12. Forse

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Stephen, avendo fatto il prolungamento di custodia nei confronti di Emma, mai si sarebbe immaginato che quella sera gli sarebbe arrivata la comunicazione che l'indomani avrebbe dovuto prestare servizio in battaglia.
Certo, essendo lì da ormai quattro anni dovrebbe essere abituato a tali notizie improvvise - considerato che sia comunque un soldato - ma in quelle circostanze sperava che quantomeno la chiamata alle armi tardasse, almeno il tempo di preparare Emma a dovere. Ma forse è meglio, da una parte, che se ne vada subito, così da evitare ulteriori incotri/scontri con Richard Jensen, ormai sempre sul piede di guerra. Stephen è convinto che se avesse avuto una sorella si sarebbe comportato allo stesso modo, ma comunque il livello di fastidio aveva raggiunto livelli estremi.
Quella sera si è coricato con tutti questi pensieri in testa, dopo aver riaccompagnato Emma nel dormitorio senza parlarle per diversi giorni. Non avrebbe voluto altri motivi di scontro e l'unico modo per evitarli era chiudersi la bocca, proprio come aveva fatto all'inizio.
Si rigira nel letto, spostando gli occhi sui letti vuoti vicino al suo e la mente sovraffollata di pensieri. Fino a circa due settimane prima gli era sembrato che Emma fosse solo una scusa per tenerlo inchiodato lì nell'accampamento, preservandolo da ogni possibilità di combattimento, mentre adesso si sente in dovere di prepararla perché mai gli era successo che venisse fatto dal male ad un'infermiera sotto sua custodia. Forse, addestrandola, avrebbe estirpato il suo senso di colpa che la notte lo faceva dormire poco. Forse, avrebbe anche potuto perdonarsi per quel torto non solo nei confronti della ragazza che - in fin dei conti - stava solo aspettando che lui andasse a recuperarla, ma anche nei confronti di se stesso e del lavoro che gli era stato affidato.
Si sforza di chiudere gli occhi, prendendo un ampio respiro e attendendo che il sonno possa avere il sopravvento sulla sua mente contratta dalle preoccupazioni.

