Capitolo 11

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Corsi. Il sudore mi imperlava il viso. I capelli scappavano dalla coda in cui li avevo raccolti. Corsi. Il vento giocava con le mie ciocche bionde. Corsi, ancora più veloce. Corsi fino a sentire il vuoto nei polmoni. Come fosse tutto secco, arido nella mia cassa toracica. Stava arrivando. Prima le caviglie deboli, poi il ginocchio destro. Stava arrivando, la stanchezza. Ero arrivata al limite, oltre non potevo spingere. 

Continuai a correre. Iniziarono le fitte al ginocchio. Da un paio d'anni era fuori uso; avevo portato il tutore per mesi, mi ero riempita di antinfiammatori e antidolorifici, senza risolvere niente e senza capire quale fosse il vero problema, perché mi faceva male quando correvo o quando portavo pesi. Dovevo rallentare, fermarmi. Ma corsi, ancora. Qualcosa mi diceva che sarei dovuta scappare il più lontano possibile. 

Corsi, con questa sensazione ad inseguirmi. Attimi dilatati, spalmati dallo stesso rullo che stende l'impasto della torta dell'orologio. Corsi. Cercai di respirare. Cadevo in una pericolosa apnea ogni volta che facevo esercizio fisico, non badando a quanto male mi potesse fare. Ansimai pesantemente. La mandibola si era liberata dalla tensione con cui l'avevo serrata. L'aria fresca contro cui andavo con sempre più velocità mangiava la mia saliva, facendomi pizzicare la gola. Respirai meno forzatamente; l'inspirazione sembrava diventare sempre più naturale. Il cuore faceva meno male.

Poi non sentii più nulla. Ero... libera. Libera dai limiti del mio corpo fragile e debole. Libera dal dolore umano. Una nuova energia era diventata linfa vitale. Più respiravo, più essa aumentava. Mi sentii così bene che iniziai a ridere. Quando mi sentii piena, soddisfatta, iniziai a rallentare. Pian piano mi fermai. Il rumore dei miei passi diminuiva di ritmo ad ogni metro. Scomposti, si fermarono. Il silenzio mi rimbombava nelle tempie. Niente vento, niente animali. La vita sembrava essersi presa una pausa. Mi piegai sulle ginocchia, i miei respiri erano profondi e regolari, contrariamente a quanto mi sarei potuta aspettare. Appoggiai la mano a terra, senza ragionare su ciò che stavo facendo. Chiusi gli occhi, lasciando che ogni parte di me entrasse in contatto con quella natura triste.

Clap. Clap. Clap.

Il suono secco di un applauso ruppe quella pace che stavo appena iniziando ad assaporare. Claudia proseguiva ancheggiando nella mia direzione. Un sorriso, molto più sincero di quelli che avevano illuminato il suo viso durante quella mattinata, fece risaltare le sue fossette e le sue rughe d'espressione. Pensai a come gli altri vedevano le mie, di fossette. Mi facevano sembrare cinque anni più giovane, come sembrava Claudia in quel momento? La sua innocenza mi fece ricambiare il sorriso.

- Sei molto più forte di quanto pensassi, eh? - disse, inaspettatamente dolce. Dopo avermi tirata su da terra, mi abbracciò forte.

- Sicuramente più resistente - le risposi, allegra e incredula. La fiducia in me stessa scarseggiava perennemente; ma la voglia di riuscire e il bisogno di realizzare i miei obiettivi mi permettevano di cavarmela sempre, in qualche modo. Fu questa determinazione nel dimostrare che ero in grado di sostenere il suo allenamento, ciò che mi permise di iniziare a correre, qualche minuto prima.

Il bosco sembrava avvolgere chilometri di terreno. Gli alberi alti, il lieve fruscio delle poche foglie che resistevano all'incombere dell'inverno, i tronchi secchi abbandonati a terra. Mi guardai intorno.

- Dov'è finita Arianna? - chiesi, con una certa ironia.

- È rimasta dove l'hai lasciata - rise Claudia.

- E tu come ci sei arrivata fino a qui? - ragionai. - Sei arrivata poco dopo di me, hai corso anche tu?

- Sì, ma con più eleganza. E soprattutto, senza sudare - mi squadrò la maglietta e mi fece l'occhiolino. Aprii le braccia e mi osservai, mi passai le mani tra i capelli per capire quanto drastica fosse la situazione e scattai una foto di me, nella mia testa, ridotta come uno straccio. Non volevo nemmeno immaginare quanto fosse colato il mio trucco.

ADULARIA - La LeggendaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora