Capitolo 60

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C A P I T O L O 60

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C A P I T O L O 60

Una mattina mi svegliai molto presto

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Una mattina mi svegliai molto presto.
Una domenica per l'esattezza.
Tutto lo staff aveva deciso di passare il fine settimana a casa propria, ma io non potevo allontanarmi da quel posto, perché casa mia era abbastanza lontana.
Glenda aveva trascorso gli ultimi giorni in mia compagnia e la sera in cui venne a farmi visita in camera, si era addormentata nel mio letto senza nemmeno accorgersi.
Quando la mattina seguente si svegliò, mi porse le sue sincere scuse e poi era uscita quasi correndo dalla stanza per rifugiarsi nella propria come se avesse appena commesso un grande errore.
Cercai molte volte di domandarle il motivo di quella sua reazione, ma ogni volta che cercavo di avvicinarmi a lei, ella si allontana senza nemmeno esitare.
E per quel fine settimana, ella si era fermata a casa di Leticia.
Dicevano di voler passare due giorni da donne spensierate e mi avevano anche invitata, ma io rifiutai gentilmente, inventandomi una scusa credibile per restare in compagnia di Michael.
Ma egli l'altra sera era rientrato a casa molto tardi.
Ero rimasta quasi tutta la giornata da sola e non avevo nemmeno avuto il coraggio di chiamarlo, per paura di disturbarlo.
Mi aveva detto di avere una riunione per discutere sul suo prossimo concerto che avrà luogo in Italia, a Roma.
Era quasi alla conclusione del suo nuovo album e il risultato era abbastanza soddisfacente.
Ma io sapevo perfettamente che anche quel disco avrebbe scalato la classifica di sempre, arrivando come promesso al primo posto.
Lui era un genio, una persona capace di mettere tutto se stesso in ciò che faceva.
Ed era per quello che lo ammiravo.
Era una persona genuina e strabiliante.
Mi guardai attorno spaesata e con ancora gli occhi impastati dal sonno mi alzai dal letto, dirigendomi in bagno per lavarmi il viso.
Nonostante avessi avuto la serata libera, la scorsa notte, il mio corpo risentiva ancora della stanchezza dovuta alla settimana estenuante.
Mi sciacquai accuratamente il viso e dopo essermi lavata, sollevai le braccia in alto, stiracchiando il mio corpo per poi sbadigliare.
Non ero per niente pronta ad affrontare quella giornata, ma la voglia di rivedere quel viso angelico non mi lasciava tregua.
Mi mancava. Mi mancava tutto di lui.
Ritornai in camera e dopo aver sistemato il letto, spalancai l'armadio alla ricerca di indumenti comodi e caldi al contempo.
Quella mattina il freddo aveva abbracciato la California senza pietà e il sole aveva deciso di ritirarsi dietro alle grandi nuvole. 
Afferrai un paio di jeans neri e un maglione rosso con collo alto.
Mi pettinai i capelli che ricaddero morbidi lungo le spalle e dopo aver indossato i miei soliti orecchini a perla, uscii dalla stanza, avviandomi al piano di sotto.
Tutte le veneziane erano state spalancate e per mia sorpresa mi accorsi di non essere stata la prima a svegliarsi.
Raggiunsi la cucina, percependo un delizioso profumo provenire da essa e quando socchiusi la porta, restai meravigliata nel vedere la piccola tavola bandita di cibo e bevande gustose.
Cercai con lo sguardo ovunque, voltando la testa a destra e poi a sinistra, ma non riuscii a scorgere il soggetto che cercavo.
Ma poi percepii una grande mano circondarmi dolcemente la vita e prima che potessi voltarmi, un mazzo di fiori colorati si posarono sotto al mio sguardo emozionato.
Un alito caldo sfiorarmi il collo come una dolce carezza ed infine il suo mento toccò la mia spalla.

« Buongiorno, signorina Jones » sussurrò.

Il mio cuore prese a correre come impazzito e con le mani leggermente tremanti andai ad afferrare delicatamente il mazzo di fiori profumati.

« Signor Jackson, questi fiori...questi fiori sono stupendi » replicai ancora estasiata.

