14-Sgretolandosi.

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Quando la porta si richiuse dietro le loro spalle il buio li avvolse senza lasciare traccia dei raggi del sole che illuminavano il giorno appena sorto. Delle scale in legno salivano in alto mentre l'oscurità ne avvolgeva la fine.
Cassia restava dietro Harry, che le fungeva da scudo umano contro tutto ciò che sarebbe potuto accadere. Le loro mani restavano ancora intrecciate come se entrambi avessero bisogno di quel contatto così completamente impregnato dalla paura di perdersi e non trovarsi più. Insieme proseguirono nella salita di diverse rampe di scale che portavano troppo in alto, dove Harry non era mai stato.

Dopo un salita che gli parve infinita una porta li bloccò dal proseguire. Una fioca luce era posta sopra il legno che impediva il cammino verso l'unica via possibile da percorrere.

Harry non si sarebbe fermato lì, la sua curiosità fremeva dalla voglia di uscire allo scoperto. Cosa ci sarebbe stato dietro al legno scuro?

Harry calò la maniglia ma restò tutto immobile, mentre il ferro arrugginito provocava sibili striduli e fastidiosi. Il ragazzo si guardò in torno, alla ricerca di qualcosa che potesse fungere da chiave improvvisata, ma intorno a lui non c'era cosa che potesse aiutarlo.

«Harry, guarda sulla parete» disse Cassia.

Harry seguì il consiglio. Nella parete a destra dalla porta vi erano strani disegna asimmetrici: onde, cerchi e quadrati. Una chiave in nero era incisa sul muro in cemento. Spostò il suo sguardo più in là continuando a cercare, ma trovando invece solo rombi, altri cerchi e rettangoli. Poi un'altra chiave disegnata in nero. Harry si allontanò per avere una visione più allargata dell'intera parete, scoprendo che essa era completamente ricoperta da quei segni strani e da chiavi disegnate.

«E quale sarebbe la chiave?» Chiese Harry.

«E' un'illusione ottica» spiegò Cassia. «Tu pensi che siano solo disegni, ma essi sono stati creati apposta per farti percepire in modo scorretto qualcosa che nella realtà si presenta diversamente.»

Cassia superò Harry dopo aver sciolto le loro mani e si mise davanti il suo corpo possente. Poggiò la mano sulla parete e con l'accensione di una fiamma trasportò il calore dalle sue mani alla roccia. La lasciò li' finché una delle chiavi disegnate non prese il colore del metallo incandescente.

«Come pensavo.» Cassia allungò la mano verso la chiave appena trovata. «Il ferro è un buon conduttore termico» disse fiera della sua furbizia, con la chiave adesso sulla sua mano.

Harry la guardò stupito allungando la mano per prenderla.

«E' calda.» Cassia scostò velocemente la mano lontano da lui. Fu lei ad inserirla nella serratura che avrebbe aperto la porta.

Quando la serratura scattò Cassia riportò la chiave sulla parete in modo da non destare alcun sospetto.

Harry aprì la porta e non ci fu più buio. Una luce bianca nata artificialmente riaccese i loro occhi poco abituati all'illuminazione. Un piccolo corridoio dalle pareti bianche gli apparve davanti.

Procedettero in avanti e si fermarono davanti al muro che divideva l'ambiente in due direzioni opposte.

Harry e Cassia discussero brevemente prima di dividersi e separarsi: lui andò a sinistra mentre la ragazza proseguì verso destra, si sarebbero rivisti esattamente nel punto in cui si erano lasciati tra non più di dieci minuti.

Cassia si allontanò senza alcun timore, percorrendo il corridoio a destra che la portò in una grande stanza luminosa, tinteggiata di bianco, ma la sala non era vuota: delle tende chiare delimitavano lo spazio creando un largo corridoio in cui camminare.

