19-Anima morta.

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Durante quella notte calda, quando Harry si era svegliato con il corpo inzuppato di sudore, era rimasto per minuti a fissare il buio della sua camera che gli concedeva qualsiasi tipo di pensiero.

Dopo qualche altro minuto fatto scorrere veloce senza nessun atto compiuto si era alzato e si era affacciato all'unica piccola finestra che gli era concessa.

Le stelle erano alte, brillavano e splendevano distinguendosi dal buio del cielo. Se fossero stati ancora tra le stesse pareti, Harry avrebbe portato Cassia a vederle con lui, magari stesi sul prato con il vento che avrebbe soffiato via il caldo, ma lei non c'era e lui le avrebbe guardate da solo.

Fu mentre guardava le stelle che si ricordò che c'era un'anima che era morta ingiustamente e che non poteva raggiungere ancora le altre stelle nel cielo e brillare con esse.

Poteva intuire dalla luna alta che fosse ancora notte inoltrata e che l'alba sarebbe rimasta nascosta ancora per molto tempo.

Senza pensarci due volte si infilò la camicia adesso stropicciata, poiché l'aveva precedentemente lasciata giacere sul pavimento, ed uscì dalla porta per raggiungere l'ultimo piano.

Percorrere quei corridoi gli ricordò Cassia, la ragazza che sembrava starsi prendendo gioco di lui e del suo cuore e la stessa che era andata lontano ormai, lasciando le giornate di Harry vuote e tristi come lo erano prima del suo arrivo.

Gli mancava così tanto quel sorriso raro che spesso aveva fatto nascere sullo stesso viso in cui, l'ultima volta in cui aveva poggiato su i suoi occhi, l'aveva visto essere cupo e privo di vitalità, poiché fosse pieno della consapevolezza di aver perso per sempre l'uomo che l'aveva messa al mondo. E lui, Harry, non aveva fatto niente. Gli avevano impedito di stringerla tra le braccia e cullarla, rassicurandola dicendogli che avrebbero combattuto insieme il dolore, che Harry se ne sarebbe preso cura delle sue ferite finché sarebbero scomparse ed ogni cicatrice sarebbe guarita, ma non fu così. Non sarebbe mai successo. Gliel'avevano strappata dalle mani e, la cosa più dolorosa, era stata vedere quella ragazza indifesa lasciarsi trascinare senza alcuna opposizione, abbandonando ogni speranza.

Harry si ritrovò presto su quelle scale davanti quella porta, ricordò il modo in cui Cassia, usando la sua spiccata intelligenza, era riuscita a trovare la chiave. La trovò subito, ricordando la posizione in cui l'avevano lasciata. Harry girò la chiave, sicuro che a quell'ora tutti stessero riposando, e che non ci sarebbe stato nessuno ad intralciare i suoi passi.

Quando aprì la porta e la richiuse dietro di sé si rese conto di aver ragione, tutto era immerso nel buio, neppure uno squarcio di luce. Solo buio, così fitto che ebbe paura di annegarci dentro.

Harry entrò direttamente nella grande sala ricolma di letti che avrebbero imprigionato corpi innocenti. Ricordava di aver lasciato quel pover'uomo all'incirca su un letto al centro della stanza, perciò iniziò a scostare le tende ed a cercare sotto ogni singolo letto.

Fu quando, alzandosi dopo aver controllato sotto un materasso, che inaspettatamente vide un corpo steso tra le coperte bianche. Harry quasi urlò dalla paura ma presto si calmò quando capì quanto fosse innocuo quel pover'uomo dalla pelle scura. Osservò per un po' il suo corpo collegato a dei fili che portavano verso macchinari dalla funzione sconosciuta. La sua pelle scura contrastava molto con le coperte dal bianco candido, ma ciò che più attirò la sua attenzione, fu una grossa cicatrice sul suo viso, che partiva da sotto il suo occhio e percorrendo verso il suo naso si fermava poi sopra il labbro superiore.

Harry non poté far a meno di domandarsi quale fosse la storia di quell'uomo che non pareva neanche tanto grande d'età. La sua pelle stirata e le quasi inesistenti rughe sulla fronte gli facevano pensare che non avesse più di ventiquattro anni. Perché si trovava lì? Si domandò. Ma ormai, Harry, era consapevole del fatto che molte verità gli erano state nascoste e che molte bugie gli erano state confessate, eppure il motivo non lo conosceva. Da quando per la prima volta era entrato in quella stanza, in presenza di Cassia, si era domandato quale mistero si celasse dietro lo sguardo della Dea che l'aveva cresciuto tra menzogne e morte. Perché aveva creato quel posto? E perché lui aveva trovato dei cadaveri martoriati in un angolo della sala? Era forse un esperimento ciò che menti malefiche bramavano?

Cassia |h.s.|Where stories live. Discover now