10-L'albero dei sogni.

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Il suo sogno era disturbato da quei capelli. Quei capelli rossi come il fuoco che si muovevano a ritmo costante da un lato all'altro delle sue spalle e le scendevano giù, dove sfioravano i fianchi.

La visione di quell'immagine mandò Harry in un altro mondo, un modo inesistente in cui aprire il cuore non avrebbe conseguito nessun danno. Sognava da giorni la presenza del suo corpo stesso sulle lenzuola scure del suo letto. Infilare le sue mani in quei capelli morbidi, sentire il profumo della sua pelle, l'odore dei suoi capelli, ammirare il colore dei suoi occhi.

Avrebbe voluto conoscerla, non allenarla. Avrebbe voluto sfiorarla, non allontanarla. La sua bellezza lo inebriava del profumo della tentazione, il suo cervello non capiva più nulla: Cos'era il giusto e cos'era il sbagliato?

Era stufo di desiderare ciò che il destino gli aveva portato per essere odiato.

Si alzò dal letto, affibbiò la cintura dei pantaloni, stringendoli forti in vita.

Era pomeriggio inoltrato ed il sole stava per calare, l'aveva già vista quella stessa mattina a Cassia, durante l'allenamento giornaliero, ma erano passati già dei giorni dove la ragazza si era mostrata più distante.

Lui l'aveva notato subito, gli occhi di Cassia non si posavano mai sui suoi, ma Harry aveva ricambiato i gesti freddi senza proferire parole, con la consapevolezza che fosse giusto continuare in quel modo. La sua indifferenza lo avrebbe aiutato a non montarsi la testa.

Eppure adesso, contro la sua ragione i piedi camminarono verso la direzione più sbagliata del mondo. Il suo corpo sembrava attratto come il polo opposto di una calamita, e presto si trovò dietro delle mura, occhieggiando tra il buio insistente.

Da lì la ragazza non sembrava neanche bella, stesa sul pavimento, i capelli sporchi, le mani rovinate messe sul viso.

Cercava, cercava la perfezione nei suoi occhi e non la trovava. Non poteva non ammettere che però quegli occhi chiari gli mancavano come l'aria.

Forse non avrebbe mai funzionato, lei sembrava essere così debole ed immensamente forte. Così sicura e piana di dolore. Un dolore che la dea che lui stesso adorava le aveva inflitto. Sembrava essere tutto un contro senso, anche i sentimenti di Harry lo erano e lui ne era pienamente consapevole, ma se ci fosse stato un modo per riuscir a stare lontana da quella fanciulla senza sentirne la mancanza, non sapeva se lo avrebbe usato.

Spiava i suoi movimenti, e leggeva dal modo in cui le sue mani frenetiche si avvicinavano al suo viso, che doveva non star bene. Il cuore di Harry si spezzò nell'udire un singhiozzo , e non conosceva neanche la ragione di quella sua reazione.

Uscì dal buio ed a grandi passi si diresse verso di lei. Quando fù davanti la ragazza, non la salutò nemmeno.

La guardò dall'alto per brevi secondi, finchè Cassia non permise l'incrocio di quegli occhi che si volevano, se pur non potevano aversi. Un misto di attrazione e desiderio che non lasciava scampo.

Harry pensò ancora che non fosse perfetta come più volte la sua mente gli aveva lasciato credere, il suo corpo piccolo con poche forme era la conseguenza del mal nutrimento e delle sfortune subite durante la sua vita, ma il suo corpo che all'apparenza sembrava scarno, con poco da ammirare, agli occhi del ragazzo era ricoperto da gemme preziose che le conferivano un aspetto affascinante e lui si domandava spesso quale oscura realtà vi era imprigionata tra le sue ossa e la carne. Di cosa fosse fatta la sua anima non lo sapeva ancora.

Harry si inginocchiò e portò i loro visi alla stessa altezza.

Poteva sentire il suo cuore correre ed inciampare sui suoi stessi battiti, ma Harry, sicuro del da farsi, cercò la sua mano, nascosta tra la peluria della pelliccia. La mise sul suo palmo e con il pollice ne sfiorò il dorso. Ma quella piccola mano, che entrava perfettamente su quella grande del ragazzo, scivolò presto via.

Cassia |h.s.|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora