|| motorbike ||

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Corro il più velocemente che posso verso la fermata dell'autobus, consapevole di essere tremendamente in ritardo e che non riuscirò mai e poi mai a salirci e ad arrivare a scuola in tempo.
Infatti, come da routine, l'autobus mi sfila davanti come ogni sacro santa mattina.

Sembra quasi che l'autista si diverta a vedermi giù dal mezzo con un'espressione preoccupata di prima mattina... Penso sia la sua unica soddisfazione professionale...

Fisso il mezzo allontanarsi verso il centro così mi rassegno e decido che raggiungeró scuola a piedi.

Involontariamente i miei piedi fasciati da un paio di comode Vans nere mi conducono al mio bar preferito, ossia l'unico in cui mi vendono le sigarette senza fare storie.
Entro nel piccolo bar illuminato da poche luci soffuse e fin troppo giallognole per i miei gusti.
Mi avvicino al bancone e richiamo l'attenzione del barista.
" Oh ciao Rachele " mi saluta sorpreso di vedermi lì a quell'ora del mattino.

" Non dovresti essere sull'autobus in questo momento?" dichiara divertito, consapevole che io lo abbia perso per l'ennesima volta.

" Ti prego Luca, non rigirare il coltello nella piaga. Piuttosto dammi un pacco di Merit blu " sentenzio acida, ma con una punta di divertimento.

Luca è simpatico dopotutto. Mi vende le sigarette, è già qualcosa.
Mi porge un pacchetto da venti cicche. Io ringrazio, pago ed esco. Giuro di averlo sentito ridere per il mio atteggiamento. Dopotutto sono uscita senza neanche salutare.

Appena fuori dal bar vedo Simone montare su una moto situata nel parcheggio adiacente al bar.
Lo fisso da lontano mentre controlla il cellulare e si prepara per accendere la moto.
Io mi incammino verso scuola consapevole di dover passare vicino a lui.

Mentre mi avvicino abbasso la testa e cammino il più veloce possibile per non farmi vedere o almeno riconoscere.

Lo supero di qualche metro quando lo sento ridere.
La sua risata è folle, pazza oserei dire, e mi incute timore, tanto da farmi accelerare il passo.

" So benissimo che sei tu Rachele, è inutile che scappi " dice poi, tra una risata e l'altra.

A quel punto mi fermo, consapevole che è inutile proseguire perché sarebbe da vigliacchi.
E io non lo sono.

" Che vuoi, Paciello? Non ti è chiaro il discorso di ieri mattina? Vuoi che te lo ripeta? " domando schernendolo.

Lui ridacchia e punta i suoi occhi nei miei.

" Vedo che hai perso l'autobus..." constata divertito.

" Togliti quel sorriso malizioso da quella faccia di merda " sentenzio scazzata.

" Sì, ho perso l'autobus e se tu continui ad infastidirmi, non arriverò mai a scuola in tempo "
continuo con la stessa sfumatura di rabbia nella voce.

Mi sorprendo di riuscire a mantenere questo autocontrollo e di riuscire a rispondergli, senza bloccarmi o boccheggiare. Sarebbe una grande soddisfazione per lui vedere che effetto mi fa interagire con lui.

Mi guarda qualche secondo, scrutandomi dentro, tanto da farmi sentire nuda ai suoi occhi, come un libro aperto che non aspetta altro di essere letto e finalmente compreso.

" Vuoi un passaggio? " domanda poi, indicando con un piccolo cenno della testa la sua moto.

" Non se ne parla proprio, Paciello. Io sono fidanzata e, oltretutto, io non ti sopporto e preferisco farmi tutta la strada fino a scuola a piedi sotto una tormenta piuttosto di venire in moto con te! " esclamo a voce molto alta.

Lui mi guarda per qualche secondo, inclinando leggermente la testa in basso.

Sembra quasi adorabile...
Fanculo.

" Va bene... Ma solo perché sono in ritardo... " dico sbuffando e avvicinandomi a lui mogia mogia.

