Capitolo 79

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C A P I T O L O 79

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C A P I T O L O 79

Passarono quattro settimane dalla decisione di restare a Brooklyn con mamma

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Passarono quattro settimane dalla decisione di restare a Brooklyn con mamma.
Da allora, avevo trascorso gran parte del mio tempo in sua compagnia, anche se il più delle volte rincasava tardi per motivi lavorativi.
Michael mi telefonava ogni giorno, mi chiedeva come stessero i miei genitori e mi ripeteva sempre quanto mi amasse, soffermandosi infine sul tema matrimonio.
Il bracciale non era riuscita a darglielo e me ne pentii, per il valido motivo che ormai per lui, raggiungermi, era quasi impossibile.
Aveva cominciato a spendere le notti nel suo studio, restando sveglio fino alle prime ore dell'alba con l'intento di portare a termine un testo che cominciò poco prima della mia partenza.
Javon me ne parlava sempre con tono preoccupato, riferendomi tutte le volte che aveva cominciato a mangiare di meno, fino a saltare la cena.
Tuttavia, nelle nostre conversazioni, Michael mi rassicurava tutte le volte, mentendo.

« Kara. Cosa vorresti mangiare per pranzo? Ti andrebbe una minestra? »

La voce dolce e bassa di mia madre mi riportarono alla realtà non appena mi porse una domanda che mi strappò un sorriso sulle labbra.
La minestra era uno dei miei piatti preferiti, sopratutto se era lei a cucinarlo.

« Solo se mi permetti di aiutarti » replicai, saltando quasi giù dalla sedia di fronte al bancone scuro.

Mi sollevai le maniche del vestito fino ai gomiti, raggiungendola vicino al pianale dove si trovava, rivolta verso al forno.
L'abbracciai da dietro, poggiando il mento sulla sua spalla, mentre in risposta, ella ridacchiò, poggiando le mani sulle mie.

« Mamma, perché non mangi? Sei dimagrita e non mi piace » dissi.

« Sono solo esausta. Non appena tuo padre si sveglierà, potrò dire di essere tranquilla. Ma fino a - »

« Papà si sveglierà, mamma. Quindi mangia, perché dobbiamo prenderci cura di lui e da sola non ci riuscirei mai. »

Mia madre sorrise, annuendo infine.

« Ho cresciuto una bella bambina. »

Stavo per chiudere gli occhi, ma lo squillare del mio cellulare mi bloccò.
Mi allontanai di poco dal corpo di mia madre per poter accedere all'oggetto squillante nella tasca dei miei pantaloni scuri.
Lo estrassi e leggendo il mittente 'sconosciuto', accettai, portandolo all'orecchio.

« Pronto? »

« Buongiorno. Parlo con la signorina Jones? »

Una voce maschile risuonò dall'altra parte della cornetta.

« Sì, sono io. Come potr- »

« Sono il dottor Smith. Le volevo informare che suo padre, il signor Jones ha ripreso conoscenza. Ha chiesto subito di lei » parlò.

Suo padre ha ripreso conoscenza.
Papà stava bene?
Sì! Papà stava bene.
Percepii il battito del mio cuore accelerare e ringraziando il dottore, chiusi la chiamata, guardando poi mia madre.

« Mamma, papà si è svegliato » mormorai emozionata.

Mia madre scoppiò subito a piangere e velocemente mi strinse in un forte e grande abbraccio.
Piansi con lei, quel giorno.
Era un miracolo.
Dopo un mese, papà si era svegliato e il tutto era un miracolo.
Michael aveva ragione.
I miracoli accadono eccome.
Bastava avere fede.







« Midispiace avervi fatto preoccupare. Kara, tesoro mio, scusa se ti ho obbligata a restare con tua madre. »

Papà e mamma erano seduti sul divano del nostro piccolo salotto.
Era da poco ritornato a casa, dopo oltre un mese in ospedale e dopo al risveglio, i dottori decisero di tenerlo per altre due settimane in osservazione.
Da quel momento, avevo contato tutti i giorni per il suo ritorno.
Michael aveva cominciato ad avere le giornate piene di progetti e a partire da una parte all'altra del mondo.
Per quel motivo, avevamo cominciato a sentirci molto meno.
Se dicessi che la situazione di mio padre mi aveva dato tregua nel pensarlo, mentirei.
Nonostante la situazione a casa, ogni sera speravo che il tempo passasse in fretta, per poterlo finalmente riabbracciare.
Ed ora, in quel momento, osservavo le sue persone che nonostante tutto avevano continuato a restare al mio fianco.
Le due persone cui amore era troppo grande per dividerli.

« Non dirlo nemmeno, papà. Mamma ed io siamo state da supporto l'una per l'altra. Sono felice di essere qui, con voi » replicai, rivolgendogli un sorriso che lui si affrettò a ricambiare.

« Michael dov'è? » chiese poi.

« È impegnato con il lavoro. Ma ci sentiamo spesso. »

Quasi mentii.
Le poche volte che riuscivo a sentirlo erano il martedì e il venerdì.
Sennò, di lui me ne parlava sempre Javon o Leticia.

« Capisco. Quell'uomo dovresti sposarlo subito. Sai, riuscivo a sentirti e non mi sono ancora congratulato con te, figlia mia. Lascia che lo faccia adesso. »

Fece per alzarsi, ma lo precedetti.
Non volevo si sforzasse più di tanto.
Lo raggiunsi con passi leggeri, prendendo posto vicino a lui per poi guardarlo.
I lineamenti dolci del suo viso erano la parte che più di lui preferivo, oltre al cuore grande che possedeva.
Nonostante l'età e la malattia, papà aveva mantenuto il suo bell'aspetto.
Un altro miracolo.
Lo abbracciai dolcemente, ma subito, quasi bisognosa di sentire la sua protezione.
Il suo braccio poco robusto mi cinse la spalla e mi attirò dolcemente verso al petto su cui appoggiai poi la testa.
Era da tempo che non lo stringevo in quel modo e con il passare degli anni avevo cominciato a sentirne nostalgia.
Avere i miei genitori al mio fianco, era come un dono mandato dal cielo.
Ed era il mio compito prendermene cura.
Proprio come l'amore.

Michael, sono passati mesi, ma non ho mai smesso di amarti.
Nonostante la distanza.
Nonostante tutto.

HeartbreakerWhere stories live. Discover now