29-Ignoto.

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Cassia era rimasta seduta sotto quell'albero finché la notte non le era calata addosso, ma la ragazza non si sarebbe mossa da lì finché Harry non sarebbe tornato a stringerla. Perciò, quando il sole era scomparso e la luna era rimasta come unica fonte di luce che illuminasse l'ambiente, con fare annoiato si mise a guardare le stelle ed a pensare ai suoi genitori, che sicuramente adesso era tornati ad amarsi.

Si sentì sola, quando poggiò una mano sul terriccio umido e, dopo secondi, nessuno la strinse, proprio come sentì la mancanza di Harry quando iniziò a sentire freddo ma non trovò il calore corporeo del ragazzo a scaldarle il fianco o a mandarla in fiamme con semplici baci.

Tutto ormai sembrava ricordarle lui. Persino guardando le foglie poteva rivedere i suoi occhi, ed anche guardando le stelle poteva ricordare il suo sorriso. I suoi gesti e la sua gentilezza d'animo avevano fatto in modo che Harry restasse macchiato sulla pelle di Cassia.

«Disturbo?» Cassia non aveva visto arrivare Zayn, perciò si spaventò quando sentì la sua voce inaspettata.

Cassia non era a conoscenza del fatto che il ragazzo fosse rimasto ad osservarla per ore, mentre a debita distanza restava nascosto.

«N-no» rispose tirandosi su e drizzando la sua schiena.

«Scusa per oggi, io-»

«Non hai di che scusarti» lo interruppe Cassia. «Mi scuso io per la mia invadenza.»

«Avrei dovuto farti compagnia» Zayn le rispose, il tono di voce restava distaccato mentre invano cercava di mostrare il suo dispiacere.

«Non ha importanza.»

Zayn poggiò le sue spalle sul tronco d'albero posto difronte Cassia ed, imitando la ragazza, alzò il volto al cielo ed in silenzio guardarono le stelle.

«A cosa lavoravi oggi?» domandò la ragazza dopo minuti interminabili di silenzio, ma non lo guardò neanche per sbaglio, mentre teneva gli occhi puntati al cielo.

«È... è una vecchia cosa di famiglia.»

Cassia non fece altre domande, pensando che la risposta furtiva di Zayn dichiarasse apertamente che il ragazzo non volesse esporsi più di tanto.

Zayn restava in penombra, ma non sapeva quando avesse incuriosito Cassia, che come una torcia avrebbe voluto illuminare ogni parte del suo essere e scoprire chi fosse davvero.

«A cosa pensi?» Sentì sussurrare piano, ma Cassia non fu sicura di aver sentito davvero quelle parole, eppure quando puntò i suoi occhi su Zayn, il ragazzo la stava già guardando. Quegli occhi troppo scuri rimasero incastrati senza timore dentro a quelli chiari per un tempo che si perse scorrendo. Per un attimo, un frammento di secondo, Cassia pensò di riuscire a leggere, negli occhi scuri di quel ragazzo misterioso, un velo di nostalgia. Una stretta le strinse il cuore bloccandole la respirazione, ma tutto le incitava a non muoversi, a restare con le iridi inchiodate ad occhi sconosciuti, perché se pur scontrati poche volte, Cassi avrebbe potuto descriverli come due occhi scuri come la corteccia di un albero con scaglie sparse di nero. Nero come il ragazzo, che pareva tanto introverso e riservato.

Cassia aprì la bocca per rispondere, ma alcuna parola lasciò le sue labbra, e fu quando nella sua testa balenò la voce di Zayn che le diceva piano «Va tutto bene, non ti preoccupare» che la ragazza distolse il suo sguardo, sentendosi stupida per aver pensato che Zayn potesse parlarle in quel modo.

Cassia aveva la mano poggiata sul terriccio fresco, quando sentì la terra tremare sotto di essa, e fu quando udì il rumore di zoccoli lontani, che capì.

«Stanno arrivando, li senti?» chiese al ragazzo con gli occhi puntati ancora su di lei. Lo sentiva il suo sguardo addosso, e non poteva evitare di domandarsi perché la osservasse così tanto.

«No, Chi?»

«Max e Zayn» rispose Cassia, alzandosi inpiedi. Presto anche Zayn li udì, e imitò Cassia alzandosi dall'umido terriccio.

I due uomini a cavallo furono presto visti tra rami e alberi mentre, facendosi spazio tra gli impedimenti del bosco, arrivarono davanti all'abitazione, rallentando la loro velocità finché non furono esattamente dove voleva trovarsi.

