18. Grazie

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Per le quasi tre settimane seguenti vige solo il silenzio.
Nessuna azione che potesse instillare il minimo dubbio in chiunque si aspettasse qualcosa.
Assolutamente niente, tranne per il fatto che la signora delle pulizie sia stata scagionata e sono stati ritrovati un secchio ed un fiammifero al di là dell'accampamento. A parte questi fatti che hanno aggiunto nuovi dettagli all'indagine che alcuni soldati stanno portando avanti, la normalità ha preso il sopravvento: ognuno ha pensato al proprio ambito, chi partiva in battaglia, chi trascorreva le giornate in ospedale e, con il passare delle ore, è come se gli abitanti dell'accampamento avessero accantonato quel dubbio che li aveva intimoriti per giorni.
Stephen ed Emma hanno continuato impeterriti a vedersi e ad allenarsi, esercitandosi nell'autodifesa. I rapporti tra loro si sono ammorbiditi, ridono e parlano come se fossero amici, o quasi. Da quando hanno smesso di darsi del "lei" si sono avvicinati di più, come se quel minuscolo gioco di parole fin dall'inizio avesse innalzato tra loro un muro talmente spesso da non lasciar trapelare neanche un fiato. Adesso, giorno dopo giorno, quel muro è stato abbattutto e i loro allenamenti, le loro conversazioni si stanno disfacendo di quegli ultimi mattoni rimasti.
Emma tenta di colpire Stephen con i pugni, con lui che li scansa muovendosi da parte a parte. I calci divengono più decisi, le braccia si rinforzano e i muscoli non le fanno poi così tanto male adesso. Gli allenamenti, durando comunque sempre due ore, divengono più proficui e le pause si riducono sempre agli ultimi momenti della lezione giornaliera. Stephen si è attrezzato, si porta dietro un tappeto migliore per attutire eventuali cadute. Emma lo colpisce ripetutamente, con la coda ai capelli che accompagna i suoi movimenti e che le sferza diversi schiaffi sul collo sudato. Stephen svia i suoi ultimi colpi, bloccando poi i pugni con le sue mani, chiudendole su quelle di Emma che, spiazzata, nota il movimento e fa per sollevare un ginocchio, ma con un colpo d'anca Stephen ferma anche quello, portandola a perdere l'equilibrio. La solleva dalle cosce, caricandosela sulla schiena e gettandola sul tappeto ai loro piedi. Un gemito di dolore scappa alla labbra di Emma che si mette sul fianco, stringendo gli occhi. Stephen si abbassa su di lei, chiedendole come stia ma un rapido colpo di ginocchio lo tira a terra, esattamente affianco ad Emma che si mette seduta e lo placca a terra con un braccio sotto il collo e il corpo all'altezza del bacino del soldato. Si accovaccia su di lui, respirando affannosamente. "Ti ho fregato" dice, dando un'ultima spinta con il braccio e spostandosi dal corpo del soldato.
Stephen storce il naso, sollevando le braccia in un gesto di pura sufficienza. "Lo sapevo, sono stato semplicemente al gioco."
"Ma zitto" dice Emma, sedendosi a gambe incrociate e sporgendosi a prendere la bottiglietta d'acqua quasi terminata. La svita e la porta alle labbra, svuotandola completamente. Riavvita il tappo e si passa un braccio sulla fronte sudata, con gli occhi cervoni sollevati sul cielo completamente annuvolato. "Secondo me pioverà tra pochissimo" dice lei, stringendo gli occhi e stendendosi a terra, con le braccia incrociate sotto alla testa. Stephen le si avvicina e si stende proprio accanto a lei, non prima di averle visto gli occhi, così particolari da riflettere il grigiore del cielo.
"Finalmente, direi" dice il soldato, guardando le nuvole che si spostano rapide sulla loro zona. "Nelle mie ultime missioni ha fatto così caldo che la vista mi si annebbiava." Stephen si solleva su un gomito, guardando il profilo di Emma senza darle particolarmente fastidio. "Tuo fratello sta meglio, vero? L'ho visto scherzare martedì scorso al falò" dice, "vedendolo, si può persino dire che non sia stato sparato. Incredibile."
Emma stringe le labbra. "Buon per lui. Sono davvero felice che si sia ripreso." Stephen non ribatte, continua a guardare Emma, con le goccioline di sudore che ancora le scendono sulle tempie, i capelli tirati sulla fronte, il naso dritto e le labbra rosee schiuse e umide di acqua. La vena sul suo collo pulsa rapida e il petto le si alza e abbassa più veloce del normale.
"La smetti di guardarmi?" dice lei, girando la testa seccata. "Lo fai come se non sapessi che io riesca a vederti con la coda dell'occhio."
Stephen, incurante, sbatte solo le palpebre. "E quindi?"
