18-Torni presto?

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«E' fuggita, ho mandato delle guardie ad ispezionare tutta l'area intorno al palazzo. Non mi spiego come abbia fatto, ma se dovessi prenderla non farebbe di certo una fine piacevole» gli aveva detto Demetra.

Harry non riusciva a credere che Cassia fosse davvero scappata, andata via, dissolta senza prima dirgli nulla, come se tutto il tempo trascorso insieme non avesse avuto alcun valore. Eppure ad Harry, di quei giorni, era importato qualcosa. Si era presa cura di lei per ogni giorno in cui aveva potuto, ma in fin dei conti cosa si sarebbe dovuto aspettare? Sapeva che non ci sarebbe dovuto essere alcun rapporto tra i due, eppure non poteva evitare di provare quel senso di delusione e sconforto, o forse semplice tristezza, per aver perso l'unica cosa che dentro quelle mura sfoglie lo faceva sentire pieno di gioia e quant'altro. Era per questo che adesso si trovava a percorrere il corridoio che lo avrebbe portato dentro quella cella, in cui mille volte era stato solo per tenere compagnia a Cassia che inconsapevole dormiva.

Ricordò tutte le volte che, quando la notte non riusciva a prendere sonno, si sedeva di fronte a lei e la guardava dormire, mentre su fogli bianchi imprimeva parole dedicate a lei e solo lei: la ragazza dal viso pallido ed i capelli rossi come il manto di una volpe.

Se avessi potuto
non l'avrei toccata,
pelle delicata
come fiori appena colti
non posson esser toccati e
rovinati.

Ricordava di aver scritto durante una notte insonne, perché Harry restava spesso vittima della notte poiché i suoi occhi non sembravano mai troppo stanchi dal dormire e lasciar volare le sue paure.

L'ultima volta che l'aveva vista era stato tre giorni prima, quando aveva trovato il padre senza vita. Ricordava come i suoi occhi fossero spenti, vaganti in un mondo di dolore nella quale solo lei sarebbe potuta entrare. L'amore per il padre sembrava essere infinito, come infinito sarebbe stato il suo dolore. Non la biasimava per la sua fuga, da una parte era felice che quella giovane ragazza dai capelli rossi si fosse riappropriata della libertà che per diritto le apparteneva, ma era la parte più egoistica che c'era in Harry a soffrire.

Dentro sentiva tutt'altro che vuoto per la lontananza che Cassia aveva deciso di prendere senza confidarglielo. Lui si sentiva più che altro pieno. Pieno di tutte quelle parole che mai aveva avuto il coraggio di dire. Pieno di tutti quei gesti che mai avrebbe potuto più fare.

«Tornerai? Presto o mai?» Sussurrò alle pareti, con la speranza dentro al cuore che quelle parole l'avrebbero raggiunta, ovunque lei si trovasse. Perché alla miane in lui poteva nascere ancora qualche nuova speranza, ma la stessa veniva presto spazzata verso l'infinito oceano di speranze perdute che aveva dentro. Non l'avrebbe mai più rivista e per sempre gli sarebbero rimaste incastrate tra le mani tutte quelle carezze che le avrebbe voluto dare, o tutti i baci e tutto ciò che il suo cuore offriva.

Quando arrivò davanti la sua cella, notò subito la pelliccia posta ancora sul pavimento, si domandava se ci avrebbe trovato sopra ancora il suo profumo, così si avvicinò, si ci sedette sopra e se ne portò un angolo al viso.

Chiuse gli occhi inalando l'odore di cui quell'ammasso di peli era impregnato. Era un odore dolce, femminile, fresco. Sapeva di lei e mentre Harry continuava a respirare tutto ciò che di quella fanciulla gli rimaneva, poteva immaginarla distesa su un lato mentre dormiva beatamente. I suoi capelli lunghi sparsi per il pavimento. Quei capelli. Quanto avrebbe voluto passare le mani tra quei ciuffi rossi, così morbidi, così sensuali. Non gli restava che ricordare quella ragazza che gli aveva preso un pezzo di cuore e a cui non avrebbe mai più potuto dare l'altra metà ancora battente dentro al suo petto.

Quando riaprì gli occhi e posò la pelliccia sul pavimento a cui apparteneva, la sua mano sbattè contro qualcosa sotto di essa. Quando la scostò, notò il piccolo diario di pelle nera, che prese presto tra le mani.

Cassia |h.s.|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora