Capitolo 3

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Puntuale come un orologio svizzero la mia sveglia suonò alle 06:30AM.
Sbuffando cercai a tentoni di spegnerla per poi coprirmi la faccia con il cuscino.
Quel giorno sarebbero iniziate le lezioni e non avevo alcuna voglia di alzarmi dal letto.
Non avrebbero potuto mettermi le lezioni il pomeriggio? Invece no, per forza la mattina.
Solitamente non avrei fatto tante storie per un qualcosa che avevo scelto io ma ieri le ragazze mi hanno sfinita portandomi in giro per Torino.
La sera mi hanno anche convinta ad andare in un locale a ballare, non che non mi sia divertita però i risultati non sono dei migliori.
Qual era il detto? La sera leoni e la mattina coglioni? Ciò rispecchiava la mia situazione attuale.
Dopo qualche altro minuto rimasta a crogiolarmi tra le coperte calde, mi imposi di alzarmi altrimenti avrei fatto la muffa a letto.
Il contatto dei miei piedi caldi con il pavimento freddo mi provocò un brivido lungo la spina dorsale, indossai subito le mie ciabatte a forma di coniglio e mi alzai dal comodo materasso.
Andai a preparare la colazione, la quale consisteva in caffèlatte e qualche fetta biscottata con la Nutella.
La Nutella non poteva mai mancare, no nutella no party.
Dopo aver finito di fare colazione ed aver lasciato qualcosa anche per Laudis e Katia, mi trascinai in bagno per darmi una sistemata.
Una volta lavata e profumata spalancai l'armadio per cercare qualcosa da indossare, alla fine optai per dei jeans skinny a vita alta e strappati sulle ginocchia, una magliettina semplice nera, mentre ai piedi misi le mie adorate Adidas.
Non mi truccai in modo eccessivo, misi solo un pó di correttore e mascara.
I miei capelli, che avevo cercato di aggiustare qualche minuto prima, erano tornati alla loro forma iniziale.
Sbuffai, il brutto di avere i capelli ricci.
Tentai nuovamente di portarli giù e quella volta mi munii di lacca spruzzandone a quantità industriale.
Indossai il cappotto e avvolsi la sciarpa intorno al collo.
Presi la borsa con tutto l'occorrente ed uscii dalla stanza.
Nella casa regnava il silenzio e ciò voleva dire che Katia e Laudis stavano ancora dormendo, ma mi avevano avvisata il giorno prima che oggi avrebbero avuto lezione solo di pomeriggio.
Beate loro, almeno avevano qualche gioia.

Solo in quel momento notai l'orario che segnava le 07:35 e, considerando che le lezioni sarebbero iniziate alle 08:30, ero più che in ritardo.
Mi schiaffai una mano sulla fronte mentalmente e mi affrettai ad uscire di casa.
Non potevo fare ritardo già dal primo giorno, altrimenti che impressione avrei dato?
Correndo, uscii dal palazzo e, nella fretta di cercare un taxi, andai a sbattere contro qualcosa di duro o meglio non si trattava di una cosa ma di qualcuno.
I libri che avevo in mano caddero a terra.

<<Oddio mi scusi tanto! Non volevo...>> mi chinai per raccogliere i libri sparsi sul suolo.
<<Accidenti! Stai più attenta quando cammini!>> rispose irritato il ragazzo.

Aveva un accento strano, forse argentino, ma non era di sicuro italiano.

Mi alzai da terra e gli rivolsi un'occhiataccia.

<<Mi sono scusata. Non era mia intenzione venire a sbatterle contro.>> precisai utilizzando il suo stesso tono.
<<Aah, levati dai piedi!>> mi liquidò e in più mi diede uno spintone.
Rimasi scioccata dal suo comportamento.
Ma come si permetteva?!
Okay che era stata colpa mia ma c'era sempre modo e modo di comportarsi.
Questo sembrava che avesse il ciclo, no che dico! Nemmeno le ragazze con il ciclo si sarebbero comportate in quel modo.

<<Brutto...! Ma guarda tu!>> cercai di non pensarci più di tanto e mi misi alla ricerca di un taxi.
Quel cretino mi aveva fatto perdere solo del tempo e se fossi arrivata in ritardo per le lezioni sarebbe stata tutta colpa sua!

