11-Come volare.

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«Quindi t'importa di me?» le chiese il ragazzo che le si trovava davanti. I suoi capelli scompigliati dal vento, gli occhi verdi che la fissavano. Le importava di lui? Harry gli aveva rivelato il giorno prima di tenerci a lei, ma cosa provava Cassia?

Le parole di Maximilian le balenarono in testa «Non fidarti di Harry», aveva detto. Eppure il ragazzo gli avevo dimostrato tutto il contrario, non sembravano esserci traccia di bugie nel modo in cui i suoi occhi la osservavano. Fin dal primo istante era stato premuroso e persino il giorno precedente gli aveva dimostrato le parole dette, sciupando l'unico desiderio che avrebbe avuto la possibilità di usare solo per fermare le sue lacrime.

«Se così vogliamo dire.» Cassia osservò il cielo scuro, le nuvole che contenevano le lacrime che presto sarebbero state versate su quella terra. La sua mente la riportò a casa, lì dove il buio era perenne e la neve presente durante tutto l'anno che non lasciava spazio al verde di crescere.

«Allora facciamo un gioco.» Harry la distolse dai suoi pensieri.

«Che gioco?» domandò Cassia curiosa.

«Prendimi.» Il ragazzo la guardò con uno strano ghigno sulle sue labbra rosee. «Se lo farai ti svelerò un segreto, ma se sarò io a farlo dovrai dirmene uno tu.»

Harry si alzò e si arrampicò sull'albero e Cassia non perse tempo nel seguirlo, capendo le sue intenzioni.

Quei due si divertivano adesso a saltare da un ramo all'altro dell'albero dei sogni, rincorrendosi come bambini spensierati. Era forse la magia dell'albero a regalare quella serenità o i due restavano sereni per via della magia del loro interesse reciproco? Tutto ciò che alleggiava nell'aria erano le loro risate spontanee e contagiose. Mentre si spostavano leggiadri da un ramo all'altro ed insieme sembravano volare.

«Tanto non mi prendi!» la sfidò Harry.

«E' meglio che stai attento» le rispose la ragazza lanciandogli un'altra piccola palla di fuoco.

«Sono troppo agile per cadere.» Harry si vantò della sua agilità tra i rami dell'albero che ormai conosceva a memoria, ma Cassia non era ormai meno esperta del ragazzo che l'aveva allenata.

Presto lanciando una nuova palla di fuoco che colpì Harry sul piede, il ragazzo inciampò e cadde a faccia in giù sul soffice prato verde. L'altezza non era molta, perciò Cassia non si preoccupò più di tanto ma scese velocemente raggiungendo Harry.

«Preso» sussurrò lei poggiando una mano sulla schiena muscolosa del ragazzo.

Harry fece incontrare i loro occhi lanciandole uno sguardo minaccioso.

Sicuramente non gli piaceva perdere.

Cassia vide il ragazzo davanti a lei rialzarsi dall'erba fresca, ma prima che Harry potesse alzarsi del tutto si tuffò sul corpo di Cassia, ritrovandosi a rotolare insieme sul prato verde riscaldato dal sole che pareva timido quel giorno, mentre si nascondeva dietro nuvoloni neri.

Quando Harry si bloccò sopra Cassia poteva sentire l'affanno della ragazza, la sua risata spensierata che gli parve il suono più bello mai udito.

I loro visi così vicini eppure impossibili da unire. Guardò dritta negli occhi la ragazza che sembrava poco intimorita. Si avvicinò di più per stuzzicarla. Voleva sentire il suo respiro sulla sua pelle, concedersi quel momento di benessere, senza alcun pensiero.

Le gambe di Harry si trovavano al lato di quelle di Cassia, mentre un suo braccio era poggiato sull'erba all'altezza della vita della ragazza e l'altra vicina al suo viso, in modo da bloccarla completamente.

Non riusciva a trattenere il sorriso che aveva sulle labbra per tale vicinanza.

«Mi sono solo lasciato prendere» ridacchiò Harry.

Cassia |h.s.|Where stories live. Discover now