1-La Deyanira di Ross.

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Cassia si era spesso ritrovata alla ricerca della libertà, sebbene non sarebbe mai stata eterna, fuggire per qualche ora le sembrava la soluzione più efficace per trovare un po' di serenità da quella vita condannata.

Le mura dell'abitazione che in passato condivideva con la sua famiglia, le erano sempre sembrate un rifugio.
Ma presto quelle stesse pareti diventarono una prigione da cui avrebbe voluto costantemente fuggire, dopo la morte della madre. Eppure lei era rimasta. Molte volte, sicura della sua scelta, aveva provato ad andare via, con la valigia sulla spalla, ma alla fine ripercorreva i stessi suoi passi, tornando indietro. Amava troppo suo padre per fargli un simile torto.

Così, di tanto in tanto, la giovane ragazza cercava un po' d'aria fresca, solitaria si incamminava tra le disabitate colline coperte dal bianco della neve, verso laghi di ghiaccio più nascosti dell'Isola di Ross.

Quando in quella stessa mattina il padre si allontanò dall'abitazione per svolgere il suo povero lavoro da falegname, la ragazza non riuscì a resistere un secondo di più: con la compagnia del suo unico cappotto rosso, salì lungo la sua collina preferita, quella che le offriva rifugio e tranquillità ogni volta che Cassia ne sentiva il bisogno.

Ed era proprio lì che adesso si trovava, con lo sguardo assente puntato sul panorama del regno, cercando di attenuare i pensieri ricolmi nella sua testa. Ammirava il paesaggio completamente bianco, avvolto dal solo ghiaccio. Poteva vedere molte delle abitazioni presenti, tra cui la sua casa. Da lì scorgeva la finestra dalla forma esagonale della sua camera, da cui ogni giorno ammirava la maestosa fontana di ghiaccio della piazza principale. I bambini giocavano e ridevano correndo intorno ad essa, tirandosi palle di neve, godendosi la libertà che Cassia non aveva mai avuto.

Ci pensava spesso a quanto lei fosse diversa, messa in confronto a tutto ciò che la circondava. Si domandava spesso perché quel destino malefico era stato scaricato sulle sue spalle, come se meritasse davvero quella condanna. Cosa aveva fatto lei di sbagliato, oltre al fatto di essere nata in un posto che non le apparteneva?

Cassia spostò lo sguardo su quelle montagne. Ovunque il suo sguardo cadesse, era impossibile non notarle, bianche e possenti com'erano. Erano come una muraglia, circondavano il luogo in cui lei era cresciuta, ricordandole che anche loro si assicuravano che Cassia non potesse scappare. Oltre quelle mura naturali, non sapeva cosa avrebbe trovato e forse non l'avrebbe mai scoperto. Il buio le impediva la visione di qualunque altra cosa, l'unica rara luce vi era regalata da migliaia di lucciole, che volavano da qualsiasi parte, illuminando l'ambiente. A volte regalavano l'illusione di un cielo infinito, mentre loro recitavano la parte delle stelle. Ma la realtà tornava presto ad infrangere quel sogno, accompagnato dalla consapevolezza che un cielo, sull'isola di Ross, non sarebbe mai esistito.

Non era solito che nel luogo in cui Cassia si godeva piccoli attimi di libertà, passasse gente. Poche volte il suo sguardo aveva incrociato quello di uno sconosciuto, ed in quelle rare volte lei aveva finto di non esistere, come un fantasma che si fa vedere di tanto in tanto.

L'aria era umida, come sempre. Il freddo si insinuava negli squarci presenti sulla stoffa del cappotto che indossava, facendola rabbrividire. Le sue mani erano perennemente fredde.

Da lontano vide una donna, i comuni capelli biondi non la incuriosirono per niente. Si paragonò a quella donna lontana, ed ancora una volta la differenza le parve evidente: il suo corpo esile ed i suoi occhi di ghiaccio erano simili a quelli di molti, forse erano l'unica cosa che l'accomunava a quel posto. Erano i suoi capelli rossi, come la sua anima infuocata, che la rendevano diversa da tutti. Cassia aveva odiato quella differenza che l'aveva portata ad una vita di fuga e silenzio da quando ne aveva memoria.

Forse era per questo che la donna continuava a fissarla. Aveva un mantello lungo, di un colore simile alla quercia di pino, che lasciava scoperta solo la testa. Tra le braccia aveva un fagotto, Cassia suppose fosse un bambino. Cassia non si domandò neanche cosa ci facesse lì quella donna, nel primo mattino, con un bambino tra le braccia.

Cassia |h.s.|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora