le arriva fino a metà coscia ed ha i capelli scuri e ribelli spettinati attorno alla faccia. Ai piedi, ovviamente, porta i suoi amati anfibi neri di pelle pieni di stringhe, che le arrivano appena sotto le ginocchia.
Finisce di scendere le scale e passa per il salotto, raggiungendo la cucina. Non mi guarda nemmeno, fa finta che io non esista. Mi allontano dalla finestra e la seguo, osservando con attenzione quasi maniacale tutti i suoi movimenti. Quando si allunga verso l'alto per prendere qualcosa dalla credenza, la camicia scopre una generosa porzione di pelle bianca. Non riesco a guardare altro per qualche secondo, il Blocco sulla lingua mi fa malissimo.

Lei intanto continua a fare finta di nulla, comportandosi come se io non ci fossi, come se non sapesse la verità e stesse vivendo la sua vita pseudo-normale di ogni giorno.

-Sai che non puoi continuare a fare così.- Le faccio notare.

-Fare come?- Esce dalla cucina e va in salotto. Io le sto alle calcagna. -Fare come se niente fosse!

-Perché, mi sono persa qualcosa?- Si stravacca sul divano e comincia a guardare la tv, evitando il mio sguardo.

-Potremmo aiutarti, se collaborassi- ritento. -Con le giuste precauzioni e le giuste conoscenze, essere una fata modificherebbe solo in meglio la tua vita!

Lei tiene lo sguardo fisso sullo schermo. -Non so di cosa parli.

-Sì che lo sai.

-Non voglio capire cosa mi stai dicendo, allora.

-Ma è necessario che tu...

-No.

Con uno stizzoso gesto della mano mando in cortocircuito la tv e lo schermo si oscura. Blue mi guarda sconvolta per qualche momento, ma poi reagisce, lanciandomi furiosa il telecomando.
Con un altro cenno devio la traiettoria dell'oggetto in modo che non mi tocchi, tuttavia non mi accorgo che la ragazza sta andando velocissima verso la porta di casa. Arriva ad aprirla, ma io la chiudo subito. Blue cerca ancora di scappare e io la blocco.

-Allontanati, stronzo!- mi urla, tempestandomi il petto di pugni... devo ammettere che è forte, più forte di un umana qualsiasi: quando cerca di farmi male sento quasi dolore.

Alla fine smette di dimenarsi e rimaniamo a fissarci. -Ti odio- sibila.

-Non te l'ho chiesto.

-Io te lo dico lo stesso.

Enchanted ||VINCITRICE WATTYS2017||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora