33-Normalità.

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Era già buio quando arrivarono, ma nel momento in cui i loro corpi zuppi toccarono la vera terra ferma, si sentirono privi di ogni stanchezza, così entusiasti di aver superato anche quest'ostacolo. Eppure uno strano silenzio calò, forse perché non si aspettavano di trovare il nulla. Ma fu per prima Cassia a deridersi e pensare 'Che t'aspettavi? Una festa di benvenuto?'

Restò accanto ad Harry, o forse fu Harry a restare acconto alla ragazza, ma questo poco importava poiché il silenzio era l'unico sovrano. Eppure Cassia li sentiva gli occhi, del ragazzo dietro di lei, posarsi ogni tanto sulla sua pelle, ma non si sarebbe mai girata a guardare e confermare le sue ipotesi, quanto più impaurita di conoscere la verità. Solo Max aveva parlato e mentre si lasciavano un altro sole alle spalle, camminavano tra altre terre ed altri alberi che né Harry né Cassia avevano mai visto.

Passò poco più di un quarto d'ora quando Max si fermò, e dietro di lui tutti arrestarono i propri passi. Zayn si avvicinò al cugino. Erano arrivati, ma non vi era alcuna porta da aprire, nessun cancello da varcare. Intorno tutto restava immobile e le foglie vecchie si lasciavano pestare.

Max proseguì, dirigendosi verso la sua destra e si infilò in una caverna. Le mura scura e alte. Il buio della notte si mischiò ad altro buio e l'agitazione non poté che crescere nell'animo della ragazza dai capelli rossi. Il mondo era grande, il cielo era infinito, perciò perché tutti volevano privarla della libertà? Harry sembrò notare la sua agitazione, fu per questo che poggiò una mano sulla sua schiena. C'era lui a proteggerla, qualunque cosa sarebbe accaduta, glielo aveva promesso tempo prima.

«Non volevo che assomigliasse ad una prigione, né ad un rifugio. Desideravo solo avere una casa in un angolo non contaminato dalla cattiveria.» Max si fermò, la voce fiera, le spalle dritte e gli occhi lucidi anche nell'oscurità.

«Bentornato, Max. La stavamo aspettando.» Una voce acuta e profonda rimbalzò tra le pareti rocciose.

«Felice di vederti, caro mio saldato» lo salutò di rimando Max.

Una flebile luce d'orata illuminava l'ambiente, facendo scorgere il necessario. Quella stessa luce illuminava il viso dell'uomo, lasciando vedere la lunga barba scura e la sua testa tonda e rasata.

Max proseguì, guidando i suoi, ormai, nuovi amici. «Sono così felice di tornare a casa» Disse Zayn a Max. «Anch'io, cugino.­»

Quando finalmente quel corridoio finì, Cassia si sentì già libera, e le sue preoccupazioni svanirono d'un fiato. Pareva di vedere un quadro, che di qualsiasi cosa sarebbe stata fatta la libertà, con Harry accanto ed un piccolo nuovo mondo davanti, sembra essere proprio quella. Il sapore dell'aria fresca, la voce della gente e le risate lontane dei bambini. Quanto tempo era passato dall'ultima volta in cui aveva visto tante persone in un luogo solo. I pensieri di Cassia volarono verso il luogo in cui età cresciuta: la sua casa le mancava parecchio ed in quell'esatto momento promise a se stessa che ci sarebbe tornata, un giorno.

Del grande spazio si poteva vedete l'inizio e la fine, ed una cosa di maestosa eleganza era la presenza di una grande fontana al centro dell'unica piazza, la struttura si innalzava in alto costituita da cinque stemmi. Cassia ne riconobbe quattro: Il fuoco, l'acqua, la terra e l'aria. Eppure c'era l'ultimo, quello che sovrastava tutti ma che non aveva mai visto. La ragazza si avvicinò a Max,così curiosa, e gli domandò cosa simboleggiasse quel segno. Max la guardò. «E' la pace.» spiegò, e poi alzò entrambe le braccia al cielo ed urlò. «La pace avremo se la libertà ci prenderemo!»

Un silenzio sordo calò, il tempo sembrò fermarsi e poi velocemente tutto ripartì. I ribelli urlarono e la felicità si espanse perché quella prima missione era andata a termine, ed il capo era tornato a casa.

Cassia |h.s.|Where stories live. Discover now