23 ¤BLUE¤

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La luce del sole illumina la stanza come se Dio avesse deciso di manifestarsi proprio davanti alla mia faccia. Stranamente non mi da fastidio, anzi: mi fa sentire... viva. A poco a poco la mia vista si abitua e riesco a vedere perfino la polvere che danza nell'aria, i minuscoli granelli che si scontrano ad una lentezza esasperante. Volteggiano, si incontrano, volteggiano di nuovo.
È tutto così calmo, tranne che per le voci al piano di sotto.
Sono voci maschili, le riconosco subito: Hector e Kevan. Mi rendo conto di essere stata svegliata da quelle.
Qualcuno sale le scale, passi pesanti e veloci seguiti da passi leggeri ed agili. Voci concitate, ringhi e sibili, poi uno dei due ragazzi viene scagliato contro la porta della mia camera e sussulto, fissando confusa il legno massiccio e chiaro dell'uscio.

-Non ti avvicinerai a lei.

-E come vorresti impedirmelo, uccidendomi?

-Sarebbe una soluzione come un'altra!

Mi alzo in piedi, camminando faticosamente verso la porta. Sono debole, ho freddo e vorrei solo dormire ancora. Quando esco dalla mia stanza i due smettono di guardarsi in cagnesco per voltarsi e squadrarmi preoccupati. Kevan ha un'aria stanca, i capelli blu sono tutti arruffati, quattro Blocchi posti in fila sul labbro inferiore ed altrettanti Blocchi sul sopracciglio destro non mi rassicurano per niente. I tatuaggi sul petto non si muovono ma lo faranno a breve, se non si calma.
Hector invece sembra sempre lo stesso Hector, a parte l'espressione sconvolta con la quale mi sta guardando. Mi accorgo di avere addosso solo una semplice canottiera nera e dei pantaloncini, così mi abbraccio la vita e distolgo lo sguardo.

-Blue...- Hector si avvicina. Sembra sconvolto, sono messa così male? Direi di sì. Non riesco nemmeno a stare in piedi, le ginocchia mi tremano troppo. Sento i palmi delle mani premermi contro le costole, costole sporgenti, dure, spigolose. Cosa sto diventando?
Muovo qualche passo in avanti poi lascio che Hector mi stringa forte a sé, cullandomi. Sta attento a non stringermi troppo per non farmi male, per non spezzarmi. -Sei così debole, così...

-Va tutto bene- sussurro. Non ho le forze per parlare, neanche per alzarmi sulle punte e stringerlo meglio. Posso solo cercare di non sembrare un peso morto tra le sue braccia. Anche questo mi è difficile, comunque.

-Blue, non è sicuro che tu viva con gente come lui! I tuoi non sono neanche a casa, sei sola e debole e scotti, scotti tantissimo. Nessuno si prende cura di te e...

-Io mi prendo cura di lei!- scatta Kevan. Hector fa un balzo indietro per lo spavento ed esclama: -Ma vuoi calmarti?!

-Tu calmati!

-No, tu!

-Non darmi ordini, umano.

-E questo sarebbe un insulto? No, perché lo sembrava!

Sono stufa. Senza dire una parola li supero, percorro il pianerottolo e poi scendo le scale per andare in cucina. Seduto sul bordo del tavolo trovo Nereus che si gratta la testa. -Oh, come sta la piccola ibrida?- dice non appena mi riconosce.

Lo fisso intensamente, rimanendo immobile sull'uscio. -Scendi dal mio tavolo- sbotto infine. Nereus obbedisce immediatamente, abbassando lo sguardo. È inspiegabile quanto ascendente io abbia sulle fate, trovo che sia una benedizione. -Tanto prima o poi tutto questo finirà- sussurra lui con un tono che non mi piace per niente, passandomi accanto per uscire dalla stanza. Quando mi giro per chiedergli spiegazioni è già sparito nel nulla. Va bene, va tutto assolutamente bene.

Ancora passi pesanti sulle scale.

-Perché sei venuto qui?- chiedo a Hector non appena lui e Kevan mi raggiungono in cucina. D'un tratto mi sembra che la stanza si sia rimpicciolita, come un paio di mutande lavate ad una sbagliata temperatura.

-Volevo invitarti ad una festa, ma ora non credo più che sia una buona id...

-Vengo- decido di punto in bianco. Ci sto pensando da giorni, ormai: voglio staccarmi totalmente dal gruppo di Dorothy.
Sicuramente lei sarà alla festa... occasione più che perfetta.

-Non è una buona idea- commenta Kevan. È lì, attaccato allo stipite della porta con le braccia incrociate, e guarda verso il basso. Sembra si sia già rassegnato al fatto che io sarei andata a quella festa, ma sicuramente non si aspetta questo. -Vengo, ma solo se Kevan viene con me.

Entrambi i ragazzi mi guardano come se avessi appena detto che Donald Trump ha dei bei capelli. -Cosa?- esclamano all'unisono, per poi fulminarsi reciprocamente con lo sguardo.

Io alzo un sopracciglio ed incrocio le braccia. -Perché no?

Hector scoppia a ridere. -Te ne potrei dare quattrocento, di ragioni!

-Beh, dopotutto chi potrebbe tenerti d'occhio ad una festa, se non me- sospira Kevan, quindi annuisce mestamente. -Va bene, ci sarò.

Faccio un sorrisetto soddisfatto. Un minuscolo piano si sta creando nella mia piccola testolina. Sarebbe stato esilarante. -Per te va bene, Hector?- chiedo, anche se la mia sembra più un'affermazione che una domanda. Hector mi guarda, poi guarda Kevan e stringe le labbra in una pallida linea nervosa. -Come vuoi- sbuffa infine, passandosi una mano tra i capelli biondi.

-Bene.- Sorrido, quindi li supero e faccio per tornare in camera. All'improvviso mi viene un dubbio, corrugo la fronte e guardo il salotto in direzione della finestra. Ci sono dei pezzi di carta abbandonati a terra ma per il resto è sempre la stessa finestra di sempre. Mi giro verso Kevan, sta guardando in cagnesco Hector. Devo fare qualcosa, prima che la fata lo uccida e si mangi i suoi resti. -Hector- lo chiamo. Lui smette di guardare una foto e si volta. -Dimmi.

-Ti ringrazio per essere venuto. Ci vediamo alla festa, ok?

-Oh- mormora lui. Sembra colto alla sprovvista, ma si riprende subito. Annuisce e sorride. -Certo. Alla festa. Sicura di stare bene?

-Sì, tranquillo- gli sorrido. Non mi reggo più sulle gambe. Hector allora fa per andarsene rivolgendo un'ultima occhiataccia a Kevan, ma si scontra contro Nereus. -Scusami- mormora distratto, poi lo guarda meglio e sgrana gli occhi. -Tu sei quello della fi...

-Della fine della tua vita, se non esci da questa casa- lo interrompe Kevan bruscamente. Prima che io possa fare qualcosa la mamma scende dalle scale abbottonandosi una camicia di seta verde sopra un top bianco. Non appena mi vede sorride e, preoccupata, mi sistema una ciocca di capelli dietro l'orecchio. -Come stai, piccina?- domanda. Non mi chiama 'piccina' da anni ormai e la cosa mi sorprende, tanto che le parole mi si bloccano in gola. -Bene- riesco a borbottare infine. Lei annuisce, poi guarda Kevan e lo ringrazia con un cenno della testa. -Ha vegliato su di te tutta la notte- mi informa subito dopo. Mi volto verso il ragazzo con l'intento di ringraziarlo, ma poi mi sorge spontanea la domanda: -Perché hai vegliato su di me?

La mamma rimane un attimo senza parole, dopodiché nota la presenza di Hector e si ricompone velocemente. -Hector, ti accompagno alla porta.- Il suo tono è gentile ma deciso e a Hector non resta che seguire mia madre. Il ragazzo mi saluta con un cenno, al quale rispondo appena. Ora voglio capire cos'è successo, anche perché di ieri ho ricordi frammentati, confusi.
Quando la porta si chiude comincio a fissare Kevan, il quale però continua a guardare altrove. -Va bene, che è successo?- chiedo a mia madre, la quale, sorridente, annuncia: -Kevan ti ha messo un Blocco!

Ah. Un Blocco.

Il sorriso della mamma vacilla un po'. -Ascolta, so che può essere un tantino sconvolgente, ma è solo per il tuo bene, Blue. È solo per il tuo...

-Dov'è adesso?- mormoro con voce tremante. Comincio subito a tastarmi il corpo, come quando sono sicura di aver perso il telefono da qualche parte ma non voglio ammetterlo a me stessa. -Dov'è?- urlo. Passo alla fase successiva: mi comporto come se avessi un ragno nei vestiti. -TOGLIETEMELO!

Enchanted ||VINCITRICE WATTYS2017||Where stories live. Discover now