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Scavalco il muretto della scuola, non intenzionata ad entrare dall'entrata principale. Raggiungo il retro dell'edificio e mi guardo intorno. Non notando nessuno, mi accendo una sigaretta e inizio a fumare in tranquillità. Era da tanto che non fumavo senza nessun rumore e nessuna distrazione. A casa c'è sempre mio padre che sbraita o invita gente a casa; a scuola ci sono sempre altri studenti in giro per il cortile; per strada c'è sempre qualcuno che mi guarda con disprezzo o compassione.

Qui regna un silenzio delizioso, una melodia silenziosa che accompagna lo scorrere impetuoso dei miei pensieri.

" Ehi..."

Una semplice parola distrugge la quiete tanto desiderata, ma stranamente non sono arrabbiata, ma sollevata dal fatto che lo sconosciuto si sia fatto vedere. So già chi è: da quando è arrivato sento una lieve acqua di colonia aleggiare nell'aria, indice che lo sconosciuto non è che un ragazzo.

Mi volto e sorrido forzatamente al ragazzo che ho davanti. Mi ritrovo davanti un ragazzo alto, ma ricurvo su sé stesso, imponente, ma debole allo stesso tempo. Ha negli occhi quello sguardo che implora a qualcuno di prenderlo con sé.

" Ciao. Che ne dici di avere una presentazione decente per una volta?" borbotto.

" Non mi sbagliavo su di te, si vede che sei in gamba. Comunque sono Simone Paciello..."

" Così il tempo libero lo passi a stalkerarmi?" dico infastidita e lusingata allo stesso tempo.

Lui ride di gusto e anche gli occhi gli si illuminano.

" Diciamo che osservo le persone che mi interessano"

Sfacciato il tipo.

" E comunque io mi sono presentato, mentre tu non ancora"

" Mi chiamo Rachele"

" Ti va di fare un po' di conversazione?"

Lo fisso qualche istante, cercando di capire il trabocchetto legato a questa domanda, ma non trovandone uno, accetto.

Ci sediamo sul muretto, ci accendiamo una sigaretta e inziamo a parlare del più e del meno, della scuola, delle nostre famiglie, dei nostri problemi, delle incomprensioni con i nostri genitori e con i nostri amici. Finiamo per chiaccherare fino a sera tardi, ma sembra non importare a nessuno dei due. Le nostre situazioni in famiglia sono simili, nessuno dei due è apprezzato e considerato come dovrebbe, così ci siamo arrangiati. Gambe in spalla, abbiamo un futuro da affrontare, con o senza supporto.

" Si è fatto tardi, forse dovresti andare a casa" dice lui, guardandomi negli occhi.

"Non ne ho nessuna intenzione... A casa c'è mio padre..."

Guardo in basso, rendendomi conto della situazione. Non posso tornare a casa. Per gli altri adolescenti sarebbe divertente, stare fuori per una notte, ma per me non lo è. Non avere un tetto sulla testa per chissà quanto tempo è devastante e sapere che dentro casa tua potrebbe trovarsi un mostro è ancora peggio. A volte vorrei ricominciare un'altra vita, essere una di quelle dive del liceo, corteggiata da tutti, con i genitori ricchi, passare le serate a fare festa, i pomeriggi a fare shopping. Ma la vita non è generosa con tutti. Basta guardare me e Simone adesso. Due anime perdute in un mondo pieno di anime felici e menefreghiste.

"Potresti venire a casa mia?"

Fisso incredula la bocca da cui sono fuoriuscite queste parole. Un ragazzo mi invita a casa sua e quel ragazzo è Simone. So di non essere la classica ragazza per bene, desiderata da ogni ragazzo della scuola,ma cavolo, Simone non mi sembra tanto apposto!

"Non ne ho la minima intenzione!" sbotto, ridendo tra me e me.

" La tua espressione tradisce il tuo menefreghismo, Rachele . Si vede che muori dalla voglia di accettare il mio invito"

Merda.

" Vengo solo perchè la prospettiva di mio padre e del suo alito che sa di vodka non mi piace per niente, non farti seghe mentali, Paciello"

" Ho afferrato il concetto".

MadWhere stories live. Discover now