Capitolo 33

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C A P I T O L O 33

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C A P I T O L O 33

Osservavo i passanti correre da una parte all'altra della grande strada zeppa di macchine, che sfrecciavano ad alta velocità su quell'asfalto grigio e bagnato dalla pioggia, che aveva cominciato a picchiettare copiosa sul vetro della finestra di c...

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Osservavo i passanti correre da una parte all'altra della grande strada zeppa di macchine, che sfrecciavano ad alta velocità su quell'asfalto grigio e bagnato dalla pioggia, che aveva cominciato a picchiettare copiosa sul vetro della finestra di camera mia.
Quel giorno il sole si era nascosto dietro alle grandi nubi scure che avevano avvolto quella città così movimentata, in un modo cupo e tetro.
Odiavo la pioggia ed odiavo dover aspettare per tutto il tempo davanti ad una finestra chiusa, la grande auto nera che sarebbe dovuta arrivare per potermi prendere e scortare fino all'aereoporto più vicino di Texas.
Quella mattina sarei ritornata a Neverland, nella grande dimora del re del pop.
Avrei rimesso piede in quel ranch zeppo di fiori, giochi e vari intrattenimenti divertenti che egli si era preoccupato di far costruire.
Sbuffando, mi voltai a contemplare quella piccola stanza spoglia, notando infine la mia grossa valigia appoggiata sopra al letto.
L'avevo preparata la sera precedente, infilandoci dentro pure alcuni oggetti che pensai di aver perso ma, che con grande fortuna, ritrovai proprio nel mio cassetto personale che i miei genitori non avevano mai aperto.
Un rumore proveniente dalla porta interruppe quel silenzio agghiacciante, obbligandomi a rivolgere uno sguardo interrogativo verso ad essa.
Poi un'altro rumore mi fece sussultare leggermente e questa volta, sembrava che qualcuno avesse bussato leggermente.

« Avanti » dissi, attendendo davanti alla finestra con le braccia lungo i fianchi.

La porta si socchiuse e da dietro di essa sbucò la testa di mia madre.

« Kara, ti sei già cambiata? » domandò.

Solo allora mi resi conto di essermi chiusa dentro per potermi cambiare, ma poi, distratta com'ero, mi ero persa a fissare i passanti fuori dalla finestra, tenendo quasi il broncio quando incrociavo una coppia intenti a scambiarsi un leggero e sincero bacio.
Ero riuscita a sentire Michael soltanto ieri sera, dopo a quella famosa chiacchierata con mia madre che non solo mi aiutò da quel peso che conservavo dentro di me, ma mi aveva persino consigliata.

« Sì. Scusami, ero già pronta da prima, ma ero soltanto in pensiero. Entra, ti prego » replicai, avvicinandomi al letto per poter prendere la valigia ed appoggiarla per terra, vicino alla pediera.

HeartbreakerWhere stories live. Discover now