Portai al naso il fascio colorato, annusandone il profumo e istintivamente chiusi gli occhi.
Egli invece mi abbracciò maggiormente, stringendomi contro al suo petto leggermente scolpito.

« È per farmi perdonare » parlò all'improvviso.

Corrugai di poco la fronte, voltandomi di lato per poterlo osservare meglio.
I suoi lineamenti delicati segnavano il suo viso privo di imperfezioni e il suo dolce profumo mi inebriò subito i sensi.
Stavo impazzendo.

« Di cosa stai parlando? » domandai.

Egli chiuse gli occhi, sorridendo infine.

« Ieri non sono riuscito a restare con te. Avevo già programmato di passare una giornata in tua compagnia, ma non pensavo di trascorrere tutto il tempo in studio. »

Sorrisi dolcemente, sfiorando con le dita i petali di una rosa bianca.

« Il lavoro viene prima di tutto, Michael » risposi.

Lui scosse la testa, staccandosi dal mio corpo per voltarmi verso di lui quasi in un colpo.

« No, Kara. Tu vieni prima del lavoro. Ho passato tanto tempo correndo dietro ad esso e mi sembra di invecchiare velocemente. Ho tenuto fuori dalla mia vita persone che avrebbero potuto cambiarla e ho lasciato che i miei superiori mi dicessero cosa fare. Ma ora, Kara Jones, voglio crescere. Voglio diventare un vero adulto e prendermi le proprie responsabilità e imparare dai miei errori. Voglio avere una persona al mio fianco e voglio percorrere con lei questo sentiero tortuoso. Promettimi che resterai per sempre al mio fianco, perché io lo farò, Kara. Resterò al tuo fianco anche quando mi dirai di andare via e ti terrò per sempre la mano anche quando non vorrai. Perché una volta presa, non la lascerò andare via. »

Lo guardai con il battito accelerato e il fiato corto.
La mia vista cominciò ad offuscarsi e le mie emozioni si trasformarono in lacrime di gioia.
Ti voglio per sempre al mio fianco, Michael.
Egli mi prese dolcemente la mano tremante per l'emozione e mi baciò dolcemente la nocca, inginocchiandosi di fronte alla mia figura ormai scossa da commozioni, prima di tirare fuori una scatolina blu ed aprirla.
Rimasi senza parole quando al suo interno notai un sottile ma elegante bracciale argentato da cui pendeva un piccolo ciondolo a forma di sfera.

« Ti sarò fedele per il resto dei miei giorni e ti amerò anche dopo alla morte. Kara Jones, mi faresti l'onore di diventare mia moglie? »

Portai la mano davanti alle labbra tremanti e subito scoppiai in un pianto strozzato da una voragine di emozioni.
Ero felice, forse anche troppo.
Avevo davanti a me la persona che ho amato dal primo giorno e che avrei amato anche per il resto della mia vita.
Avevo davanti a me, Michael, la persona più genuina e meravigliosa che io abbia mai conosciuto ed ora mi chiedeva di sposarlo.
Mi chiedeva di diventare sua per sempre.
Mi aveva promesso fedeltà, amore eterno e mi aveva accolto nella sua vita a braccia aperte.
Ero estasiata.
Attendeva impaziente una mia risposta, mantenendo quel sincero sorriso sulle labbra mentre i suoi occhi vagavano nei miei in cerca di una replica positiva.
Mi sentii mancare il fiato. Mi sembrava di svenire.

« Sì. Sì, Michael. Lo voglio » risposi con la voce ancora strozzata dalle emozioni.

Egli mi sorrise allegro e dopo aver tirato fuori il bracciale, me lo legò dolcemente attorno al polso, sollevandosi infine per prendermi il viso fra le mani.

« Ti amo, Kara Jones. »

« Ti amo anch'io, Michael
Jackson » sussurrai.

Rise lievemente e dopo essersi avvicinato maggiormente alle mie labbra, chiuse gli occhi, baciandomi con asporto.
Ricambiai il bacio, stringendolo forte contro al mio corpo.
Percepii il battito accelerato del suo cuore e subito temetti di cedere.
Ero pronta anch'io a prenderti la mano, Michael.

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