11. "È una cattiva persona?"

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Stranamente, ben oltre il limite che gli era stato posto, Emma finisce per vedere il soldato Lodge - con un livido all'angolo delle labbra rosee - praticamente ogni giorno, quando avrebbe dovuto lasciarla andare dopo la fine del suo turno di notte.
Martha le è sempre stata accanto, ogni momento passava a controllarla anche senza che Emma potesse vederla, accertandosi che stesse bene. Tutti, ormai, avevano capito fosse lei la ragazza aggredita nei corridoi, eppure avevano l'accortezza di non trattarla diversamente nè alludere al tragico evento.
Richard, approfittando delle sue permenanze in accampamento, la controllava attentamente e soprattutto si accertava con il soldato Lodge non fosse nei paraggi.
Quel pomeriggio, dovendo far fronte al secondo turno, Emma si prepara nel suo dormitorio dopo aver consumato un misero pranzo in mensa insieme ai suoi amici Martha, Micheal e Joe. Finisce di abbottonarsi il camice fin sotto il collo quando sente un potente bussare alla porta d'ingresso. Va ad aprire e Stephen è lì, con le braccia unite dietro la schiena muscolosa. Le sue sopracciglia sono aggrottate dovute alla forte luce del sole. "Buongiorno" la saluta. "E' pronta?"
Emma annuisce, appendendosi il tesserino al petto e chiudendosi la porta dietro le spalle. Si mette accanto al soldato, percorrendo insieme l'accampamento brulicante di soldati quel martedì pomeriggio. L'infermiera si sente quasi più a suo agio accostando la guardia che sembra aver cambiato totalmente atteggiamento nei suoi confronti. Si chiede a cosa sia dovuto, ma non ha quel tale grado di confidenza da poterlo chiedere. Cammina accanto a lui, socchiudendo gli occhi in direzione del corridoio da imboccare. Il soldato Letterman è di turno, affianca l'ingresso del corridoio con il fucile in mano e lo sguardo vigile che si muove da sinistra a destra. Quando incontra il viso di Stephen gli sorride, accennando un breve saluto con il capo mentre li lascia passare rapidamente. Emma prende un ampio respiro e si gira a guardare la sua guardia, osservando attentamente il suo profilo. "Perché lei è ancora qui?" gli chiede a bassa voce, intimorita dal fatto che possa essere ammonita.
Stephen gira la testa e la abbassa per vedere Emma negli occhi cervoni, osservando i suoi occhi da cerbiatta, le ciglia lunghe, le sopracciglia definite e le labbra schiuse come il bocciolo di una rosa. Stringe gli occhi, rimproverandosi di pensare ad una cosa del genere, poi stringe le labbra. "Per assicurarmi che lei si riappropri di una certa sicurezza percorrendo queste zone."
"Ma con l'allontanamento di quei mostri, non dovrei essere un po' più tranquilla?"
Stephen si ferma di botto, sollevando un sopracciglio. "Con altri seicento uomini qui dentro? Mi dia lei la risposta."
"Se sono almeno come lei, perché non dovrei?"
"Come me?" chiede allora Stephen, perlustrando il volto della ragazza in cerca di risposte. "Crede che io non possa essere come quegli uomini?"
Emma rabbrividisce e guarda il soldato negli occhi marroni, con la luce delle torce riflessa in essi. Il soldato si china un po' in avanti. Effettivamente, perché non dovrebbe dubitare anche di lui? Però la risposta ce l'ha proprio lì, in piedi.
"Perché avrebbe potuto farmi dal male alla prima occasione disponibile - e tra noi, ce ne sono state parecchie - ma invece mi ha salvato ed è qui, assicurandosi che vada tutto bene finché non riprendo a muovermi da sola in questo immenso accampamento."
Stephen stringe i denti e riprende a camminare, permettendo ad Emma di mettersi al suo fianco. Ingoia a vuoto prima di parlare. "Non per questo io non posso essere una cattiva persona."
Emma vede la porta dell'ospedale avvicinarsi, così si gira e guarda nuovamente il suo soldato. "E lo è?" chiede. "E' una cattiva persona, signore?"
Stephen si blocca a debita distanza, indicandole con un'occhiata la porta d'ingresso della base medica. "Buon lavoro, signorina Jensen" dice, troncando così il discorso. Aspetta che Emma abbia attraversato le porte, prima di tornarsene fuori, all'aria aperta.
Si blocca accanto a John, prendendo un ampio respiro. Letterman si gira a guardare l'amico.
"Ma allora hai preso seriamente l'impegno di starle accanto." Stephen annuisce, puntando i suoi occhi scuri su un uomo che, rapidamente, attraversa l'accampamento con rapide falcate. Richard Jensen, sentendosi osservato, si gira a guardare il soldato, stringendo i denti. Stephen nota chiaramente gli occhi trasparenti dell'uomo assottigliarsi, prima che possa sparire all'interno della mensa. John ha guardato a sua volta il soldato Jensen, sollevando un sopracciglio. "Devi stare attento al fratellino" dice, abbozzando un sorriso.
Stephen si gira a guardare il collega. "Figurati se io abbia paura di lui." E se ne va, avvicinandosi alla zona dell'allenamento fisico.
Si mette in fila insieme agli altri soldati di fronte l'istruttore che, per l'ennesima volta, li fa esercitare con le armi, risollevando i bersagli caduti per terra sotto la potenza dei colpi.
Agli spari si affiancano i fumogeni e il combattimento corpo a corpo. Ed è proprio quando Stephen viene colpito alla spalla dal suo collega che gli viene un'idea.

The bulletWhere stories live. Discover now