Capitolo 22

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Quando Devis e Mattia erano entrati nella mia mente, avevano trovato legna da ardere. Le mie insicurezze avevano alimentato il mostro che avevano scagliato contro di me. Era stato semplice, per loro, individuare il mio punto debole, così da potermi manipolare e magari uccidere, se non fossi riuscita a reagire. Dovevo trovare il punto debole di Cayenne, quindi? Era così che avrei potuto sconfiggerlo? Qualcosa mi diceva che non sarebbe stato così semplice. Cayenne sembrava aver congelato ogni emozione, ogni sentimento, lasciando il suo inconscio vuoto, senza traccia di un percorso, come avevo visualizzato dentro di me quella volta, o di qualsiasi altra cosa potesse indicare una scintilla di vita. E questo era davvero un problema. 

Quando qualcuno entra nella tua mente, è in grado di vedere ogni sfumatura del tuo carattere. E' in grado di accedere ai tuoi ricordi, a ciò che più di prezioso hai, ad ogni forma di te stesso, mi aveva raccontato Nathan, durante una delle sue spiegazioni, cercando di rispondere ad alcuni dei miei dubbi. Ma se una mente era vuota? Se era stata rasa al suolo, disboscata da ogni luce di cui essa era composta? Le domande a cui mi premeva rispondere, però, erano mirate al mio obiettivo: quale poteva essere il punto debole di Cayenne? Ne aveva uno?

Ascoltando i miei pensieri, che si orientavano alla mia prossima mossa, avanzavo con cautela verso il nero brillante che vedevo in lontananza.

°°°

Era inutile cercare di capire da quanto tempo stessi camminando. Andavo avanti, ed il paesaggio spento non cambiava affatto. Andavo avanti, e i minuti sembravano anni. Persi completamente la concezione del tempo, così mi sedetti a terra, parecchio affaticata.

Quando mi accorsi che un freddo pungente si stava insinuando tra i miei vestiti, mi rimisi in piedi tutto d'un fiato. Poco dopo, un'eco raggiunse le mie orecchie, congelandomi ancora più del freddo che era arrivato alle mie ossa. Lo riconobbi subito, quel grido. Il timbro basso ma chiaro, in una voce maschile leggera, che era sempre sembrata dolce e gentile a tutti. Le urla si fecero più forti, fino a che riconobbi del tutto le parole che formavano. Un senso di oppressione mi si posò sul petto.

Non può essere, pensai. Il rumore di un piatto che si rompe. I mille pezzetti di ceramica che grandinano sul pavimento. Iniziai a tremare; non il piccolo tremore che mi prendeva quando mi capitava di essere agitata, nervosa, in ansia. No, queste erano le stesse scosse che mi avevano accolto quella sera: attimi di immobilità alternati a forti tremori incontrollabili. I denti batterono tra loro con ancora più agonia quando intravidi le sagome della mia casa. La cucina aperta sul salotto dai colori caldi e accoglienti. Le pareti tremavano come le mie gambe, tutto il mondo sembrava ruotare come fosse una giostra in un lugubre parco divertimenti. Anche i vetri dei bicchieri stavano andando in frantumi. 

Piansi. Piansi grandi, grosse e calde lacrime. Vidi mio padre prendere il telefono di casa ancora una volta, strappare con rabbia i cavi che lo collegavano al muro. Era arrivato il momento. Sarebbe successo, ancora una volta. Mi inginocchiai d'istinto, consapevole che non avevo molto tempo per ripararmi. Ero nello stesso identico posto in cui mi trovavo la sera di quella lite furiosa. Presa dalla stessa paura, di fronte allo stesso uomo. Mi coprii la testa con le braccia e urlai disperata un no che non sarebbe servito a nulla. Singhiozzai al suolo, le ginocchia doloranti dall'essermi lasciata cadere, gli occhi strizzati per farli rimanere chiusi. Il mio respiro vacillò come tutto il resto di me, ma mi sforzai di riprendermi. 

E' passato. Non può farti del male ancora. Non può essere reale. Devo essere forte. Ho bisogno di essere forte. Ero sola. Ero sola, proprio come quella sera calda di pochi mesi prima, in cui gli attacchi di rabbia di mio padre erano arrivati al limite.

La voce di mia madre mi fece rialzare lo sguardo. La cercai, confidando in lei per un appiglio. Rigirai il viso milioni di volte, incapace di vedere qualcosa di diverso dall'oscurità in cui mi trovavo.

ADULARIA - La LeggendaWhere stories live. Discover now