43 ¤CASSIE¤

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Cassie guarda Nereus alzarsi dal letto. La donna ha sempre trovato nella bellezza di questo ragazzo un che di indomabile. Gli occhi di Nereus non sono occhi gentili come quelli di Kevan, di quel colore dorato così puro e splendente, ma sono più scuri... e si dice che più la tonalità del colore dell'iride è scura, più l'individuo fatato è pericoloso ed instabile.
È proprio questo che piace a Cassie, il fatto che Nereus sia indomabile, incompreso, pericoloso. La emoziona, a Cassie  piacciono le emozioni, le piacciono da sempre, anche se è da anni che maschera il tutto dietro la facciata da semplice umana. Lo fa per il bene della sua famiglia, solo ed esclusivamente per quello.
Gli anni passati tra i ranghi della Caccia Selvaggia, prima come semplice Bestiale e poi come Cavaliere, le hanno prosciugato ogni voglia di vivere mettendoci al suo posto una parvenza di esistenza. Cassie esisteva per uccidere ed uccideva per continuare ad esistere e le mancava poco, proprio poco per diventare l'Arlecchino, il Capo Caccia, il Wotan. Bastava rubargli il mantello, a quel maledetto. Era così vicina all'obbiettivo da riuscire già a sfiorare la soffice pelliccia animale con le dita, quando si era innamorata di Gerard. Gerard, con quei suoi ricci scuri e quel suo skateboard dalla vernice scrostata. Il ragazzo evitava agilmente tutte le buche stradali e di tanto in tanto si esibiva in qualche discreto salto. Cassie si trovava lì perché ad ogni Equiluna (ossia l'allineamento delle due lune che girano attorno al Valhalla) la Caccia Selvaggia si recava sulla Terra e seminava zizzania come poteva.
Aveva notato Gerard perché, nonostante fosse su uno skateboard, le sembrava la cosa più solida e stabile del mondo. Non sapeva come o perché, ma di lui si poteva fidare. Istinto.

Cassie aveva deciso di abbandonare la Caccia sapendo perfettamente le conseguenze di tale azione. Era stato il suo primo vero atto egoistico, quello di lasciare la Caccia, ed il secondo atto quello di volere un figlio.
Perché? Cassie non ha una risposta a questa domanda, ma sa per certo di non essere riuscita a resistere alla tentazione, nonostante sapesse a cosa avrebbe portato. Non lo sa, volevano e basta, sia lei che Gerard, è stato un sentimento più forte di loro stessi.

-Che c'è?- sbotta Nereus riportandola alla realtà. Oggi è più nervoso del solito, ogni parola o gesto o sguardo sembra dargli fastidio. Il suo fianco sinistro ha un grosso livido violaceo e Cassie è sicura che la sua agitazione sia legata in qualche modo a quello. -Come ti sei procurato quel brutto livido?

-Non sono affari tuoi.

La donna lo fulmina con lo sguardo, quindi cerca nella penombra della disordinata camera da letto una maglietta. -Non fare il bambino, posso aiutarti, se vuoi. Di qualunque cosa si tratti.

I movimenti di Nereus si fanno sempre più aggressivi e nervosi. La fata digrigna i denti.

-C'entra Blue?- insiste la donna. Al nome della figlia la voce le si incrina pericolosamente. Si sente così fragile senza di lei, ma sa che, in fondo, è giusto così. Le persone tornano da te quando hanno bisogno della tua presenza e Cassie è convinta che Blue tornerà. Se poche fate sono pericolose qui ad Ancestor's Hill, chissà più avanti, quando la ragazza conoscerà altri esseri del genere, come sarà la sua vita.