Cassia si avvicinò lentamente ad Harry, mentre lui scendeva dal cavallo dalla pelliccia nera. Si guardarono per brevissimi secondi, gli sguardi che percorrevano l'intero corpo e gli occhi sereni alla consapevolezza che entrambi stessero bene. Fu Harry che fece un ulteriore passo avanti e le incastrò il polso tra la sua mano destra, poi con un movimento svelto la tirò a sé e con la mano sinistra, insinuatasi tra i capelli in fiamme della ragazza, avvicinò il viso pallido di lei verso il suo petto caldo e sudato.

Finalmente, Cassia, poteva sentire nuovamente il suo profumo, la sua pelle calda, il suo cuore battente. Era unico: un essere di imparagonabile bellezza e gentilezza. Ma così nascosto restava la consapevolezza di voler stringerlo e scontrare i suoi occhi verdi per dimenticare occhi più scuri, appartenenti ad un uomo che non era lui.

Harry le lasciò un bacio tra i capelli, mentre stringendola saldamente la alzò e la fece girare in cerchio. «Ti ho pensato tutto il tempo» le sussurrò, ma sta volta oltre a sentire la bella risata di Cassia, il ragazzo ricevette anche una risposta. «Anche io, per ogni secondo.» Harry ridacchiò e la mise giù.

«Abbiamo tante cose da raccontare» informò, con voce più alta.

Cassia annuì ed insieme, con Max accanto, si incamminarono verso l'interno dell'abitazione. Ma prima di iniziare ad andare, la ragazza si voltò e guardò esattamente nel punto in cui aveva lasciato Zayn prima che si fosse incamminata verso Harry, nell'esatto posto in cui avevano avuto la loro prima vera conversazioni, che se pur breve e insensata, aveva lasciato qualcosa di fuori posto dentro allo stomaco di Cassia. Lei non sapeva se sentirsi più piena di quegli occhi o svuotata dallo sguardo che sembrava saperla leggere dentro, ma in ogni caso, Cassia non vide più la sagoma di Zayn. Il ragazzo se ne era andato, forse era rientrato o forse era andato chissà dove, ma Cassia sapeva soltanto che non la stava più guardando.

Perciò tutt'e tre entrarono in casa, l'odore di fresco li avvolse, mentre le mura dell'abitazione restavano pronte ad accogliere altre verità mai sentite.

Dieci minuti dopo, durante la cena, Max aveva raccontato tutto ciò che era successo alla casa di Christopher, l'ex amante di Demetra. La rabbia di Cassia crebbe, come quella di tutti i presenti: poteva mai essere reale tanta crudeltà in un unica donna ? La risposta c'è l'aveva ed un esempio vivente era quella donna malefica.
Insieme avevano deciso che il giorno dopo sarebbero ripartiti verso il Madagascar, dove vi era il nascondiglio segreto dei ribelli, così pareva chiamarli Max.

«Partiremo per Madagascar domani mattina stesso, lì si nascondono i ribelli, la nostra gente.» Max li aveva avvisati, passando una mano tra i capelli.

«Come finirete a Madagascar? Il viaggio sarà molto lungo, potrei prepararvi delle provviste.» Cassia si domandò quanta infinita gentilezza possedesse quell'anziana donna tanto premurosa.

«Andremo con Shezan, non abbiamo altra scelta. »

«Non badare ai draghi per compiere viaggi tanto lunghi. Domani vi presenterò Zaratan, vi porterà lui sulle lontane terre del Madagascar» disse Jack.

Zayn sembrava assomigliare molto al nonno: schivo e freddo inizialmente, ma l'anziano in seguito, quando la sua corazza fu abbassata, aveva mostrato un cuore gentile e amorevole. Chissà se Zayn nascondesse gentilezza e quant'altro dietro le sue massicce mura di cemento.

«Che l'avventura abbia inizio!» Max brindò con l'acqua, cercando di scherzare anche durante situazioni critiche come quelle, eppure questa volta vi fu chi rise e chi brindò.

Quanto valevano le risposte, quante ne avrebbero volute e cosa stavano perdendo per trovarle. Tutto era ormai un gioco dal trofeo ignoto.

***

Ecco a voi il capitolo! Spero di non essere troppo in ritardo e di trovare ancora qualcuno qui con me.
Un grande bacio e buona fortuna a tutti, che di fortuna non ne basta mai.

M.

Cassia |h.s.|Donde viven las historias. Descúbrelo ahora