Lui fa un piccolo sorriso, tirando su appena appena gli angoli della bocca per poi porgermi un casco nero con un fulmine sul lato.

Quel sorriso mi scalda il cuore repentinamente e mi dimentico per qualche secondo di cosa è stato capace di farmi e soprattutto di quanto mi abbia fatta soffrire.
Quando quel sorriso genuino scompare, nascosto dal suo casco rigorosamente nero, la memoria e la lucidità tornano a farmi visita, ricordandomi chi è lui e cosa è capace di fare.

Mi siedo dietro di lui con difficoltà, perché la moto è troppo alta.
Credo di averlo sentito ridacchiare per la mia goffaggine.

Fatto ciò, mette in moto e parte a tutta velocità verso scuola e io sono costretta ad aggrapparmi forte al suo petto, imbarazzata.

Il tragitto è breve e arriviamo a scuola in tempo.
Paciello spegne la moto, mette il cavalletto e scende, sfilandosi il casco, scuotendo la testa per sistemarsi i capelli.

Cazzo, quanto è sexy...
No, Rachele, no! Come ti permetti che certi pensieri di passino solo per l'anticamera del cervello!

Lui si volta e nota che alcune ragazze lo stanno fissando. Alza le spalle e si gira verso di me e, notando nuovamente la mia goffaggine nel scendere dalla moto, mi afferra per i fianchi e mi posa a terra.

Posso sentire il rumore dei cuoricini delle ragazze che ci stanno fissando rompersi a questa vista.
Invece il mio, stranamente, sta facendo i salti di gioia. Che dico, le capriole, i salti mortali, le rondate e company!
Le sue mani sui miei fianchi mi hanno provocato mille brividi che si sono diramati in tutto il corpo.
Ho la pelle d'oca e dove le sue mani di sono posate su di me sento la pelle scottare.
Possibile che lui mi faccia ancora questo effetto...
A quanto pare sì...

Lui molla la presa sui miei fianchi e mi sfila il casco, per poi metterlo nello zaino, sotto il mio sguardo sognante.
Mi riprendo dal mio stato di trance, lo saluto e lo ringrazio in modo brusco. Lui risponde con un semplice cenno.
Lo fisso ancora qualche secondo e vedo comparirgli sul volto un altro dei suoi soliti ghigni.

" Perché ridi? " sotto infastidita.

Lui ridacchia rumorosamente e guarda un punto alle mie spalle.

" Penso che avrai dei problemi..." dice con enfasi, indicando col dito qualcosa dietro di me.

Mi volto confusa e mi ritrovo davanti Lorenzo con le braccia lungo i fianchi e la mascella contratta.
Lo guardo disperata, tentando di spiegargli tutto con gli occhi perché la mia bocca sembra non volersi aprire.
Lui mi guarda con un'espressione dura ed indecifrabile allo stesso tempo.
Poi fissa Paciello alle mie spalle che continua ad avere un atteggiamento strafottente.

Lorenzo muove qualche passo e si posiziona davanti a Simone.
Lo fissa intensamente negli occhi con sguardo truce mentre l'altro rimane tranquillo, come se la faccenda lo annoiasse.

Io distolgo gli occhi dalla scena e un secondo dopo vedo Simone sbilanciarsi e cadere, tenendosi il naso sanguinante.

" Lorenzo! " urlo in prenda al panico.

Lui mi guarda sempre impassibile per poi afferrarmi per il polso e trascinarmi verso scuola.

Io oppongo resistenza e mi libera dalla sua presa.

" Lasciami Lori! Guarda cosa hai fatto! " dico indicando Simone, ancora a terra dolorante.

" Se non ti importa più niente di lui, vieni via con me. Se invece non è così... " fa una pausa, guardandosi i piedi.

" ... Non voglio vederti mai più! "
sentenzia con espressione grave.

Io rimango immobile.
Chi devo ascoltare? Il mio cuore o il buonsenso?

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