41 ¤KEVAN¤

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La mia mente è un turbinio di pensieri, le mie intenzioni sono poco chiare ma palesemente violente. Voglio uccidere qualcuno, devo uccidere qualcuno, ma non posso, non riesco! Morirei se lo facessi. Cammino e cammino e non riesco a controllare la mia rabbia ed il mio odio, non pensavo che Blue ed Adam... che preferisse lui a me, che... non contassi nulla, so che è giusto così, è quello che voglio, no? Mantenere le distanze. Sì, perché me la prendo tanto? Eppure sento qualcosa... qualcosa in me, qualcosa che mi causa un dolore fisico insopportabile. Li ho visti, i maschi umani in quella scatola magica di nome televisione: non piangono mai, quasi sia un segno di debolezza e vulnerabilità, quasi come se volessero nascondere i loro sentimenti. Io non riesco a farlo, io voglio piangere, voglio liberarmi da questo peso, voglio sentirmi libero esattamente come lo ero prima di venire qui e di conoscere Blue. Non so perché qui sia culturalmente rifiutato il pianto maschile e per la prima volta mi sento stupido mentre mi asciugo velocemente le lacrime, nascosto dietro il tronco di un albero rinsecchito. Piangere non è un segno di debolezza, non tra le fate, anzi: significa che hai un cuore, che non appartieni alla Caccia Selvaggia. Finché versi lacrime hai sentimenti e finché hai sentimenti non sei morto.
Io non sono morto. Singhiozzante, appoggio una guancia sulla ruvida corteccia dell'albero e chiudo gli occhi. Per un attimo sento solo il mio respiro affannoso ed un cane ululare in lontananza, ma poi il mio udito si concentra solo ed esclusivamente sull'albero, la mia pelle non sente altro che la ruvidezza umida del tronco ed il mio olfatto percepisce solo l'odore dolce delle sue foglie, delle radici aggrappate tenacemente al sottosuolo, del legno, dei rami proiettati verso l'alto. È tutto così tranquillo, adesso. Le mie unghie si aggrappano alla corteccia, non importa se le dita mi sanguinano, la testa mi si svuota totalmente per venire riempita del suono martellante della linfa che scorre. I miei occhi non vedono più strade, case, lampioni: vedono arzigogolati percorsi verdissimi che si estendono su tutto l'albero, fino ad espandersi all'interno di milioni di piccoli e grandi rami... il tutto su uno sfondo più nero della notte.

Ed è per questo che l'attacco mi coglie totalmente di sorpresa.
Vengo scaraventato a terra con forza e poi qualcosa mi blocca e non riesco più a rialzarmi. -Eccoti- mormora una voce maschile, leggera come un soffio di vento. Guardo il viso dell'aggressore e trattengo il respiro quando noto il colore dei suoi occhi. Sono rossi, talmente rossi che quasi brillano. La fata alza gli occhi sul lampione che illumina il marciapiede al nostro fianco, dopodiché muove la testa di scatto e la luce cessa di esistere. Ora siamo solo io, lui, il buio e la Luna. -Vuoi uccidermi?- chiedo stancamente. -Se proprio devi, fai in fretta.

Il ragazzo mi studia a labbra semichiuse, muovendo la testa a destra ed a sinistra. È come se stesse decidendo se farlo o meno. In questo lasso di tempo potrei provare a liberarmi, magari colpirlo, ma sono talmente stanco e confuso che aspetto la sua decisione senza fiatare. Qualunque sarà, non mi interessa.

-Raven mi ha detto di ucciderti- si decide finalmente a parlare. Le sue parole hanno un suono lieve, come se stesse solo pensando ad alta voce. Intorno a noi c'è un silenzio tombale e soffia un venticello leggero, che muove i capelli biondissimi del ragazzo. -Ti ho cercato tanto.

-Mi hai trovato.

Egli continua a fissarmi ed io continuo a fissare quelle spaventose iridi rosse. Gli occhi color diaspro sono associati a molte leggende raccontatemi da Nisa: si narra che ogni notte le fate con questi occhi (specialmente donne) uccidano i loro simili senza un motivo specifico. Si dice che li mangino per assorbire più doni possibili, anche se, comunque, non disdegnano la carne umana. Si dicono un sacco di altre cose, cose terribili. Perché non sto cercando di scappare, accidenti? -È che ti ho cercato talmente tanto che ora non ricordo più il motivo.- Comincia ad accarezzarmi distrattamente i capelli, tenendoli tra il pollice e l'indice e studiandone la consistenza.

Enchanted ||VINCITRICE WATTYS2017||Where stories live. Discover now