30. Vietnam

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"No, sentite" dice Richard seduto su un barile di fronte Stephen ed Emma. "Non credo che la morte del colonnello sia stata provocata."
"Gli stanno facendo l'autopsia" dice Emma, guardando i due uomini. "Potrei chiedere ad una mia collega di darmi qualche informazione in più."
"E tu vorresti invece porre sotto torchio tutti i tuoi compagni?" chiede Richard, spostando gli occhi su Stephen.
Il soldato si sistema la stampella su cui è appoggiato, stando attento a non appesantire il ginocchio sinistro. "Potrei fare delle domande."
"Assolutamente no."
"Ma perché?" chiede Emma. "Perché credi sia sbagliato?"
"Un serial killer avrebbe ucciso, secondo te, un uomo nella confusione? Le altre morti sono state studiate, ognuna attuata con metodologia differente. Si sarebbe davvero camuffato tra voi? Lasciate perdere." Stephen fa schioccare la lingua contro il palato. "Ho paura che se voi continuaste di questo passo, tutti si rivolterebbero contro voi due."
"E' il dottor Rule che ha colto questa possibilità. E' stato lui, il primo, ad averlo pensato. E questo mi fa supporre che ancora pensa ci sia una grossa minaccia in quest'accampamento, ma non ha nè i mezzi nè le possibilità di stanarla."
"E voi sareste l'arma vincente?" Richard solleva un sopracciglio.
Emma alza gli occhi al cielo. "Siamo gli unici che ne parlano."
"Bene, allora avrete sicuramente un proiettile puntato alla testa se continuate. Non sono persone con cui si può parlare, i serial killer." Richard scende dal barile e appoggia le mani sulle spalle della sorella, stringendola. "Voglio che tu sia al sicuro" dice, guardandola attentamente con i suoi occhi azzurri.
Emma gioca con la lingua nella sua bocca. "Non credo che qualcuno tra noi non voglia esserlo. Si tratta della sicurezza generale, Richard."
"Sei solo un'infermiera, Emma! Lascia questo lavoro alle squadre speciali o che so io." Si stacca dalla sorella, prendendo un ampio respiro. "Smettetela, tutti e due." Stephen guarda Richard negli occhi chiari, serrando la mascella. Una sirena risuona rapidamente nell'accampamento, richiamando l'attenzione di Emma che corre subito verso l'ospedale. "Tu devi proteggerla" dice Richard, "non riempirle la testa con questi pensieri." E se ne va, avvicinandosi ad un contingente militare pronto a partire in battaglia, mentre Stephen lentamente si aggrappa alla stampella e si muove piano verso il suo dormitorio.

Emma scorrazza per i corridoi, aiutando la gente ad essere smistata nelle stanze libere. Passa a visitare John, immobilizzato nel letto con le flebo di ferro incastrate nel braccio e il viso esausto e pallido. Poi si ferma a prendere un rapido caffè alle macchinette, controllando i volti delle persone che le passano davanti. Micheal si abbassa sull'orecchio di Martha ferma nel bel mezzo del corridoio, poi le taglia la strada aggiustandosi i guanti in lattice sulle mani. Diversi infermieri le passano vicino, sussurrando tra loro e sorridendosi. Forse ha ragione Richard. Forse non dovrebbero pensare che il colonnello sia stato preso di mira e ucciso per altre ragioni al di fuori dell'imboscata. Vede Margaret passarsi una mano sulla fronte, esausta. Si mette accanto ad Emma per prendersi un rapido caffè. L'infermiera tiene stretto il bicchierino tra le mani mentre con gli occhi segue i movimenti della collega che si piega per prendere il suo caffè, appoggiandosi poi accanto ad Emma e contro il muro. "Sono stanchissima" dice, soffiando sul bicchierino e vedendo dei nuovi ragazzi uscire dall'obitorio e da altre piccole stanze sparse per i corridoi. "Con i nuovi arrivati poi" dice, prendendo un sorso dalla bevanda calda. "Sono sicuramente agli inizi, perché non sanno proprio dove mettere le mani."
"Ti hanno incaricato di seguirli?"
Margaret annuisce, "Ma è come se parlassi a dei bambini. Volevo sbrigarmi con il colonnello e invece mi hanno tolto più tempo del previsto."
"Hai fatto tu l'autopsia?" chiede Emma, sebbene conosca già la risposta. Solleva il bicchiere sulle labbra rosee, mentre Margaret annuisce. "Si è scoperto qualcosa?" continua.
La collega beve tutto il caffè, gettando il bicchierino nel cestino della spazzatura nascosto dietro l'angolo. "So perfettamente dove vuoi arrivare, Emma" dice, mettendosi accanto alla ragazza. "E' stato ucciso dai sovietici, ok? I proiettili non erano quelli delle munizioni dei nostri soldati. Avevano delle incisioni in una lingua che non era inglese."
Emma sgrana gli occhi e stringe i denti. "Ne sei sicura?"
"Sono piuttosto brava nel mio lavoro" commenta Margaret, "difficilmente mi sbaglio. Li abbiamo prima estratti dal corpo, poi puliti ed esaminati con la lente. Erano tutti partiti dalla stessa arma, presumibilmente un fucile di assalto di tipo AKM modificato, forse l'AK-74, considerato sia l'arma preferita dall'esercito russo."
Emma si lecca il labbro inferiore e prende un ampio respiro. Allora il colonnello è stato davvero vittima dell'imboscata.

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