36-Battito.

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Dal primo momento in cui aveva udito le parole di Elisabeth, sapeva già che, per quanto ingiusto lo reputasse, non si sarebbe mai tirata indietro. Come poteva non proseguire verso il suo obiettivo solo perché sarebbe stata al fianco di una traditrice?

Semplicemente, a volte, bisogna prendere la scelta più corretta per gli altri anche se non sembra corretta a noi stessi. Che poi, rivedere sua madre, era l'unica speranza che aveva ormai, l'unica ragione che teneva stretta al cuore per continuare a lottare.

Adesso, mentre si ritrovava a camminare da sola, avrebbe solo voluto iniziare a correre e gettarsi tra le braccia di Harry, rivelargli cosa stava accadendo e lasciarsi proteggere. Ma sarebbe stato da deboli nascondersi dai problemi, far scorrere il tempo nell'attesa che le cose cambino ed il male passi, quando ciò che ci fa paura dovrebbe solo essere affrontato e vinto. Comunque, prese una scelta che non avrebbe mai immaginato. Scelse di cercare altre braccia, poiché non avesse bisogno di dare dolore a chi lo avesse trasmesso a lei. Harry sarebbe rimasto all'oscuro finché non sarebbe stato troppo tardi per impedirle di andare in un posto anonimo, con qualcuno di poco affidabile, a fare qualcosa di sconosciuto. Solo adesso si rendeva davvero conto a quanto possa portare lontano un solo frammento di speranza.

Il sole stava già calando dietro di lei, forse sarebbe arrivato un giorno in un'altro giorno che non sarebbe stato il prossimo, dove non avrebbe avuto paura dell'alba.

Arrivò presto davanti la sua porta, due rintocchi sul legno ed un passo indietro. La stanza della persona che cercava si trovava sullo stesso piano della sua e di quella di Harry, perciò sperò che nessuno la vedesse.

La porta fu aperta e Zayn sbuccò da dietro. I capelli scompigliati sulla testa, la barba appena accenata e gli occhi accesi, scuri per la poca luce. Non nascose la sorpresa sul suo viso nel vederla, la guardò dritta negli occhi ed esaminò la sua espressione, sapendo già che qualcosa andava male.

«Scusa il disturbo, ma vorrei parlarti.» Cassia si strinse tra le braccia, come per riscaldarsi da un freddo che però non proveniva dall'esterno. Strano a pensare che Cassia volesse parlare proprio con chi con le parole sembra non saperci fare, colui che le aveva rivolto la parola una sola volta scarsa. Strano come si ci ritrovo a cercate proprio chi non ci saremmo mai aspettati.

Zayn l'ascoltò, e passò qualche secondo prima che riuscisse a darle una risposta. «Entra » le disse. «Non disturbi» aggiunse, passando una mano tra i capelli, come inutile tentativo per sistemarli.

Zayn non le domandò se desiderasse qualcosa, come solitamente si farebbe per buon educazione. Aveva intuito che ciò di cui la ragazza avrebbe avuto bisogno sarebbe stato essere ascoltata, ed era quella l'unica cosa che voleva fare adesso lui. Perciò si sedette su una sedia qualunque del tavolo. Cassia non aspettò l'invito per accomodarsi, sapeva che Zayn fosse di poche parole, perciò si sedette nella sedia più vicina a lui.

«Non mi spiego perché è con me che vorresti parlare» confessò il ragazzo, gli occhi fissi dentro agli occhi di Cassia. Le sue poche parole non erano affatto dovute alla timidezza o all'insicurezza, semplicemente lui credeva che parlare in certe situazioni fosse stato fiato sprecato. Preferiva tenere i suoi pensieri per sé, le sue parole per chi sarebbe stato davvero felice di ascoltarle, i suoi saperi per chi avesse davvero avuto voglia di conoscere.

«Perché so che non mi impediresti di fare ciò che ti vorrei raccontate» gli confessò la ragazza. Fu Zayn che, facendo un gesto di consenso, distolse lo sguardo, pronto ad ascoltarla.

«Domani alba partirò» e si sentì subito più leggera.

«Sei felice di doverlo fare?» Quella domanda la lascio' un po' a riflettere. Non le aveva domandato dove sarebbe andata, né perché. Lui si era solo soffermato a come si sentisse emotivamente. Forse sapeva già la risposta prima ancora che lei stessa gliel'avrebbe data.

Cassia |h.s.|Where stories live. Discover now