38 ¤KEVAN¤

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Sono in giardino seduto sul triste prato dei Jones ed accarezzo dei tristi fili d'erba, quando una macchina si avvicina rombando minacciosa e fermandosi proprio di fronte alla proprietà. È bassa ed aerodinamica, di uno strano e brillante colore a metà tra il viola e il nero.
Blue dovrebbe ancora essere a scuola, ecco perché mi sorprende vederla scendere dalla macchina, sbattere la portiera, ringraziare frettolosamente Adam e precipitarsi in casa. Ancora seduto a gambe incrociate sull'erba sposto lo sguardo dalla ragazza alla macchina, ancora ferma, dopodiché mi alzo e la raggiungo, appoggiandomi alla portiera. -Cos'è successo?

-Innanzitutto,- Adam mi rivolge un'occhiataccia, -leva le tue mani dalla mia macchina.

Trattenendo un insulto faccio come ha ordinato, trovandomi più scomodo di prima. Me la pagherà.

-Blue ha parlato con mia madre.

-E quindi?

-A quanto pare lei sapeva delle cose sulla famiglia di Blue. Un sacco di perché, di come, di dove... domande che probabilmente Blue si è fatta da quando conosce la sua natura. Non posso credere che sia tutto dannatamente vero.- Il ragazzo scuote la testa, rivolgendomi un'occhiata stanca. -Ad ogni modo... voglio trovare Hector a qualunque costo. Oggi continuerò a parlare con mia madre per ricavare altre informazioni. Forse ci sarete anche voi, o almeno... ci sarà Blue.

-Come fai ad esserne sicuro?

-Dopo tutto quello che ha saputo oggi mi sembra normale che non voglia più stare qui.- Fa spallucce. -Le ho offerto un posto dove stare. La mia offerta vale anche per voi,- aggiunge, infastidito, -per trovare Hector dobbiamo lavorare insieme e questo lo accetto, ma se la cosa dovesse superare il limite...

-Ci sbatteresti fuori, ho capito- finisco la frase in tono cupo. -Sai, Adam, anche noi potremmo essere tuoi amici se solo...

Ma Adam si sta già allontanando ad una velocità pazzesca, andando quasi ad urtare dei cassonetti. Guardo la sua macchina sparire agilmente dietro un angolo, prima di buttare fuori il fiato e sospirare: -... se solo ci accettassi.

Faccio per entrare anche io in casa, ma a metà del vialetto sento un ramo spezzarsi. Le foglie dei cespugli dei vicini ondeggiano, come se qualcuno stesse cercando di nascondersi. Tendo le orecchie, trattenendo il fiato per concentrarmi esclusivamente su ciò che mi circonda.

Eccoli! Passi.

Mi avvicino ancora di più alla schiera di cespugli che divide la proprietà dei Jones da quella dell'altra famiglia, camminando lentamente ed, intanto, richiamando a me la natura. Qualsiasi cosa va bene, basta che faccia male all'essere nascosto là dentro, mi dico. È da tempo che non lo faccio, eppure basta che tenda i palmi verso il basso perché le mie mani vengano accarezzate da due fredde e resistenti radici. Mi fermo di fronte al cespuglio. L'unico rumore che sento è il cinguettare lontano di un uccello e il passare di una macchina per strada.

-Bisogno di qualcosa?- fa una donna dalla pelle scura appoggiata sulla soglia. Probabilmente mi ha visto fissare il suo giardino in modo minaccioso e vuole controllare che vada tutto bene. Fortuna che il muretto basso le impedisce di vedere le radici aggrappate saldamente alle mie mani. -No, grazie- le rispondo. Lei si sistema meglio contro lo stipite della porta, gonfiando il petto stretto in un reggiseno nero e coprendosi con una corta vestaglia semitrasparente. Indossa dei tacchi che accentuano le curve morbide del suo corpo e i suoi capelli sono corti, tagliati come quelli di un maschio. I suoi inquietanti occhi scuri mi fissano per un lasso di tempo fin troppo lungo, dopodiché, chiamata da una voce maschile e gutturale, fa dietrofront e ritorna in casa.
Tiro un sospiro di sollievo, ritornando a guardare il cespuglio. Ormai non c'è più nulla.
Sbuffando, entro anche io in casa.

Enchanted ||VINCITRICE WATTYS2017||Where stories live. Discover now