Capitolo 4

353 23 3
                                    

- Quanta voglia hai di festeggiare questo fine settimana?

- Poca? - risposi distratta, ma col tono di una che cerca di indovinare chissà quale quesito. La mia attenzione era rivolta al flauto traverso, che stavo montando per iniziare a studiare. Le lezioni in conservatorio non erano ancora cominciate, ma uno strumento richiede esercizio costante. Cosa in cui peccavo parecchio, a dire il vero. Alternavo giorni estremamente produttivi a giorni in cui non riuscivo a fare altro che stare sdraiata sul divano, senza provare interesse nemmeno per ciò che passava in tv. Avevo tentato di tutto per svolgere i miei compiti anche nelle "giornate no", ma se la mia mente si rifiutava di fare qualcosa, non c'era verso di farle cambiare idea. Comportamento che, a quanto pareva, era una delle tante caratteristiche del segno del capricorno, il mio segno solare; pensando a questo, in qualche modo, mi rassicuravo, accettando anche il mio lato svogliato e pigro.

- Risposta sbagliata - potevo vederla alzare gli occhi al cielo, al di là del cellulare.

- Jenni, davvero, ti ho già detto che non esco il sabato sera.

- Se fosse per te non usciresti mai!

- Devo studiare.

- Senti, mio fratello ha invitato alcuni amici a casa. Tende a organizzare feste sempre all'ultimo minuto, impedendo a me di fare programmi. Quindi, sei obbligata a venire per non lasciarmi sola. Viene anche Arianna.

- Se c'è Arianna non sei sola - obiettai, alzando le sopracciglia.

- Andiamo, Jade, ho bisogno di te - sbuffò. - Probabilmente ci sarà anche Nate -.

La stoffa con cui stavo pulendo il flauto mi scivolò dalle mani. Ora Jenni aveva la mia completa attenzione.

Nate era imprevedibile. Stare con lui era come stare sulle montagne russe. Tutto cambiava in un istante, secondo chissà quale legge della natura. Ci sarebbe stato davvero, quella sera? Probabile. Sembrava il tipo di ragazzo che viveva di notte. Sembrava essere lui stesso, la notte. Pensai all'ultima conversazione che avevamo avuto, in macchina, un paio di giorni prima. Cosa avrebbe pensato se mi avesse visto alla festa, dopo che gli avevo detto che non uscivo la sera? Gli avevo anche detto che non avevo nessuno con cui farlo, però. Le nuove amicizie avrebbero potuto facilmente cambiare le cose.

Approfittando del fatto che Jenni mi aveva lasciato in linea per rovistare nella sua borsa, in cerca del piegaciglia, valutai a fondo le opzioni che avevo. Potevo rimanere a casa, studiare, aspettare fino a lunedì per vederlo. Oppure andare, discutere con mia madre per ottenere il permesso di uscire, ma avere una buona probabilità di incontrarlo. Concentrai tutte le mie energie per convincere me stessa che la prima opzione era quella giusta. Ma una forza contrastante mi premeva il petto dall'interno. La verità era che desideravo così tanto vederlo, che avrei litigato anche delle ore pur di poter andare alla festa.

- Sei consapevole del fatto che devi farti quasi trenta chilometri per portarmi a casa dopo, vero? Ed entro mezzanotte - intimai a Jenni, quando ritornò al telefono.

- Agli ordini, Cenerentola! Consideralo fatto -. Attaccai, prima che l'adrenalina mi abbandonasse e mi facesse rendere conto che stavo per fare una pazzia.

Parlai con la mamma, sperando di abbassare il suo livello di iperprotettività nei miei confronti facendole ricordare la sua giovinezza, asso nella manica di tutti gli adolescenti in queste situazioni. Discussi sul fatto che mio padre non era a casa, che era tardi, che avrei dovuto chiederglielo prima; e mirai al fatto che finalmente mi ero fatta delle amiche e che non volevo rovinare subito i rapporti. A fatica, ottenni il permesso di andare, con l'accordo che sarei arrivata a casa alle undici e mezza, non un minuto più tardi. Il mio cuore faceva i salti di gioia, le gambe tremavano all'idea di vedere Nate al di fuori della scuola.

ADULARIA - La LeggendaWhere stories live. Discover now