5-Harry o Harold?

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Cassia aveva avuto tutto il tempo di pensarci, durante le giornate brevi e le notti infinite. Aveva provato da qualche giorno a sforzarsi e cercare un modo per sprigionare i suoi poteri e certamente migliorarsi. Dopo essere andata alla ricerca della morta ed esserene uscita quasi illesa, aveva deciso di smettere di piangersi addosso e trovare un modo per fuggire o essere liberata. Si ripeteva che avrebbe trovato una soluzione se solo l'avesse cercata.

Aveva aspettato due giorni che qualcuno venisse a controllarla, ma Hannalice aveva già fatto il suo controllo settimanale qualche giorno prima, ed il ragazzo misterioso non era più venuto. Nonostante tutto, ogni giorno un vassoio si faceva trovare sul pavimento, allo stesso punto, con qualcosa sempre differente da gustare. Da quando Cassia aveva deciso di cercare le stesse forze di cui tutti sembravano saperne più di lei, aveva iniziato a mangiare. Il suo corpo non era più stanco e la notte dormiva più a lungo. Forse si stava abituando o forse non le restava nient'altro da fare. La notte la sua mente non le facevano rivivere più il momento in cui quegli uomini la portarono via da suo padre, e non sognava più che le pareti le cadessero addosso fino a farle mancare il respiro. A volte non ricordava niente, altre sognava la libertà, prati verdi ed immensi, cieli infiniti e azzurri.

Si trovava stesa sull'ammasso di peli che le conferiva un calore rilassante, quando stava aspettando un segno di vita da parte di qualcuno.

«Cammina, Ammasso di letame!» Aveva gridato qualcuno dalla voce roca, l'avrebbe descritto come un uomo vissuto. I suoni che Cassia sentiva erano confusi. Si alternavano da rumori di trascinamento e silenzio. Come se qualcuno camminasse contro la sua volontà. Poi sentì dei lamenti, un corpo sbattere sul pavimento.

«Adesso sta al tuo posto, dove meriti. Vigliacco!» Quella voce possente si era sentita di nuovo. Cassia si era alzata immediatamente sui suoi piedi ed attenta a non sbattere contro la parete di energia aveva chiamato l'uomo.

«Deve portarmi da Demetria! Ho bisogno di parlarle!» Aveva gridato la ragazza per farsi sentire. Non aveva udito che una risata come sua risposta. L'uomo le si era posizionato davanti, la sua altezza le incuteva paura, ma non si era fatta intimorire, sapeva che la Dea la desiderasse in vita e nessuno sarebbe stato autorizzato ad ucciderla.

Mentre percorrevano lunghi corridoi, Cassia si era domandata quante strade diverse portassero alla stessa destinazione. Assomigliava tanto ad un labirinto. Se mai essa avesse voluto scappare le sarebbe servito una piantina dell'intero posto.

Presto la guardia l'aveva portata all'interno della Caverna che la ragazza sembrava conoscere ormai a memoria, nonostante fosse venuta lì solo due volte scarse.

«Mia signora, La Deyanira ha fatto richiesta di incontrarla.» aveva detto la guardia che la affiancava. La Dea Demetria aveva congedato l'uomo e così erano rimaste sole. Voleva solo schernirla dicendo che fosse un'incapace e non aveva intenzione di ascoltare cioè che la ragazza aveva da dire.

«Non ho solamente avuto la possibilità di frequentare i soliti corsi di autodifesa ed autocontrollo dei poteri.» Si era giustificata la povera vittima. Non voleva che Demetra sapesse che per tutta la vita era fuggita proprio da lei. Non voleva che essa sapesse quanto controllo e potere avesse sulla sua vita.

Successivamente la Dea le aveva detto che l'avrebbe mandata a generare nuove vite nella terra che le apparteneva se non le fosse tornata utile la sua vita.

A cosa sarebbe stata utile, Cassia, non l'aveva ancora capito.
Erano davvero questi gli obiettivi della Dea? Si era domandata la giovane. Mandarla nel regno deserto dei Fireblood e generare Oromatua? Il pensiero che avrebbe dovuto giacere e procreare con un uomo in età così giovane le faceva salire conati di vomito anche adesso che si trovava lontana da quella sudicia caverna. Ma non erano sicuramente questi gli obbiettivi della Dea, pensò, ci doveva essere ben oltre sotto.

Cassia |h.s.|Where stories live. Discover now