Capitolo 35

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Quella sera, appena entrata in casa, scoppiai a piangere.
Avevo fatto una cazzata, ne ero consapevole, ma era l'unica soluzione.
Mi buttai sul letto e strinsi a me Mr.Boo, era un orsacchiotto che aveva vinto Paulo al Luna park in una delle nostre prime uscite.

Sentii bussare alla porta della mia camera.

<<Andatevene, voglio stare da sola.>> dissi cercando di non singhiozzare, non volevo si preoccupassero.
<<Tutto bene?>> domandò, preoccupata, Laudis.
<<È successo qualcosa?>> la seguì Katia.

Sospirai, mi alzai andando ad aprire la porta.
Le due ragazze mi guardarono con sospetto.

<<Ho lasciato Paulo.>> dissi loro, sedendomi nuovamente sul letto.

I giri di parole non mi erano mai piaciuti, mi trasmettevano soltanto ansia, non sapevi mai se la notizia che stavano per darti fosse positiva o negativa.
Adoravo, invece, le persone dirette, che arrivavano direttamente al succo del discorso.

Le mie due coinquiline assunsero una faccia misto tra scioccata e incredula.

Come biasimarle, qualche ora fa raccontavo loro di quanto amassi l'argentino ed ora, invece, venivano a scoprire che lo avevo lasciato.

<<Perché?>> chiesero, prendendo posto di fianco a me.
Feci spallucce. <<Tra 3 giorni ho il volo per Los Angeles, ci saremmo lasciati comunque.>> dissi.
Si accigliarono.
<<Ma che cosa blateri!>> esclamò allibita Katia.
<<Ti ricordo che esistono le relazioni a distanza.>> disse con tono di rimprovero Laudis.
La guardai.

Le relazioni a distanza non facevano per me.
Una relazione andava vissuta ogni singolo giorno, ci si doveva poter vedere e stare insieme.
Attraverso uno schermo e con migliaia e migliaia di chilometri a separarci non avrebbe mai funzionato.

<<Non credo nelle relazioni a distanza.>> scossi la testa in segno di negazione.
<<E da quello che so anche Paulo la pensa come me.>> conclusi.
<<Tentar non nuoce.>> insistette la rossa.
<<Ormai è andata così.>> feci spallucce.
<<Ti prenderei a schiaffi, ma che razza di risposte sono?!>> quasi urlò la bionda.
<<Almeno glielo hai detto dell'America?>> domandò, ancora una volta, Laudis.
<<No.>> scossi la testa.
Abbassai lo sguardo sulle mie mani che stavano torturano il povero Mr.Boo.
<<Ma allora sei proprio scema!>> si portò le mani alla testa la bionda.
<<Oh, ma grazie.>> risposi sarcastica.
<<Prego, è la verità.>> disse.
Le feci il verso.
<<Questa volta ha ragione Katia.>> intervenì Laudis.
Sbuffai esausta, passandomi le mani in faccia.
<<Sentite, sono stanca, non ho voglia di discutere.>> dissi loro, guardando prima l'una poi l'altra.
Le due, dopo essersi lanciate un'occhiata di intesa, si alzarono lasciandomi sola con i miei pensieri.

Mi svegliai sul mio letto con ancora i vestiti della sera precedente.
Ouch, non mi ero neanche struccata, chissà che aspetto avevo.
A fatica mi alzai trascinandomi in bagno.
Mi specchiai e quasi mi spaventai del mio aspetto, avevo gli occhi contornati da due cerchi neri, sembravo un panda.
Mi sciacquai con dell'acqua fredda, anche per riuscire a svegliarmi un pò, poi continuai con la solita monotona routine di ogni mattina.
Come sempre mi recai in università dove ad accogliermi c'era un Mattia sorridente.

<<Buongiorno, bella addormentata.>> mi raggiunse stampandomi un bacio sulla guancia.
<<Buongiorno anche a te.>> cercai di sfoggiare uno dei miei sorrisi migliori anche se ero estremamente convinta che mi fosse uscita una smorfia.
<<Anche se mi sorridi so che c'è qualcosa che non va, lo leggo nei tuoi occhi. Sono come un libro aperto per me.>> mi guardò.
Aprii la bocca per parlare ma lui mi precedette.
<<Non ti costringerò a parlarne, quando vorrai lo farai tu stessa.>> disse, regalandomi un piccolo sorriso.
<<Grazie.>> dissi semplicemente.

Mi hai stravolto i piani. -Paulo Dybala Donde viven las historias. Descúbrelo ahora