|| dad ||

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Raggiungo a passo svelto la mia abitazione. Mi fermo davanti alla porta e prego che mio padre non sia ancora tornato da qualsiasi cosa stia facendo. Mi faccio forza e busso. Uno, due, tre, nessuna risposta. Allora prendo le chiavi e trattendendo il fiato, apro la porta.

Attraverso il salotto vuoto e spazioso, raggiungendo la cucina. Apro il frigo e mi preparo un insalatona da mangiare in camera, in caso mio padre torni.

Mi chiudo in camera e finalmente mi sento al sicuro.

Non so come descrivere il comportamento di mio padre in questo periodo. Diciamo che non è proprio un padre modello... Il dottore ha detto che ha dei disturbi psichici e che dovrebbe prendere dei farmaci per prevenire i suoi attacchi di rabbia, dovuti alla depressione. È inutile dire che lui non è riuscito ad accettare la cosa e continua la sua vita, intervallata da questi atti di pura follia, spesso rivolti contro di me. Ho provato a salvare il nostro onore, il nostro orgoglio, portandolo da altri dottori, andando da vari psicologi e assistenti sociali, ma nulla sembra aver funzionato. Così mi è toccato prendere in mano la situazione, chiudere la porta di casa e subire.

Ecco, subire. Questo è diventata la mia vita da qualche anno a questa parte. Non posso godermi la mia vita da adolescente per colpa di mio padre, quello che dovrebbe proteggermi da tutti e non quello che dovrebbe farmi del male.

Consumo il mio pranzo sul letto guardando una puntata di Teen Wolf, uno degli ultimi fandom in cui sono entrata a far parte. Se non fosse per le serie tv, per Netflix e per Youtube, non saprei cosa fare rinchiusa qui dentro.

Improvvisamente vibra il mio telefono e compare un messaggio da un numero sconosciuto. Lo butto di lato, riconcentrandomi sulla quarta puntata di fila di oggi. La tentazione di dare un'occhiata è tanta, così sposto il PC e prendo il cellulare in mano.

Numero sconosciuto:

Alle 18 in punto sul retro della scuola.

Mi si gela il sangue nelle vene. Il cuore smette di battere per qualche secondo. Dopo essermi ripresa dallo spavento iniziale, inizio a pensare se sia seriamente una buona idea. Non ho la più pallida idea di chi sia e di cosa voglia dirmi o addirittura farmi. Le possibilità di rimanere a casa si annullano appena sento la porta di casa sbattere violentemente e deduco che il mostro sia tornato nella sua tana.
Non mi sorprende che inizi a tirare pugni contro la porta, come fa sempre, per cercare di attirare l'attenzione della figlia che non lo riconosce più come padre. Eh sì, sto parlando di me.

Si arrende quasi subito, sapendo che la mia risposta sarà sempre la stessa: silenzio. Un silenzio che lo ferisce più di mille parole, più di mille pugni.

Da quando la mamma se n'è andata, mio padre si è buttato a capofitto nell'alcool, senza pensare alle conseguenze che avrebbe potuto avere questo suo comportamento da bambino immaturo. Perse il lavoro, i soldi della separazione dei miei sono pochi e l'assegno familiare per me è talmente basso, che fui obbligata ad andare a lavorare. Ogni volta che posso faccio la baby-setter e do ripetizioni.

Sento i suoi passi dirigersi verso le scale e tornare al piano di sotto, dove si starà sicuramente aprendo un'altra bottiglia di birra.

Guardo l'orologio.

17:25

Forse riesco a prepararmi e ad incontrare la persona che mi ha mandato quel messaggio misterioso. Infilo il primo di una lunga serie di skinny neri a vita alta e una maglia bianca a giro manica. Considerando che non fa poi così caldo, indosso una lunga giacca grigia. Dopo aver infilato le converse, apro lentamente e facendo meno rumore possibile la porta della mia camera e, sempre silenziosamente, entro in bagno.

Mi trucco leggermente gli occhi e stendo un filo di rossetto effetto nude sulla labbra, per non sembrare proprio una ragazza che fino a poco tempo fa era sul computer ad ammirare il fisico scolpito di Dylan 'o Brien.

Dopo una breve spazzolata ai miei capelli, esco dal bagno e torno in camera. Afferro il telefono, le sigarette e l'accendino e metto tutto in tasca.

Apro la finestra e mi siedo sul davanzale. Conto fino a tre...

Uno...

Due...

Tre...

Salto giù e atterro sul prato di casa mia. L'equilibrio mi viene a mancare, così rotolo un po' sull'erba. Mi rialzo, controllando che nessuno mi abbia visto e che mio padre non si sia affacciato alla finestra. Mi sistemo le pieghe dei pantaloni e tolgo qualche filo d'erba dalla maglietta, per poi incamminarmi verso la scuola, più insicura che mai.

SPAZIO AUTRICE:

Salve a tutti!
Mi dispiace dirvi che essendo in vacanza non potrò pubblicare con frequenza, ma solo quando troverò un Wi-fi decente!
Avendo già parecchi capitoli pronti li pubblicherò ogni volta che troverò una zona Wi-fi. In caso contrario dovrete aspettare...
Mi dispiace tantissimo!
A presto ;)

narratricediamori

MadWhere stories live. Discover now