31 ¤HECTOR¤

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Hector si guarda intorno, dopo essersi svegliato. È sdraiato sulla riva di una specie di laghetto ai piedi di una piccola cascata, circondata da rocce, arbusti ed alberi. È giorno, ormai, ma il ragazzo non riesce a capire che ora sia nello specifico. Cerca di muoversi, ma capisce di essere legato con quelle che all'inizio gli sembrano corde, ma che poi scopre sono radici. Cerca di spezzarle, ma più oppone loro resistenza e più ha l'impressione che quelle si stringano attorno al suo corpo. -Aiuto!- grida, ma sa già che in quel posto sperduto non c'è nessuno disposto ad aiutarlo.

Dal laghetto emerge una testa bionda e poi una pallida schiena nuda, ricoperta di luccicanti goccioline. Hector smette di dimenarsi per trattenere il fiato ed ammirare la figura. Solo un secondo, si dice, guardala solo un secondo, poi riprendi a dimenarti quanto ti pare.
La ragazza si prende i lunghi capelli con le mani, li solleva dalla schiena e li lascia scivolare a coprirle il petto, quindi si volta ed a sua volta guarda il ragazzo. -Sei così fastidioso.

-E tu sei così nuda.- La frase gli esce ancor prima che il suo cervello la possa filtrare ed Hector stringe le labbra, maledicendo la sua boccaccia. -Senti, mi libereresti?

Dae gioca con i propri capelli, oscillando maliziosamente. -E se mi piacesse vederti legato a quel modo?

Hector non aveva una risposta alla sua frase, così si limitò a sospirare e a mormorare: -Liberami, per favore.

Dae si muove verso la riva, a meno alto. Il fondale diventa sempre più basso, rivelando lo stomaco, la pancia piatta e poi più giù... finché non compare l'orlo dei suoi bianchissimi pantaloni larghi e le lunghe gambe non emergono, totalmente asciutte. La fata, infine, lascia che i capelli le finiscano sulla schiena, scoprendo il petto inspiegabilmente stretto nella solita fascia bianca. -Anche se ti liberassi, cosa piuttosto impossibile finché non arriva Raven, non ti lascerei scappare per niente al mondo.- Dae sorride cordialmente. -Sono affari, nulla di personale, umano.

-Come accidenti hai fatto a...- Hector la fissa, sconvolto. -Prima non eri... non avevi i...

Dae sbuffa, alzando gli occhi al cielo. -Ti ho detto che sono una fata!

-Dunque le fate esistono davvero?

Lei si mette le mani sui fianchi, rivolgendogli un'occhiataccia. -Ehm, sì?

-E perché diamine sono legato? Chi è Raven? Cosa volete da me?

-Eri più simpatico quando sembravi morto.

-Rispondimi e non divagare!

-Sei legato così non puoi scappare via.

-Scappare via da chi?- sibila, poi ci ripensa e si corregge: -Scappare via da che cosa, per Dio?

-Da me.

-E cosa sei, te?

-Una fata, ti ho detto!- grida Dae.

-Ah, beh, e io dovrei crederti?- Nello stesso momento Hector ripensa ai vestiti comparsi magicamente addosso alla ragazza e al fatto che non fosse per niente bagnata fradicia dopo essere uscita dal laghetto, così mormora: -Ok, forse dovrei crederti. Ma...- riprende a parlare con voce alterata dall'agitazione -... cosa sarebbe un Raven?

-È una fata che addestra umani a... beh, ad essere fate.

-E io ti sembro un fottuto bambino?

Dae sorride, intenerita. -Finché frigni in questo modo, caro.

Hector stringe i denti, azzittendosi e guardando il cielo azzurro sopra la sua testa.

-Le domande sono terminate?

-Non posso credere di essere stato rapito da una fata.

-Precisando questo punto, tu hai accettato di venire con me.

-Ero ubriaco e triste e solo.

-Sì, e consenziente.

Il ragazzo fa per obbiettare, ma una voce maschile lo interrompe. -L'umano oppone resistenza?

-Raven!- Dae si avvicina all'uomo e gli getta le braccia al collo. Raven accoglie la ragazza con un sorriso, stringendola a sé. -Sono felice di vederti, cara.- Egli si allontana, squadrandola ad occhi socchiusi.

-Anche io sono felice di vederti... guarda, ti ho portato l'umano che chiedevi.- Ed indica Hector. Raven si inginocchia, studiando il ragazzo. Gli afferra la mascella con una mano e Hector lo fulmina con uno sguardo assassino, riprendendo a dimenarsi.

