68. Rabbia cieca e pianto disperato.

4.9K 278 79
                                    

Canzone per il capitolo:

Don't Let Me Go - Raign.

**************************************************************************************

Louis's Pov.

Svolto a destra seguendo il percorso mentale che ormai ho imparato a memoria. In questi giorni non ho fatto altro che andarla a trovare a lavoro, con scuse sempre diverse e a tratti anche banali. All'inizio, la mia intenzione era quella di conquistarla in tutti i modi possibili, mandandole fiori a casa o direttamente invitandola a cena. Di solito, mai nessuna ragazza rifiutava un mio invito o comunque mie avance, ma in questi giorni - anzi settimane - ho ben metabolizzato che Liz non è il tipo di ragazza che sarebbe caduta ai miei piedi così facilmente. Purtroppo, sono stato abituato alle ragazze che si buttavano su di me senza che facessi chissà quale cosa, soprattutto con il lavoro che faccio. Molte volte mi ritrovavo ad illuderle di qualcosa che fondamentalmente non ci sarebbe mai potuto essere e tante altre mi bastava solo uno sguardo ammiccante, e come per magia me le ritrovavo attaccate al mio braccio per tutta la serata. Tuttavia, nonostante avessi utilizzato tutte le mie tecniche di seduzione con Liz, quest'ultima non si è fatta molti scrupoli a darmi buca o semplicemente a dirmi che tutto ciò non sarebbe servito a nulla.

Purtroppo per lei, però, non sono mai stato il tipo che si arrende alle prime difficoltà, piuttosto, avrei preferito mille batoste. Così, dopo un breve resoconto delle cazzate che ho fatto per 'conquistarla', ho deciso di cambiare metodo. Probabilmente un metodo efficace, considerate le varie uscite che abbiamo già fatto.

Sono sicuro di piacerle almeno un po', anche se molte volte la becco a fissarmi insistentemente come a voler scrutare ogni mio movimento e atteggiamento, che in qualche modo, possa scaturire una probabile teoria su di me. Ho la netta sensazione che ci sia qualcosa sotto, che non sia così reticente e a tratti distaccata solo con il sottoscritto. La cose che più mi caratterizzano sono poche, ma se c'è una cosa che non posso negare è il mio essere un acuto osservatore.

L'ho osservata in questi giorni, e ho notato molti atteggiamenti che mi hanno fatto capire qualcosa di lei. Non ama molto il contatto fisico ma in certi momenti lo cerca, non le vanno a genio i locali altolocati ma preferisce posti decisamente più affollati. È come se si sentisse costantemente in soggezione, come se si sentisse costantemente giudicata e ciò appunto la rende più fredda e distaccata. Così, dopo il primo appuntamento, l'ho portata in un ristorante tranquillo, e inutile dire il cambio repentino che ha subito.

Sorrido scuotendo di poco il capo e svolto a sinistra entrando finalmente nel famoso parcheggio sul retro che ormai conosco come il palmo della mia mano. Come ogni giorno è vuoto e di ciò non mi lamento, lancio un'occhiata veloce al quadro dell'orologio che porto al polso e sbuffo; mancano ancora cinque minuti alla fine del suo turno e quindi mi ritrovo costretto ad aspettarla, magari nascosto da qualche parte.

Spengo l'auto proprio accanto ad un pino abbastanza alto e prendo il cellulare, seleziono il nome di Liz e attendo che risponda alla mia chiamata.

Dopo tre squilli, risponde, ed il mio corpo si rilassa aderendo perfettamente allo schienale del sedile.

« Ehy...» mormora, aggrotto la fronte quando sento dei rumori abbastanza insoliti.

« Ehy, io sono qui fuori, tu... che cos'è questo rumore?» domando, qualcosa evidentemente cade a terra e scoppio a ridere quando la sento imprecare, « Tutto bene?».

Tossisce, «Si, ho capovolto una sedia ma... sto bene, si.» afferma, sento una porta chiudersi e capisco che si starà preparando ad uscire, « Anche se non capisco cosa ci faccia una sedia in bagno.».

SIGN OF THE DESTINY |H.S.|Where stories live. Discover now