Capitolo 24

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- Non me lo sarei mai aspettata. Quel ragazzo ha una forza incontenibile. Mi è scivolato dalle mani come fosse acqua, ma ti rendi conto? Da me, è riuscito a scappare da me! - Claudia non si capacitava ancora di aver perso il controllo su Devis, il giorno della grande battaglia. Ma nelle sue parole traspariva una certa ammirazione, una certa tenerezza. D'altra parte, l'aveva visto crescere, li aveva visti entrambi crescere, Devis e Nathan, come fossero tutti e tre fratelli.

Molte cose erano cambiate dopo quel giorno. Mio padre sembrava essere sparito, e la cosa mi preoccupava davvero molto. Da quando lo vidi nella mente di Cayenne, nella mia, durante il nostro scontro, non ce n'erano più tracce. Avevo raccontato tutto ai ragazzi, di com'era andata quando entrai nella mente del guardiano; e Nathan aveva setacciato ogni angolo della città, ogni covo di Cayenne, ogni luogo in cui potesse essersi nascosto; ma niente, nemmeno un indizio.

Ero tornata a casa dopo essermi rimessa un po' in sesto, e vidi per la prima volta mia madre piangere. Mio padre, prima di sparire nel nulla, le aveva lasciato un biglietto. Doveva essere stato prima dello scontro, forse in un lampo di lucidità dall'ipnosi di Cayenne. Con mano tremante e insicura, su una carta a righe mezza stropicciata, riposavano le sue parole:

"Sarò via per un po'. Non cercarmi. Va tutto bene. Tornerò presto"

Il mio rientro a casa la fece comunque molto felice. Disse che il non potermi vedere in quella clinica dove mi avevano ricoverata, il non poter nemmeno sapere che clinica era, l'aveva mandata fuori di testa. Arrivai a casa scortata da Nathan e Claudia, e mia madre fu stranamente contenta della loro presenza. Così, lei e Nathan si incontrarono per la prima volta, ed io, una volta rimasta sola con lei, dovetti ammettere che tra noi c'era qualcosa.

La voce di Claudia continuava a vibrare nel vento invernale. Stavamo attraversando il cortile, per arrivare in aula. Claudia aveva soppiantato il mio ruolo di "quella nuova" a scuola, da quando si era messa in testa di voler studiare anche lei. Le cose per i guardiani funzionavano un po' diversamente, a partire dall'età, che ancora rimaneva un gran punto in sospeso, una delle tante cose che dovevo ancora ben capire. La ragazza dalla pietra di giada, ora una sorella anche per me, aveva finito col prendere il posto a sedere di Arianna, cosa che mi faceva pizzicare gli occhi ogni volta che si sedeva, gambe lunghe incrociate e schiena dritta, di fianco ad una Jennifer scorbutica, piena di vuoti di memoria, e poco stabile.

Quando Nate entrò in classe, la mia cicatrice vibrò dolcemente. Si avvicinò col suo solito modo di fare, il sorriso provocante sulle labbra, e senza pensarci due volte mi alzò delicatamente il mento con l'indice, e mi baciò, facendomi arrossire davanti a tutti i compagni. Ciao, Stella, mi salutò nella mente, la voce calda e attraente. Tutti ormai a scuola sapevano di noi. Nathan non passava mai inosservato, e io finii per essere conosciuta da tutti, insegnanti compresi.

Fu una delle poche mattine in cui riuscii a lasciare andare tutti i problemi, le preoccupazioni, le domande, tutto ciò che era successo fino ad allora. Ero finalmente una diciassettenne, che si comportava come tale con un gruppo di compagni di scuola. Il mio compleanno, un paio di settimane prima, era volato via tra le ricerche di mio padre e le visite ad Arianna, ma quello era sicuramente l'ultimo dei miei pensieri.

Ogni due giorni facevo visita alla mia piccola Ari. Mi mancava così tanto. I sensi di colpa mi tormentavano ancora, e faticavo ad accettare che il fratello di Nate ne fosse il principale responsabile.

- Niente più cazzate. Chiaro? - Nate l'aveva liquidato così, dopo averlo portato a casa, tra le fronde verdi di Portland, in America, nel luogo in cui avevo visto il piccolo Nathan con la madre, in uno dei suoi ricordi. La famiglia di Claudia l'avrebbe tenuto sotto controllo, e gli avrebbe dato la possibilità di ricominciare.

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