-È quello che serve a Valhalla- dice l'uomo, annuendo e sorridendo soddisfatto. -Di solito rapisco voi umani quando siete un po' più giovani, quando i vostri piccoli cervelli sono più malleabili...- E picchietta un dito sulla tempia del ragazzo. -Ma questa volta farò un'eccezione, perché il mondo fatato è in pericolo e ha bisogno di qualcuno di... esterno per essere politicamente ristabilizzato. Tu te ne intendi di politica, ragazzo? Ti abbiamo osservato, sai? Sei a capo di un gruppo, una specie di tribù, di clan, che segue ogni cosa che dici e fai. Non negare, piccolo sudicio umano.

-Ma cosa... quelli sono i miei amici!- gli urla Hector in faccia. -Io non li controllo!

-E allora per quale motivo ti seguono come cagnolini?

-Perché mi rispettano, ecco perché!

-E perché ti rispettano? Indubbiamente, per essere un ottimo capo clan bisogna essere coraggiosi, astuti, giusti e con capacità di persuasione non comuni. L'astuzia non la riesco ancora a scorgere nei tuoi occhi azzurri, ma la proveremo una volta a Valhalla, contaci.

-Non voglio seguirti in quel posto- ringhia Hector. -Non sono chi cercate, provate a chiedere ad Obama se volete un governante degno di essere chiamato tale.

-Non vogliamo umani corrotti dal potere!- urla Raven, furioso. -Vogliamo giovani intraprendenti e carismatici, che sappiano come evitare una guerra tra Regni basandosi sui problemi avuti qui sulla Terra! Tu sei giovane e carismatico e, per Dana, sei l'umano più idoneo che siamo riusciti a trovare in poche settimane. O ti adatti o ti uccido, scegli.

-Non scelgo un cazzo di niente se non so neanche cosa sta succedendo.

-Sta succedendo...- Raven stringe il collo del ragazzo con entrambe le mani, il volto deturpato da un'espressione di odio puro. Hector annaspa in cerca di aria. -... che mi sono stancato di te. Se non vuoi venire, allora non disturbarti neanche a vivere!

-Va... va... be... ne... ve... vengo...- mormora Hector, disperato. Raven stringe di più sul suo collo, poi molla di colpo la presa e si rialza, sorridendo soddisfatto e sistemandosi i capelli corvini dietro le orecchie. -Vedi, Dae... con questi umani va usato il pugno di ferro. Sempre. Peggio delle bestie, maledizione, peggio dei cani! Bene, puoi liberarlo, mia cara.

Dopo un movimento leggero della mano di Dae, le radici sprofondano nuovamente nel terreno e Hector tossisce per riprendere fiato, sdraiandosi su un fianco e strofinandosi una mano sulla gola. Vuole scappare, ma non ha le forze neanche per mandarli tutti a fanculo.

-Seguimi. Se provi a scappare ti uccido- dice tranquillamente Raven, entrando poi nel laghetto. Hector lo osserva, ansimante, rabbioso ed esausto, poi lentamente si alza da terra e muove qualche passo verso l'uomo. -E ora mi dirai di tuffarmi, giusto?- sibila con un sorrisetto in volto. Raven gli afferra la mano ed insieme si spingono fino a quando l'acqua non raggiunge i loro fianchi. -Questa è una sorgente curativa. Devi sapere che questo tipo di sorgenti sono un passaggio sempre aperto per il Valhalla- Raven sorride. -Basta ripetersi nella testa 'Valhalla', poi chiudere gli occhi e buttarsi in acqua. Oh, e attento a tenere i piedi ben attaccati al fondo, altrimenti rischi di cadere di faccia a terra e deturparti questo affascinante faccino che ti ritrovi.- All'occhiata maliziosa che la fata gli lancia, Hector fa un lento passo di lato, staccando la mano da quella di Raven ed incenerendolo con lo sguardo. -Non serve che mi tieni per mano... fata.

-Vedi che sei perfetto? Hai già la regale arroganza di un governante perfetto.- Raven chiude gli occhi, fa un grande respiro e si butta di pancia nell'acqua, scomparendo nel nulla. Hector lo cerca stupito, poi si gira e guarda Dae. -Fate- mormora. Lei alza un sopracciglio, osservandolo a sua volta. -Sarà sicuramente un sogno.- Hector scuote la testa ed osserva il suo riflesso nell'acqua, dopodiché inspira e chiude gli occhi, pronto a buttarsi.

Valhalla.

Enchanted ||VINCITRICE WATTYS2017||Where stories live. Discover now