La mattina dopo, alle prime luci dell'alba, è già nel contingente ad occupare la sua postazione e abbandona l'accampamento ancora prima che tutti gli altri soldati e gli infermieri si siano svegliati. Tranne Emma, che ha sentito il rumore del motore e si è svegliata prima del previsto, avvolgendosi con il suo lenzuolo bianco. Il rumore del suo letto cigola sopra quello di Martha che le colpisce il materasso con un calcio. Emma aggrotta le sopracciglia e si sporge per vedere l'amica nel letto più in basso. Quel lunedì entrambe avrebbero avuto il secondo turno - secondo il nuovo ordinamento - per cui avrebbero avuto più probabilità di incontrarsi nei corridoi dell'ospedale di quanto accaduto prima di allora. Emma scorge gli occhi aperti di Martha che la guardano attentamente, prima che quest'ultima si metta seduta e le solletichi un piede al di sopra della coperta. "Vieni con me" le bisbiglia, attirando l'amica giù dal letto e facendosi seguire fuori il dormitorio. Si richiudono la porta alle spalle e si siedono sul gradino all'ingresso con i loro pigiami addosso e l'accampamento che lentamente intorno a loro inizia a prendere vita.
"Non riesci a dormire?" le chiede Emma. "Solitamente sei quella che riesce più di tutte a farlo." Martha è seria in viso e forse è la prima volta che Emma la vede così dopo mercoledì, in particolar modo dalla mattina dopo il falò. Inizia a preoccuparsi e le appoggia una mano tra le spalle, riscuotendola dal suo inusuale mutismo. I suoi occhi sono puntati per terra, sui suoi calzini ormai sporchi di terriccio - non che quelli di Emma siano in condizioni migliori. "Ehi? Qualcosa non va?"
Martha si morde il labbro inferiore e prende un ampio respiro. "Io e Micheal abbiamo fatto sesso." Emma immobilizza il suo gesto, strabuzzando gli occhi all'improvviso. Martha si raddrizza sotto la sua mano, girando la testa nella sua direzione e sbattendo una sola volta le palpebre. "Lo so" dice, guardando l'amica negli occhi. "Non ci ho creduto nemmeno io."
"Ma-" Emma non sa come continuare. Non è stupita dal fatto che possa essere entrata in intimità con qualcuno, ma con Micheal, per l'amor del cielo, con lo stesso ragazzo che ha praticamente trattato male da quando sono arrivati in Pakistan. "Ma quando è successo?"
"Martedì notte" mi risponde con nonchalance.
Emma schiude la bocca incredula, rimanendo impassibile. "E perché non ne so niente? O meglio, è normale che tu tenga private queste cose, ma insomma! E' passata una settimana da allora e sono praticamente l'unica - a parte Joe - a conoscervi entrambi e mai e poi mai avrei pensato che sareste finiti insieme. E' una situazione quasi inimmaginabile."
Martha si porta le mani sugli occhi, mascherandosi il viso. "Lo so, e scusami se non te ne ho fatto parola."
"Figurati se te ne devi anche scusare. Ma dimmi" dice Emma, prendendole piano un polso. "Esattamente quando è successo? Perché siamo tornate insieme nel dormitorio."
"E dovresti anche ricordarti di me che sono sparita all'improvviso."
Ed Emma ricorda di colpo.
Ricorda la discussione con Richard sul fatto che abbia preso a pugni Stephen, ricorda il fatto che fosse praticamente irragionevole a causa della sua ebbrezza, ricorda il suo ritorno all'interno del dormitorio e lo sbattere della porta alle sue spalle, così come il fatto che si sia coricata praticamente vestita e stanchissima dopo quella giornata stressante. In effetti, non ha nemmeno pensato a Martha che, rimasta fuori, a quanto pare non è rientrata poi così presto. Appena la consapevolezza la colpisce, scuote la testa. "Sei andata nel suo dormitorio." Martha stringe le labbra, annuendo. "E non c'erano gli altri a dormire?" chiede scioccata Emma.
L'amica con il caschetto scuote la testa. "Guarda caso, il destino ha voluto avessero tutti il turno di notte."
Emma si schiaffeggia la fronte, chiudendo gli occhi. "E Joe?"
"Lui non sta nel suo stesso dormitorio. Non c'era posto e l'hanno messo in quello a sinistra" dice con un mezzo sorriso sulle labbra.
"E la mattina dopo? Come mai ti ho trovata nel letto?"
Martha continua a risponderle a tavolino come se avesse pensato a tutta la notte alle domande - ovvie - che Emma le avrebbe posto. "Sono ritornata all'alba. Chi è stato in giro in piedi a quell'ora avrà pensato fossi di ritorno dal turno di notte."
Emma la guarda, scuotendo piano la testa. "Sei incredibile. E adesso?"
"Eh" dice Martha. "Io e Micheal non ci siamo più parlati."
"E sei pure testa di cazzo" aggiunge poco delicatamente Emma. "Come hai fatto a non rivolgergli la parola?"
"Ci siamo ignorati a vicenda perché quello che abbiamo fatto è stato uno sbaglio ed eravamo entrambi ubriachi. Dio" dice, passandosi la mano sulla faccia. "Hai ragione. Sono proprio una testa di cazzo."
Rimangono in silenzio per minuti interminabili, con la luce del sole che inizia ad illuminare di più il cielo e le sveglie che iniziano a riscuotersi dietro la porta alle loro spalle.
"Però è stato bello" dice Martha, sorridendo fra sè e sè. "Insomma, Micheal è davvero... wow. Svestito, poi, non discutiamone nemmeno. Ha dei pettorali e degli addominali che, al solo pensiero, mi fanno-"
"Sì, okay. Non ti ho chiesto altro" dice Emma, sollevando una mano per zittire l'amica, sebbene con un'ombra di sorriso sulle labbra.
Si rimettono in piedi e rietrano nel dormitorio, notando alcune ragazze mettere pesantemente i piedi per terra e dirigersi verso il bagno. Si stendono entrambe sul letto di Martha e si addormentano ancor prima che possano rendersene conto.