Emma scuote la testa, riprendendo a vedere le nuvole. "Sei fastidioso, quando fai così."
Ed è proprio in quel momento che il cielo si apre e una valanga d'acqua li coglie di sorpresa. Entrambi scattano in piedi, recuperando tutto ciò che fosse a terra e correndo a perdifiato lungo il tragitto che li avrebbe ricondotti all'accampamento. Un lampo illumina a giorno il cielo ed Emma, in un gesto infantile, si copre le orecchie con le mani, aspettandosi il tuono.
Il cielo si squarcia sopra le loro teste e, ridendo, iniziano a correre per cercare riparo. Superano il cancello aperto dell'accampamento e si rifugiano sotto un tendone verde, scrollandosi momentaneamente l'acqua di dosso. Emma si strizza i capelli, mentre Stephen si passa rapidamente la mano sulla testa rasata, facendo gocciolare l'acqua via dalla testa. I loro vestiti sono zuppi, completamente fradici d'acqua e più pesanti di quanto sarebbero in altre circostanze. La temperatura si abbassa drasticamente ed Emma si ritrova a tremare, con la pelle cosparsa di brividi e i denti che battono tra loro. Si gira a vedere Stephen e scoppia a ridere, sebbene l'acqua continui a scendere a cascate dal cielo. Il dormitorio di Emma è proprio lì di fronte, basta attraversare la strada di mezzo e troverebbe riparo sotto un piccolo patio. Guarda Stephen negli occhi e gli sorride. "Se rimango un altro minuto qui fuori, mi becco l'influenza." Fa per girarsi ma Stephen le appoggia una mano sulla spalla, bloccando i suoi movimenti.
"Emma.." dice, a bassa voce. Il suo viso è serioso, con le gocce di pioggia che gli accarezzano la pelle diafana. "Volevo chiederti una cosa."
L'infermiera tira su con il naso, mentre con le braccia incrociate al petto tenta di recuperare un po' di calore. "Dimmi" dice, con il sorriso sulle labbra e i denti tremanti. "Sii veloce, però."
Stephen mantiene il tappeto con un braccio mentre osserva Emma nei suoi occhi cervoni. "Mi chiedevo se ti andasse di mangiare qualcosa con me, stasera."
Emma rimane praticamente scioccata. Le sue labbra si schiudono e i suoi occhi si stringono. "Dici sul serio?"
Lui annuisce. "Sì, ma nulla di importante, ecco. Solo così" dice, scuotendo le spalle per sminuire il tutto.
Emma serra le labbra. "Non vedo l'ora di mangiare la roba della mensa con te" scherza, allontanandosi via e scappando sotto la pioggia. Stephen la segue con lo sguardo fin quando non entra all'interno del dormitorio. Prende un ampio respiro e si gira per rimettere il tappeto a posto quando appare John sulla scena. Anche lui fradicio e con un sopracciglio sollevato.
"Vedi un po' il piccolo Steve che invita una ragazza a cena fuori" dice, sorridendo con un lato delle labbra.
Stephen alza gli occhi al cielo. "Capirai che cena" dice.
"A cosa ti è servito questo tappeto? Non devo pensare a qualche gioco erotico, giusto?"
Il collega gli da uno spintone con il braccio libero. "Figurati" dice, trascinandoselo dietro. John gli passaggia accanto. "Grazie per l'aiuto, eh?" dice Stephen, ironico.
"Non c'è di che" gli risponde l'amico con un sorriso sulle labbra. "Sul serio, cosa te ne fai di questo tappeto in giro per l'accampamento?"
"La sto allenando" dice Stephen di getto, entrando nel tendone degli attrezzi e lasciando il tappeto al suo giusto posto. "Voglio che sappia difendersi, nel caso - spiacevolmente - dovesse incappare in una cosa simile a quella avvenuta a metà settembre."
John ha in mano una birra e la tracanna, annuendo. "E' perché ti senti ancora in colpa, vero? Sei incredibile."
Stephen si sgranchisce la schiena. "Può darsi. Rimane il fatto che sia importante conoscere qualche tecnica autodifensiva, al di là di tutto il resto."
"Ammettilo che ti piace" dice John, portandosi la bottiglia di birra alle labbra. "Te lo si legge in faccia."
Stephen sbatte le palpebre. "Quell'infermiera? Suvvia, non essere idiota."
"A me piace" dice John, girando la testa verso il dormitorio di Emma. Tra loro cade il silenzio e si sente solo lo scrosciare della pioggia. "Sarei cretino a non ammetterlo."
Stephen sa che John ha ragione, che Emma gli piace.
Almeno un minimo.
Ingoia a vuoto e prende un respiro profondo, girandosi poi a prendere la bottiglia dalla mano del collega. Inizia a tracannare, con John che lo guarda scuotendo la testa e sorridendo.

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