13-La porta.

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Quando Cassia aprì gli occhi e lo vide, steso di fianco a lei, le venne un colpo.

Harry stava dormendo beato, il sole si poggiava esattamente sui suoi riccioli castani e le palpebre chiare che imprigionavano sogni in cui a nessuno era concesso entrare.

Si guardò intorno con fare confuso quando capì di non trovarsi all'interno della sua cella, sul duro e sfoglio pavimento. Si trovava invece su un soffice letto, morbido come comodo.

I suoi pensieri volarono a quando aveva ancora il privileggio di passare le ore notturne sul suo letto dalle coperte bianche e candide come quelle in cui si trovava avvolta in quel momento.

La stanza era piccola e la tinteggiatura scura incupiva un po' lo spazio. Della medesima grandezza era la scrivania posta di fronte al muro con una sola sedia. Potè notare la piccola finestra da cui penetrava la luce nella stanza e poi nient'altro. La camera restava sfoglia ed ordinata.

Cassia posò nuovamente lo sguardo sul ragazzo con cui quella notte aveva inconsapevolmente diviso il letto.

Per un attimo fu tentata dall'allungare un braccio e sprofondare la sua mano in quel cespuglio invitante di capelli ricci e scuri, ma invece non si mosse, rimanendo ferma a sfiorare le lenzuola. L'unica cosa che fece fu liberarsi della presa che Harry aveva imposto sul suo braccio come per paura che potesse scappare via.

Cassia non ricordava nulla oltre alla rabbia che aveva provato dentro e che si era presa il controllo della sua lucidità un'altra volta ancora.

Sapeva di essersela  presa con il ragazzo che aveva accanto senza alcuna prova concreta ed adesso, ritrovandoselo accanto, Cassia non capiva cosa Harry volesse ancora dimostrarle. L'aveva portata in camera sua per concederle un riposo migliore durante il suo stato più vulnerabile, se non fosse stata così confusa l'avrebbe ringraziato. 

Avrebbe voluto vagare all'interno del suo cranio e leggere i suoi pensieri. Avrebbe potuto fidarsi? Non avrebbe dovuto fidarsi?

Le provocava un tale livello di confusione che tutto pareva sbiadito, come se un velo le si fosse poggiato  addosso annebiandole un po' la vista. Alla fine tutto ciò di cui aveva bisogno erano delle risposte.

Cassia guardò il volto del ragazzo rivolto verso di lei, premuto sul cuscino dalla fodere bianca. Aveva la fronte aggrottata e le sue ciglia erano lunghe ma piuttosto chiare. Il suo naso sovrastava quelle labbra che non erano smisuratamente carnose, ma si accostavano perfettamente al suo viso pulito: erano di un rosa chiaro e leggermente screpolate mentre restavano schiuse e permettevano il passaggio dell'aria. Un piccolo neo posto sul lato più basso della guancia e vicino le labbra era coperto da cenni di barba, appena cresciuta, sparsa sul suo viso.

Abbassò il suo sguardo lungo la schiena di Harry che si trovava a pancia in giù sul materasso. Metà della sua schiena era scoperta, lasciando a vedere le sue spalle muscolose e le sue scapole leggermente in fuori, mentre il resto del suo corpo si nascondeva sotto il cotone fresco.

I loro corpi non erano troppo lontani, ma neanche così vicini da poter sentire l'uno il calore dell'altro, mentre entrambi restavano avvolti da leggere lenzuola prive di tonalità se non del colore delle nuvole chiare che riempivano il cielo delle giornate più soleggiate.

Poi all'improvviso, quando Cassia respirava lentamente e la serenità aveva preso il possesso del suo corpo sentì il cuore martellare alla visione di due gemme verdi incastrarsi con i suoi occhi chiari.

Harry aveva aperto gli occhi, l'aveva sorpresa mentre lei lo guardava ed aveva incontrato per la prima volta la sorpresa e l'imbarazzo negli occhi della ragazza.

Harry pensò che almeno per quella notte i suoi sogni erano stati sereni e che non si era sentito affatto solo. La  decisione che aveva preso la sera prima non risultò momentaneamente sbagliata ma sapeva che non ci sarebbero state altre volte, non poteva permettersele.

Cassia |h.s.|Where stories live. Discover now