Quando più tardi Emma si risveglia si ricorda improvvisamente dell'assenza del suo soldato, partito in battaglia. Qualcosa la colpisce nel petto e la porta a svegliarsi completamente, stropicciandosi gli occhi. Fa svegliare anche Martha, preparandosi velocemente e andando a fare colazione. Micheal è seduto da solo al tavolo mentre rumina qualcosa sotto i denti.
Martha ingoia a vuoto ma, da persona matura, si avvia in quella direzione, cercando comunque la persona di Emma al suo fianco. Solo che l'amica dai capelli lunghi e gli occhi cervoni viene catturata dal sorriso del soldato John all'ingresso che la saluta con un gesto della mano e, muovendo l'indice, la invita ad avvicinarsi a lui.
"Ti tocca andare da sola" si scusa con l'amica e si avvia verso il soldato che le appoggia una mano sulla spalla e la accompagna ad uscire fuori dalla mensa. I suoi occhi verdi lampeggiano sulla sua pelle diafana, il sorriso gli impreziosisce il viso e si staglia ancor più statuario al suo fianco.
"Signorina Emma" dice, chiudendosi la porta alle spalle. Ha un fucile appeso in vita. "Posso chiederle come sta, finalmente? Non ho ancora avuto modo di chiederglielo di persona."
Emma stringe le labbra, sorridendo di rimando. "Sto bene, John. Grazie dell'interessamento."
"Le prometto che non le capiterà più" dice, tastandosi poi la spalla che, tempo addietro, Emma gli aveva curato.
"Ha eseguito le medicazioni?" chiede l'infermiera.
Il soldato Letterman annuisce. "Assolutamente. Fra tre giorni mi dovrà togliere i punti" le ricorda, sempre con il sorriso sulle labbra chiare. Rimangono in silenzio per un po', poi John riapre bocca. "Come l'ha presa la continuazione del soldato Lodge presso il suo fianco come un vero e proprio angelo custode?"
Emma viene presa un po' in contropiede. "Non ne so il motivo, a dir la verità. Credevo avrebbe dovuto lasciarmi giorni prima."
John sta per aprir bocca quando un fischio lontano cattura la sua attenzione e un soldato baffuto lo richiama. "Devo andare, Emma. Comunque posso assicurarle che la redenzione durerà ancora un po'."
L'infermiera solleva un sopracciglio dopo aver salutato il soldato. "Quale redenzione?" sussurra tra sè e sè, rientrando poi in mensa.
Scorge Martha e Micheal parlare insieme seduti l'uno di fronte all'altra e decide che forse sarebbe meglio non interromperli, così si prende una brioche al volo ed esce fuori, sedendosi su uno dei gradini posti all'ingresso, guardando la moltitudine di persone che imperversano nell'accampamento, i camion che si spostano e i soldati che si esercitano in file ordinate.
Nota il Tenente Rossi marciare avanti e indietro controllando tutti i soldati nei loro esercizi, squadrandoli dall'alto in basso e appurando che i movimenti siano giusti. Emma da un morso alla sua brioche e mentre li guarda non può fare a meno di pensare all'allusione di John che, tra l'altro, è lì in prima fila, con il fucile imbracciato. Che la redenzione di cui abbia parlato possa forse riferirsi in qualche modo al soldato Lodge?

N/A
Ciao a tutti!
Non ho nulla da aggiungere a questo capitolo, se non che ci sarà un doppio aggiornamento! 💖
Stay tuned 💪

P.s l'uomo della gif - Jack Lowden - è l'interprete del soldato John Letterman 💯

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