Prologo

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Portland, Oregon
1985

Quando il giovane raggiunse il ruscello, trovò la madre china su di esso. I lunghi capelli scuri le ricadevano morbidi sulla schiena, a disegnare delle dolci onde, scompigliate dal vento che si faceva sempre più forte. Il vestito ambrato, lungo e largo, di stoffa grezza, obbediva all'aria autunnale e, spinto verso ovest, segnava la figura ricurva della donna, del suo ventre esteso, in gestazione. Un'altra folata di vento smosse l'acqua gelida. Gli alberi, ricchi di intensi colori, brillanti nelle fronde verdi, sembravano alzarsi sempre di più verso il cielo grigiastro, macchiato da dense nuvole nere, pronte a sfogarsi sulla Terra. 

Il giovane osservò con attenzione la madre immergere le solite tre pietre dure nell'acqua corrente. La mano di lei, invecchiata velocemente negli ultimi anni, teneva saldamente le pietre mentre esse venivano purificate dallo scorrere veloce del ruscello, avvolte da una soffusa, vibrante luce chiara. Era sempre curioso di assistere a quel semplice, ma intenso, rituale. Quando la madre estrasse una quarta pietra dalla sua piccola borsa di tela gialla, il ragazzo scorse un luccichio sulla sua guancia, e, sorpreso, non potè che trattenere il fiato. Esitando, le si avvicinò di qualche passo. Squadrò la nuova pietra, preso da una strana inquietudine; un'altra agata, oltre a quella che aveva visto già tante volte e che era perfettamente in sintonia con le due corniole, era entrata a far parte delle pietre di famiglia. Voleva dire solo una cosa, ma il giovane non osò chiedere particolari.

Finito il processo di purificazione, il figlio corse a sostenere la donna, aiutandola a rialzarsi. Muoversi le era diventato sempre più difficile, ma questo non le aveva impedito di aggirarsi nei boschi come prima. Bisognava solo andare con più calma, diceva, la voce morbida e il sorriso stanco. E con questa calma, insieme, presero il sentiero per tornare a casa. Il vento, nel suo calare, lasciò il posto ad una lenta pioggia, che cadeva in grosse gocce, segnando il terreno già umido.

- Dimmi, - la madre ruppe il silenzio pregnante tra i due, e raccolse svelta l'attenzione del figlio - come ti immagini la tua ragazza ideale? L'amore della tua vita? - gli sorrise, un sorriso pieno di gioia e di fiducia, che aveva in un lampo scacciato la solita stanchezza di cui si permeava. 

Il figlio si fermò, stranito, guardando gli occhi di lei illuminarsi. Parlavano spesso dell'amore, nonostante la sua giovane età. Lui le chiedeva sempre la storia dei suoi genitori, di come si fossero conosciuti e amati per tanti anni. Riconosceva l'importanza di questo grande sentimento, ne amava la condivisione, ma ora era stato preso alla sprovvista. L'improvvisa, felice energia di lei, dopo quel momento cerimoniale che sembrava ricolmo di malinconia, lo aveva quasi preoccupato. 

Alzò il viso, guardò il cielo cupo che regnava minaccioso sopra di loro; le fresche gocce di pioggia, ormai più fine e fitte, si posarono leggere come farfalle sulla sua fronte, sui suoi capelli scuri e folti, come quelli della madre. Si prese un momento per sé, per spazzare via l'agitazione di quella strana domanda, per respirare e concentrarsi solo su una cosa, solo sull'amore. Quale grande emozione per un giovane della sua età. Lui le prese dolcemente le mani, in un gesto spontaneo e naturale. Con la stessa spontaneità e naturalezza, insieme chiusero gli occhi, le labbra serrate per la concentrazione, regolarizzarono il loro respiro e crearono la connessione. L'immagine di due chiari occhi a mandorla si trasmise nella mente della madre da quella del figlio. Lunghe ciglia nere contornavano quegli occhi, grandi nella loro forma allungata. Lo sguardo curioso, vivace e ardente, si nascose in un attimo sotto le palpebre rosee, e, tremolante, sfumò a poco a poco; si dissolse con eleganza fino ad abbandonare le menti dei due.

- Lei avrà gli occhi come quelli di una volpe - disse il giovane, con un timido sorriso, dopo aver interrotto la connessione.

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