Dopo qualche minuto, grazie allo Spirito Divino, riuscii a fermare un taxi.
Posai la mano sulla maniglia dello sportello per aprirlo e salire sul veicolo quando accanto alla mia se ne appoggió un'altra.

Mi girai e vidi il ragazzo arrogante di prima.

<<Ancora tu!>> sbuffai, cercando di spostarlo per riuscire a salire sul veicolo.
<<Senti ragazzina, trovati un altro taxi, questo serve a me.>> disse sempre in modo arrogante.

Ma guarda tu 'sto qua, oh!

<<Ma non ci penso neanche, l'ho fermato io e ci salgo IO.>> puntualizzai sottolineando il pronome.
<<Non farmi perdere tempo ragazzina, devo arrivare a lavoro.>> mi guardó irritato.
<<Sei tu che stai facendo perdere tempo a me e tra l'altro mi stai facendo arrivare in ritardo all'università, il primo giorno.>> controbattei e, scansandolo, salii sul taxi.
Subito dopo esser salita al suo interno, il ragazzo mi imitò prendendo posto accanto a me.

<<Ma cosa stai facendo?>> chiesi scioccata.
<<Ti ho detto che mi serviva un taxi.>> rispose ovvio e in modo sfacciato.

Gli lanciai un'occhiataccia, penso la milionesima nel giro di 5 minuti.
Possibile che tutti gli scemi io dovevo incontrarli?
Probabilmente avevo una scritta in fronte che diceva che cercavo casi umani altrimenti non si spiegava la cosa.

<<Ma serve prima a me.>> mi avvicinai al taxista dicendogli il nome dell'Università.

<<E così studi alla Unito?>> domandò l'arrogante.

Mi misi seduta comoda e incrociai le braccia al petto.
Gli lanciai un'occhiata veloce.
<<Si.>> risposi secca.

Girai lo sguardo verso il finestrino osservando il panorama della città.
Continuai a sentirmi osservata da qualcuno, o meglio da lui.
Ma cosa si guardava? Mi stava letteralmente urtando l'intero sistema nervoso.

<<Ne hai ancora per molto?>> sbuffai irritata girandomi, poi, verso di lui.
<<Mi scusi tanto, principessina.>> disse con strafottenza.
<<E non chiamarmi principessina.>> controbattei irritata dal suo comportamento.
<<Sennó che mi fai?>> mi guardó con un sorrisetto strafottente che, Dio, avrei voluto toglierglielo dalla faccia a suon di schiaffi.
<<Ma sei sempre così irritante?>> alzai gli occhi al cielo sbuffando.
<<Dipende, principessina.>> marcó l'ultima parola.

Ma allora questo lo faceva proprio apposta, oltre ad essere arrogante era pure sfottente.
Mi morsi la lingua per non sputargli addosso vari insulti che mi stavano balenando in testa.
Mi girai, ancora una volta, a guardare il panorama al di fuori del finestrino.
Dopo qualche minuto arrivammo davanti all'università, presi i soldi per pagare il taxista.

<<Tranquilla, pago io anche per te.>> disse il ragazzo dagli occhi verdi, presumo cercando di mostrarsi gentile.

Lo guardai.
E no, con me non fotti ragazzo, soprattutto non dopo esserti comportato da perfetto coglione.

<<No, grazie, posso pagare da sola.>> risposi fredda lasciando i soldi al taxista.
Aprii lo sportello per scendere, ma venni bloccata da una mano sul mio braccio.

<<Cosa c'è ancora?>> mi girai a guardarlo irritata.
<<Come ti chiami?>> mi chiese.
<<Aurora.>>
<<Bene Aurora, io sono Paulo.>>

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SPAZIO AUTRICE
Ecco qui il 3º capitolo!  Finalmente ecco l'imminente incontro tra i due protagonisti. Fatemi sapere cosa ne pensate tramite commento, e grazie per seguire questa storia!💕
-Auri🌺

Mi hai stravolto i piani. -Paulo Dybala Where stories live. Discover now