|| kiss ||

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Ci incamminiamo verso la periferia della città. Durante il tragitto non parliamo molto, così prendo gli auricolari e ascolto un po' di musica, giusto per ingannare l'attesa. Cammino a ritmo di musica e sembra che Simone se ne sia accorto perchè sorride di tanto in tanto e mi guarda di sottecchi. Dopo una quindicina di minuti, raggiungiamo un'enorme palazzo grigio.

Entriamo e Simone chiama l'ascensore.

" Io e i miei viviamo in uno di questi appartamenti grazie a mio zio, non potremo mai permettercelo. Il palazzo è suo, è un importante imprenditore della zona. Ci aiuta con l'affitto perchè abbiamo uno stipendio solo, che a volte non arriva e mia madre non lavora, perciò siamo messi un po' male. E ti prego, non parlare con mia madre, d'accordo?"

Dopo una lunga occhiata,annuisco. Si apre l'ascensore ed entriamo, di nuovo silenziosi come prima. Arrivati al quinto piano, entriamo nel primo appartamento a destra.

Simone mi conduce attraverso il corridoio per poi farmi entrare in una stanza evidentemente di un ragazzo.

La scrivania è un ammasso di fogli sparsi, apparecchi elettronici e carte di cibarie; l'armadio sulla destra è tappezzato di stickers di moto e giocatori di calcio napoletani; i vestiti che dovrebbero essere nell'armadio sono sparsi per la stanza o concentrati in un mucchio sopra una sedia; i muri sono tappezzati di poster e foto di ragazze abbastanza volgari. Forse il letto è l'unica cosa in ordine, apparte il fatto che sia ancora sfatto.

Mi guardo attorno con aria spaesata, ma poi mi pento del mio atteggiamento debole e mi siedo noncurante sul bordo del letto, imitata da lui. Si guarda le mani per qualche secondo e poi si volta verso di me. I nostri visi sono vicinissimi, ma entrambi resistiamo alla tentazione di baciarci, sarebbe sbagliato.

" Sei diversa, Rachele. Non sei spaventata da me. Perchè?"

Rifletto seriamente su cosa mi ha appena chiesto. Perchè non ho paura di lui? A tutti spaventerebbe un tipo macabro come Paciello e anche io sono un po' in ansia quando c'è lui in giro, ma non sono terrorizzata. Provo come un sensazione di vuoto allo stomaco, come se fossi sulle montagne russe, a testa in giù.

" Perchè sei come me, un sopravvissuto" .

" E a me piacciono le sopravvissute"

Un istante dopo prende dolcemente il mio mento con un dito e mi bacia piano, come se avesse paura che io mi tiri indietro da un momento all'altro. Sono confusa, ma l'istinto mi dice che non sto sbagliando e allora continuo. Incrocio le braccia dietro il suo collo e sempre con lentezza ci baciamo, assaporando il momento.

Una marea di emozioni mi investono all'improvviso, come un treno in corsa. Non so cosa sto facendo realmente, so solo che sto bene, che per una volta mi sento amata e voluta, anche se questo è solo un semplice bacio.

Una stretta allo stomaco mi costringe a staccarmi da Simone che mi guarda confuso e alquanto spaventato.

" Scusa, devo andare..."

Che cazzo di scusa è questa?!?

" Andare dove? Non hai un posto dove stare..."

" Ne troverò uno..."

Detto questo ripercorro il lungo corridoio che mi separa dalla porta di uscita. Mi sembra infinito, le pareti sembrano allungarsi sempre di più e il pavimento oscilla, facendomi vacillare. Finalmente arrivo alla porta. Mi volto indietro per vedere se Simone mi sta seguendo, ma a quanto pare no. Così spalanco la porta, pronta ad affrontare una notte fuori casa.

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