Nereus non apre bocca mentre guarda fuori dalla finestra. Ha la mascella serrata e la postura rigida, i capelli verdi e neri scompigliati e i pantaloni nemmeno abbottonati, aperti sul ventre spigoloso. Cassie pensa a quei capelli e ricorda di averli già visti nel Valhalla, ricorda che appartenevano a delle irrequiete fate della Forah, o Trono del Fuoco, una delle quattro regioni in cui è diviso il mondo. Questa terra è piena zeppa di fitte foreste pluviali, boschi infiniti ed inestricabili rovi. E piove, ma non come sulla Terra. Nulla, nel Valhalla, è come sulla Terra, anzi: è tutto esattamente il contrario. Le parole hanno un differente significato, le azioni un altro ancora. Il serio diventa stupido, lì, e le cose che qui consideriamo stupide in quel mondo sono di inconcepibile importanza.
Alcune di queste fate che Cassie vide anni e anni prima, non riuscivano a dominare la Natura - abilità piuttosto utile, nella Forah - ma riuscivano a dominare il fuoco, capacità potente e pericolosissima. Rischiavano di bruciare, e bruciavano, qualche volta, intere foreste.
Fortunatamente - o sfortunatamente? -, quasi ogni abilità o potere li si acquisisce imparandoli, quindi gli abitanti della Forah sterminarono tutti coloro che "sapevano". Mai più fuoco.
Cassie non vuole nemmeno immaginare come sia diventata quella regione senza nessuno che la incendi ogni tanto... si chiede, però, se Nereus sappia qualcosa delle sue origini. Accantona l'argomento, non le sembra il momento di parlarne perché probabilmente lui si chiuderebbe ancora più a riccio. -Dimmi perché stai così male- riprova la donna con un filo di voce. Tutto, pur di non pensare ai suoi problemi. Era così bello e giusto e meno doloroso mascherare il proprio egoismo con l'altruismo.

-Cosa mi sai dire sulle fate dagli occhi rossi?- chiede invece il ragazzo. Non esce una voce, ma solo un sibilo quando parla.

Lei cerca di scavare a fondo nella memoria. Sono cose che ha sepolto da tempo e fa fatica a ripescarle, ma alla fine ci riesce. -I Kan sono un clan unicamente antropofago, il solo nel Valhalla, da quello che so io. È una società matriarcale... Erano in estinzione già da quando ero bambina perché tra gli altri clan, per puro divertimento, si usava far combattere tra di loro i maschi Kan... che erano già pochi in natura. Combattevano fino alla morte. I Kan sono assassini spietati e si nutrono di carne solo di notte. L'ultima volta che ho incontrato uno di loro è stato... è stato nell'Erash.

-E che ci facevi, lì?

-Ero con la Caccia.- A Cassie esce di getto quest'ultima informazione e si pente subito di averla detta. Nereus la guarda, confuso e stupito, e lei scuote lentamente la testa, alzandosi dal letto e dirigendosi verso la porta.

-Dove accidenti vai?- chiede Nereus, bloccandole il passaggio e spingendola bruscamente verso il letto. Cassie gli rivolge un'occhiata assassina e si siede compostamente sul materasso, fissandolo attraverso le lunghe ciglia scure. -Non ti dirò nulla di quel periodo. Tu, piuttosto, come fai a sapere cosa sia l'Erash?

Nereus appoggia la testa sulla porta e ride sommessamente. La luce del crepuscolo illumina parzialmente la stanza tingendo il corpo del ragazzo di rosso ed arancione. È magro, ma non è una magrezza malata. Non c'è niente di malato, in Nereus. Più o meno. -Il Valhalla non mi è nuovo, tesoro. Non è poi così complicato raggiungerlo, solo che sono in pochi a sapere come si fa. Forah, Erash, Galad, Heleg: le ho viste tutte.

-Perché?- chiede Cassie.

-Perché mi piace sapere le cose.- Nereus si avvicina alla donna con passo lento, piazzandosi esattamente di fronte a lei e guardandola dall'alto. -Mi piacciono così tanto, i segreti. Sono l'unica cosa al mondo che ti da il potere di possedere qualcuno per sempre. Dimmi quello che sai sulla Caccia, dài.- Si abbassa allo stesso livello degli occhi della donna, sogghignando. -Non costringermi a parlare con il povero Gerard. E, già che ci siamo, non farmi arrabbiare in generale.

Cassie stringe le labbra in una smorfia di rabbia. Si sente così impotente, le sue mani tremano al pensiero che Gerard possa sapere tutto. Vorrebbe uccidere Nereus, vorrebbe uccidersi per la situazione in cui si è cacciata, freme per tutto l'odio che sta provando. Lui studia la sua reazione con un sorrisetto divertito sulle labbra, gli spietati occhi di un giallo più scuro del solito puntati in quelli nero pece della donna. -Non guardarmi così, Cas. Te la sei cercata- sussurra quasi contro le sue labbra. Lei rimane immobile, bruciando nel suo stesso odio, nel suo stesso senso di colpa. Perché è vero, è colpa sua e del suo egoismo e del suo assente autocontrollo. Nereus ha ragione: se l'è cercata.

Enchanted ||VINCITRICE WATTYS2017||Where stories live. Discover now