ᴄαᴘɪᴛᴏƖᴏ 15

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C A P I T O L O 15

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C A P I T O L O 15

Michael mi guardò leggermente confuso e aggrottò la fronte

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Michael mi guardò leggermente confuso e aggrottò la fronte.

« Tua sorella? » domandò, guardandomi attentamente negli occhi.

Avevo appena toccato un tasto dolorante del mio passato e ora, nonostante volessi poter ritornare indietro, era troppo tardi.
Non avevo mai parlato di lei con nessuno, se non con Angie che mi aveva conosciuto a fondo.

Avevo conservato quella parte rimasta nascosta nei reconditi dei miei ricordi, in un modo egoista.
E in quel momento, scoperta da ogni mio segreto, non potevo più ritornare indietro, perché non volevo.
Volevo poter condividere un momento così triste della mia vita con lui, con Michael.

Annuii e basta, mentre percepivo la mia pelle accapponarsi.
Lui mi guardò e, con un cenno del capo, mi incitò a continuare.

« Si chiama Jane. È la primogenita, mia sorella maggiore » mormorai, cercando di reprimere con tutte le forze le calde lacrime insistenti che cercavano di scendere giù.

Non volevo apparire debole.
Volevo essere forte come lo ero sempre stata, ma parlare di lei mi provocava uno strano effetto.
Aprire un discorso su mia sorella non rientrava nel piano di quella sera, ma non potevo reprimere qualcosa che veniva dal cuore.

Avevo bisogno di sfogarmi, di trovare qualcuno che sia in grado di capirmi, nonostante fossi una giovane donna con tanti problemi.

Volevo stare bene, soltanto quello.

« Tua sorella...Tua sorella non è più con te? » domandò con un filo di voce.

Sembrava che anche Michael avesse paura di parlare e di entrare nel mio triste passato.
Scossi la testa con sguardo disperato, e ingoiai la mia stessa saliva.
Avevo un groppo alla gola che faceva tanto male e i miei occhi avevano cominciato a pizzicarmi in maniera asfissiante.

Non cedere Kara, ti prego.

« Lei » - feci una breve pausa, respirando a pieni
polmoni - « Lei è scappata via » conclusi.

Mi mordicchiai ripetutamente il labbro inferiore.

Mi maledii all'istante per ciò che dissi.
Ero sul punto di crollare e sapevo che, forse, nessuno avrebbe potuto impedirmi di tirare tutti i miei sentimenti rimasti incastrati dentro al mio corpo.
Emozioni rimasti intrappolati per un lasso di tempo incontestabile.

Abbassai lo sguardo, cercando di non incrociare i suoi occhi così profondi e belli al contempo.
La mia vista era offuscata dalle calde lacrime che cominciarono a scivolare giù, bagnando le mie guance ormai arrossate dal freddo.

Cercavo, anzi, volevo passare inosservata dalle sue iridi scure, ma lui fu abbastanza abile da notare subito le mie guance rigate dal dolore.
Alzò lentamente una mano e se la portò sotto al mio mento che alzò con dolcezza.

« Kara, guardami » sussurrò con tono di voce pacato, accennandomi un dolce e leggero sorriso.

Non avevo voglia di guardarlo.
Mi sentivo spoglia e vulnerabile.
Il suo tocco contro la mia pelle, mi provocò un brivido che percorse la mia schiena ormai accapponata, arrivando fino al collo che solleticò leggermente.
Le mie gambe cominciarono a tremare involontariamente e, nonostante fossi così tanto debole e triste, potei perfettamente sentire le mie guance riscaldarsi.

Continuai a fissare il prato verde, che ora aveva assunto un colorito opaco.
I miei occhi non smettevano di lacrimare e i singhiozzi ormai soffocati con lievi sussulti, non volevano placarsi.
E questa volta fu lui a cercare i miei occhi, inchinando il busto in avanti, in modo da poter raggiungere l'altezza del mio viso.

Vagò a destra e poi a sinistra con lo sguardo, fino ad adocchiare infine le mie palpebre ormai arrossate.
Mi accennò un dolce e rassicurante sorriso, e asciugò con i pollici le mie calde e copiose lacrime, scuotendo lievemente la testa.
Quel gesto genuino mi provocò un'emozione forte, bloccandomi per brevi secondi il respiro.

« Non piangere Kara. I tuoi occhi occhi non meritano queste lacrime » mormorò, mentre si avvicinava di poco alla mia figura.

Volevo smettere, sorridergli e magari dirgli che era tutto apposto, ma avrei solo mentito a me stessa.
Non stavo bene e lui lo aveva notato subito, infatti, dopo aver afferrato dolcemente un mio polso, mi attirò contro al suo corpo.
Portò una mano sulla mia testa e l'altra la adagiò sulla schiena ormai scossa da brividi.

Un abbraccio. Ecco cosa mi diede.

Un semplice ma intenso abbraccio.
Poggiai la testa sul suo petto coperto da quella stoffa calda, mentre continuavo a singhiozzare.
Provai tante emozioni contrastanti, e il mio corpo non riusciva quasi a reggere tale peso.

Ero felice, triste, mi sentivo protetta ma anche esposta.

Non sapevo realmente quali fossero i miei sentimenti, o le mie emozioni.
Ma di una cosa ero certa.
Quel abbraccio aveva pacato le mie paure.

Mi trovavo fra braccia estranee ma che sentivo di conoscere abbastanza.
Alla disperata ricerca di conforto, avvolsi le mie esili braccia attorno al suo gusto, per poi stringerlo lievemente.
Tiravo ripetutamente su col naso.

« È tutto apposto. Sono qui, con te » sussurrò dolcemente, cullandomi appena.

Sono qui con te.
Una dolce e melodica frase che giunse dritta al mio cuore, scalfendoci sopra il suo nome.
Era la prima volta che qualcuno mi rivolgeva così tante attenzioni e frasi sincere.

Avevo conosciuto Michael in poco tempo e mi è bastato quei brevi giorni per poter leggere il suo animo elegante ed umile.

Mi strinsi di più contro al suo petto e nascosi il mio viso ormai segnato dalle lacrime.
Avevo fatto la scelta di aprire una parte del mio passato alla persona che da poco conoscevo, ma che era stata in grado di capire il mio dolore, senza neanche dovermi ascoltare.

Mi aveva aperto le braccia in così poco tempo e io mi ero lasciata cullare con estrema dolcezza, abbandandomi ai suoi tocchi genuini.

Volevo tranquillità.
Cercavo la pace interiore e fra le sue braccia, mi sembrava di averla trovata.

« Mi dispiace » sussurrai, ancora con il fiato corto e gli occhi chiusi.

Rimasi attaccata al suo corpo protettivo per un lungo lasso di tempo.

Lui mi accarezzò i capelli con estrema lentezza, e mi strinse maggiormente contro di sé.

Tutto quello che fece, era compiere un gesto semplice e genuino.
Mi aveva regalato un abbraccio sincero.
Un abbraccio silenzioso, ricco di parole non dette.


{Revisionato il 29.07.22}

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