Cassia scostò la prima tenda all'interno del quale vi trovò un lettino avvolto da coperte bianche e privo di proprietario, difatti nessun dormiente vi si trovava sopra. La ragazza la richiuse continuando la sua ispezione più avanti, aprendo altre tende e scoprendo altri letti vuoti.

Sembrava essere un'infermeria priva di pazienti. In realtà non aveva ben capito cosa il castello rappresentasse e contenesse, era un carcere o una residenza? Lì dentro aveva trovato celle, cucine e bagni, poi nient'altro. Demetria si trovava fuori, nascondo in una grotta lì vicino protetta dalle rocce. Quindi tutto ciò cosa poteva significare?

Cassia non ebbe tempo di rispondere quando aprendo un'altra tenda ancora, trovò qualcuno sotto le lenzuola bianche. Si avvicinò a quello che pareva un ragazzo ancora in giovane età. La carnagione scura mostrava la sua giovinezza nascosta sotto la barba poca lunga. Poteva vedere le sue ciglia così scure piegate, mentre le palpebre rimanevano abbassate. Diversi fili vi erano collegati sul suo braccio. Chissà perché si trovava lì, si domandò Cassia.

Si avvicinò ai suoi piedi ed estrasse la cartella clinica appesa alle sbarre del letto.

Maschio;
Windblood;
Ventuno anni;
Zayn Jawaad Malik.

Harry nel frattempo aveva proseguito verso sinistra finché non si era ritrovato dentro una stanza non troppo grande che conteneva decine di schermi.

Lo schermo più grande mostrava una grande sala che conteneva dei lettini, ognuno di essi delimitato da delle tende. Le schermate più piccole riprendevano in maniera più dettagliata ogni reparto con ogni letto. Era forse un'infermeria? si domandò.

Harry capì di star guardando attraverso l'obbiettivo di delle telecamere, così cercò Cassia.

La ragazza si trovava all'incirca a metà della sala quando Harry vide che stava aprendo una tenda contenente qualcuno. Osservò i movimenti della ragazza quando rimase stupita dalla presenza di qualcuno su uno dei letti, ma l'attenzione di Harry fu attirata verso un'altro punto più lontano, quasi alla fine della stanza: vi era un'altro uomo steso su un letto ma qualcosa di strano vi era collegato al suo corpo.

Cercò nella stanza la presenza di qualcun'altro, ma quando lo trovò sentì lo stomaco piegarsi su se stesso.

Un uomo steso sul letto era avvolto da coperte rosse, impregnate di sangue. Il liquido era sceso sul pavimento formando una grossa pozzanghera rossa sul pavimento chiaro.

Harry non perse tempo nel cercare Cassia tra gli schermi, corse direttamente verso di lui.

Avrebbe voluto fermarla prima che lei avesse visto ciò che poco prima i suoi occhi avevano scorto.

Il suo cuore si fermò in gola quando udì delle urla far eco nella sua testa. Una voce ancora lontana da lui. La riconosceva, sapeva da chi provenissero.

Sentì le gambe cedere, il cuore esplodergli nel petto dalla preoccupazione, mentre le urla continuavano, ma quando finalmente la trovò, non fu affatto un sollievo.

Cassia aveva le testa poggiata sul braccio di un uomo di mezza età, le mani aggrappate al corpo che scuoteva. I singhiozzi riecheggiavano tra le pareti per piombare dritte nel cuore di Harry.

«Papà» sussurrò Cassia con gli occhi pieni di lacrime.

Papà? Domandò Harry a se stesso, mentre si perdeva tra le macerie di un cuore che era quasi riuscito a sfiorare ma che aveva visto d'un colpo sgretolarsi davanti ai suoi occhi in pezzi così piccoli che sapeva non sarebbe riuscito a prendere.

***

La vita non è certezza. La vita è ingannevole ed imprevedibile, perciò vivete finché potete che le cose che davvero contano non sono in realtà quelle che credete.

Mi scuso per il pessimo capitolo.

Good luck,
M.

Cassia |h.s.|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora